Perché
ha deciso di esporre l'opera "Primo mondo" nella collettiva "7
Fate"?
Non ho scelto io le due2 opere in mostra nella collettiva
bensì sono state selezionate dalla curatrice Gianna Panicola. Tuttavia ho
accettato di buon grado questa scelta. Il “Primo mondo” la considero un’opera
d’accesso, d’iniziazione (per il regno delle 7 fate). L’arte, la pittura nel mio caso, è la lente
attraverso la quale bisogna osservare il mondo per potervi scorgere magia.
I due dipinti esposti appartengono al ciclo
pittorico dei “Mondi”. Dal mio punto di vista sono delle finestre aperte che
permettono di sbirciare oltre la realtà così per come la percepiamo
quotidianamente.
Il “Primo mondo” e il “Secondo mondo” sono
interconnessi. Sono sempre stati vicini, nella stessa stanza a volte affianco
in altre occasioni frontali come a scrutarsi o a specchiarsi. Sarà perché li ho
dipinti contemporaneamente, ma non li considero un dittico piuttosto sono dei
fratelli. Hanno un altro titolo nascosto, nel caso del “Primo mondo” è “Fenice”.
Quanto è importante incrociare nel proprio cammino altre artiste e altri
artisti?
È stato fondamentale per me conoscere (confrontarmi,
discutere, amare o odiare, prendere le distanze o sentirmi parte della famiglia
dell’arte, aver avuto una guida, un padre, un mentore e tanti guru e compagni
di viaggio) per scoprire di non essere sola al mondo e nella nostra epoca con i
miei pensieri e con la smania di creare e di rendere visibile l’invisibile. Aver
frequentato le Accademie di Belle Arti sicuramente mi ha permesso di respirare e
cibarmi d’arte.
Primo mondo |
Dipingo da sempre e mi auspico per sempre.
Ci
sono dei luoghi, momenti, soggetti che predilige ritrarre?
Tutto può essere interessante, perfino il
vuoto. La natura racchiude in sé l’essenza del divino ed è un’infinita fonte
d’ispirazione. I paesaggi urbani possono racchiudere nella loro sedimentazione
punti di riflessione notevoli. Le persone o un’opera d’arte possono essere l’oggetto
che mi spingono al confronto con la pittura.
Ci sono due andamenti nell’espressione
artistica. Uno che da fuori (osservando il mondo esterno) viene interiorizzato
e trascritto in arte, l’altro che l’esatto opposto cioè che porta a scrutarsi
dentro, scavando nella propria interiorità e parte da dentro per poi essere
tradotto in arte o come mi piace pensare serve ad imprigionare i propri
pensieri sulla carta, o sulla tela.
Nelle sue ricerche ha "incontrato" un'opera che assomiglia molto al
suo stile, quasi come se l'avesse dipinta Lei?
Mi capitò di certo più di 20 anni fa, quando vidi per la prima volta un’opera di Jackson Pollock. Altre volte, e non sempre sono stata perfettamente d’accordo con queste affermazioni, mi sono sentita dire che alcuni miei dipinti e il mio lavoro ricordava tanto Franko B, Emilo Scanavino, Cecily Brown o degli artisti giapponesi.
Che cosa spera che il pubblico recepisca delle sue opere?
Spero che il pubblico venga rapito dai miei dipinti, che l’osservatore rimanga stupito, a bocca aperta. Raramente chi guarda vede me nelle mie opere. Il più delle volte percepisce se stesso, le sue esperienze, il suo stato d’animo. Il fruitore dovrebbe sentirsi libero di viaggiare all’interno del dipinto così come è stato per me all’atto della creazione. Giovanni Zambito.
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BiografiaFoto copertina: Lilian Russo ritratta da Ania