Presenti anche i senatori Simone Pillon (Lega), Lucio Malan (FI) e Isabella Rauti (FdI) oltre Maria Rachele Ruiu, Onlus con specializzazione sul settore scuola.
Della stessa opinione Ruiu, membro del consiglio direttivo presso Pro Vita e Famiglia, che ricorda alcuni episodi recenti avvenuti in Messico, dove 18 candidati alle elezioni hanno infatti deciso di ‘autodeterminarsi’ donne nei documenti per rispettare le quote rosa richieste dalle leggi messicane, o i casi di atleti trans che gareggiano in competizioni sportive con le donne. “Crediamo che siano approcci tanto lontani dal nostro- spiega Ruiu- ma non è così. Ora dobbiamo piuttosto difenderci da un escamotage comunicativo che porta ad etichettare e sminuire tutti coloro che si oppongono a questo stato di cose, togliendo il diritto di parola. Quindi noi siamo tacciati di omofobia e le femministe che la pensano come noi sono considerate invece terf. C’è una divisione tra buoni e cattivi, noi siamo i cattivi e questa narrazione arriva fino ai più giovani, nelle scuole, che sono i soggetti più fragili”.
Secondo il senatore Pillon “si sta progettando una società nuova, noi per fortuna siamo ancora in ritardo rispetto ad altri Paesi e siamo ancora in tempo per fare un passo indietro prima di finire nel burrone. Le conseguenze del ddl Zan finiranno sui nostri bambini, costretti a crescere senza padre e madre, privati della loro identità. L’obiettivo finale è cancellare la famiglia naturale, costruire una società di individui soli e isolati. Serve buonsenso”.
Il senatore Lucio Malan mette in guardia sui pericoli che questa legge potrebbe comportare sui luoghi di lavoro, e per questo cita l’art. 8 del ddl Zan, secondo cui ai compiti dell’Unar, l’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali, si aggiungono quelli relativi alla ‘prevenzione e il contrasto delle discriminazioni per motivi legati all’orientamento sessuale e all’identità di genere’. “C’è il rischio di una sorta di polizia politica in tutte le aziende– spiega il senatore- in cui tutti potranno chiedere tutele“. Quanto alla scuola, invece, “bisognerebbe semplicemente insegnare ad accettare l’unicità delle persone, senza una legge che comporti intimidazione e possa portare fino al carcere”.
Fonte: Agenzia Dire