Ricordo come fosse oggi quando scrivevo senza sosta e sognavo di arrivare a pubblicare un libro. Passavo ore e giorni seduta alla scrivania tentando di scrivere, senza errori, con la mia vecchissima macchina da scrivere. Ogni tanto le dita stanche si inceppavano così come le lettere e passavo il resto del tempo a smacchiarle dalle macchie di inchiostro o di bianchetto. Bei tempi, ma anche desolazioni infinite perché compariva la solita domanda mentale: “chi leggerà mai quanto ho scritto?”.
Di primo acchito ciò che scrivevo mi sembrava bello
e quando lo rileggevo andavo orgogliosa
del fatto che alcuni amici, leggendo delle mie pagine, si complimentassero,
lasciandomi però il dubbio che lo facessero per assecondarmi.
Francamente
devo riconoscere che furono coloro che sollevavano un sopracciglio soltanto
lasciandomi intuire che non ero credibile come scrittrice, a esortarmi a
continuare. Lo so, sono caparbia, ma ci sta; chi ha realizzato grandi sogni è
chi non ha mai smesso di sognare.
E così, armata con la sola chiave del cassetto che
si stava affollando dei miei fogli scritti e corretti, trascorrevano i giorni,
i mesi e gli anni e io mi sentivo sempre più ricca.
Il mio tesoro, al sicuro nel buio del suo nascondiglio stava prendendo valore mentre apparentemente mi occupavo di far crescere la mia professionalità maturata in campo nutrizionale.
[…]
So che corro il rischio di risultare noioso con il racconto di tutti questi
particolari, ma ci sono almeno tre cose che non posso evitare di fare:
osservare ogni cosa, studiare la geografia e l’antropologia, che per me sono
inscindibili, e descrivere ciò che vedo: me lo insegnò mio nonno quando perse
la vista. Mi chiese: "Elio, raccontami cosa vedi”.
La prima volta che accadde eravamo
nel giardino della sua fattoria, di domenica, seduti su una panchina di legno
scolorito mezza mangiata dal tempo; la nonna era in casa a cucinare, per terra
c’era la ghiaia bollente, eravamo sotto un albero di albicocche mature, e dal
punto in cui ci trovavamo si vedeva la finestra del soggiorno; non distante da
noi c’era il gatto che dormiva.
Risposi al nonno: “Vedo il
cielo, le nuvole, ci sono le mosche che volano, il gatto dorme.”
“Questo lo vedo anch’io” mi rispose il nonno mentendo.
“Raccontami cosa vedi tu” aggiunse.
Allora gli parlai di quanto
brillanti fossero le aspre scaglie di ghiaia, gli descrissi le tonalità dei
frutti maturi, contai il numero delle foglie gialle, delle farfalle che
volavano lì intorno e gli parlai dei colori delle loro ali, del cerchio che
compivano i loro voli.
Misurai tutto usando la geometria, e tracciai intorno al nonno una specie di mappa così precisa che avrebbe potuto orientarsi da solo senza il bastone che usava per evitare gli ostacoli. Il nonno ascoltava e sorrideva, anzi non sorrideva affatto, ma a me sembrava che fosse felice e questo mi bastava, mi faceva sentire unico, importante.
Tratto da Madagascar,
un viaggio per liberare due cuori, di Caterina Civallero
Anni
dopo mi trovai alle prese con il mio
nuovo romanzo e quasi per caso presero vita i miei corsi di scrittura
alchemica, incontri che conduco online, finalizzati al miglioramento della
propria modalità di scrittura e alla sanazione degli stati d'animo
disarmonici. Utilizzare la scrittura per gestire le emozioni è una tecnica che
risale alla notte dei tempi e la profondità delle sue radici spinge gli
inconsapevoli scrittori a compilare minuziosamente diari, taccuini e lettere
con la chiara percezione che confidando alla carta le proprie pene esse si
dissolveranno.
Ed è proprio così. Scrivendo avviene una magica trasformazione della realtà che permette di rielaborare il proprio vissuto: inseguire il bisogno di organizzare gli eventi agiti e subiti ci conduce a comprenderli in una nuova luce e a poterne modificare l'intensità; si tratta di un vero e proprio incantesimo dei sensi.
Caterina Civallero si occupa di benessere da circa quarant'anni. Nutrizionista e Facilitatrice di Psicogenealogia Junghiana e ghostwriter, organizza corsi, seminari e percorsi individuali per lo sviluppo dell'autogestione consapevole. Scrive da anni su alcuni giornali online articoli, recensioni, storytelling. Gestisce il blog caterinacivallero.com e negli ultimi sei anni ha pubblicato, e co-pubblicato, dodici libri.