Lunedì 19 luglio alle 21.50 su History (411 di Sky) va in onda Mea Culpa. Corruzione in Vaticano, di Maria Roselli e Marco Tagliabue, un racconto approfondito di una vicenda complessa, il più grave scandalo finanziario degli ultimi trent'anni in Vaticano; è Enrico Crasso, il gestore esterno dei fondi della Segreteria di Stato per conto di diversi istituti bancari (in ultimo per Credit Suisse), indagato nell'inchiesta della Santa Sede sul palazzo di Sloane Avenue a Londra, a raccontare la sua verità sui fatti che hanno scatenato un terremoto Oltretevere e che riguarda reati ipotizzati quali corruzione, peculato, riciclaggio e perfino l’estorsione e l’associazione criminale.
La vicenda inizia nel lontano 2013, quando monsignor Angelo Becciu contatta Crasso per investire nel settore petrolifero in Angola una parte del denaro dell’Obolo di San Pietro, frutto delle offerte dei fedeli al Papa, vincolato a sostenere la Chiesa e i più poveri dei poveri. Raffaele Mincione, finanziere di livello internazionale attivo tra Londra, Milano e il Lussemburgo, è incaricato dal Vaticano di verificare la fattibilità dell'operazione; intanto, i 200 milioni previsti per l’investimento vengono già trasferiti nel fondo Athena di proprietà di Mincione. Dopo un anno di perizie Crasso e Mincione presentano un parere negativo, ma il rapporto tra la Segreteria di Stato e Raffaele Mincione si rafforza e nel luglio 2014, la Segreteria di Stato rivolge il proprio interesse su un altro affare, proposto proprio da Mincione: l'acquisto di un palazzo a Londra, i vecchi magazzini di Harrods, di proprietà di una sua società. L'idea è di investire i 200 milioni di dollari che erano confluiti nel fondo di investimento Athena: cento milioni di dollari destinati per acquistare il 45 per cento delle quote del palazzo di Londra di proprietà del fondo Athena, altri 100 investiti in strumenti finanziari dello stesso fondo. Ma l'affare si rivela una perdita per il Vaticano, e i responsabili della Segreteria decidono di uscire dal fondo Athena puntando ad acquistare l'intero palazzo di Londra di cui posseggono già il 45 percento delle quote. Ma non trovano un accordo con Mincione.
Ed è in questo momento che entra in scena un nuovo attore, il broker molisano Pierluigi Torzi, che convince Mincione a cedere il palazzo per 40 milioni di sterline; di fatto il Vaticano per l’immobile a Londra finiva così per esborsare ben 363 milioni di Euro per un palazzo che Raffaele Mincione, 6 anni prima, aveva acquistato per meno della metà di quella somma. Il palazzo finisce in una società di proprietà di Gianluigi Torzi, la Gutt, in attesa della creazione di un'apposita società per il palazzo di Londra alla quale poi il broker avrebbe dovuto cedere le azioni. Ma al contrario Torzi tenta l'estorsione ai danni del Vaticano chiedendo prima 20, poi 15 milioni di euro. Torzi ha agito da solo oppure parte di questi soldi erano in realtà destinati a funzionari e monsignori dentro il Vaticano?
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