Teatro, Emiliano Metalli e la scrittura come un gioco enigmistico. L'intervista di Fattitaliani per Proscenio

Liberamente ispirato a “Il cuore rivelatore” di E.A. Poe, lo spettacolo "Occhio al cuore" adattato da Emiliano Metalli andrà in scena al Teatro Lo Spazio di Roma dal 28 al 30 maggio 2021Vincitore della rassegna “Idee nello spazio” 2020, è diretto da Mauro Toscanelli (che ne è anche interprete con Bruno Petrosino). Fattitaliani ne ha intervistato l'autore per la rubrica Proscenio.
In che cosa "Occhio al cuore" si contraddistingue rispetto ad altri suoi testi?La differenza sta nella fonte. Io di solito amo confrontarmi con un modello letterario o storico, nella scrittura. In questo caso il riferimento è un racconto di Edgar Allan Poe, che mi ha suggestionato e guidato nella stesura del testo.
Quale linea di continuità, invece, porta avanti?
Sempre e comunque il confronto con il passato, con ciò che è stato realizzato prima di me. In effetti costruisco i testi anche sulle citazioni, spesso nascoste, modificate, come fosse un gioco enigmistico. Mi lusinga quando vengo scoperto: vuol dire che chi legge o ascolta è entrato nel gioco. Anche questo fa parte della scrittura.

Com'è avvenuto il suo primo approccio al teatro? Racconti...
1988, Teatro Mongiovino, uno spettacolo per bambini. Rimasi imbambolato per tutto il tempo. Era uno spettacolo sull'ecologia. Non ci avevo capito niente, del contenuto, ma non riuscivo a far rientrare quanto accadeva sul palco con la mia realtà. Ci ho messo anni a capirlo e ancora oggi, quando vado a teatro, non me ne capacito. Il meccanismo è noto, eppure c'è qualcosa che mi sfugge. Quando capita, sono felice: vuol dire che non smetto di stupirmi.

Quando scrive un testo nuovo può capitare che i volti dei personaggi prendano man mano la fisionomia di attrici e attori precisi?
Quando penso a un testo per qualcuno, può capitare. Una volta era più frequente. Adesso se scrivo, tendo a creare il personaggio come lo immagino io, sperando che l'interprete possa poi stupirmi, dandomi una lettura che neppure io avevo previsto. I testi possono avere tanti punti di vista, non è detto che il mio sia quello più corretto o più efficace.

È successo anche che un incontro casuale ha messo in moto l'ispirazione e la scrittura?
Sì, molte volte. Ma di solito sono incontri "letterari" o biografici, quasi mai di persone. La storia ci dà il vantaggio del distacco.

Per un autore teatrale qual è il più grande timore quando la regia è firmata da un'altra persona?
Forse che il senso del testo venga completamente frainteso o strumentalizzato. Di solito scrivo le indicazioni più importanti (per me) nel testo. Altre volte, se la regia è fatta da persone che conosco, tendo a consigliare, a suggerire soluzioni, poi però lascio campo libero. Si tratta di fiducia, senza stare a sindacare troppo. Se poi la regia mi convince più della mia soluzione, posso anche tornarci su e riscrivere.

Quando si porta in scena un proprio testo, ci si accorge di alcune sfumature "sfuggite" durante la scrittura?
Sempre. Tutto intorno a noi ci sono occhi che vedono i cuori (la citazione è voluta) in modo diverso. Mi sembra giusto: seguiamo tutti gli occhi che possiamo, li ascoltiamo, li stimoliamo, poi però dobbiamo fare delle scelte.

Quanto è d'accordo con la seguente citazione e perché? "Il teatro è una scuola di emozioni come le fiabe per bambini" di Paolo Crepet?
Fra moltissimo, molto, mediamente, poco, per nulla sceglierei moltissimo.

Lei come spiegherebbe il Teatro per convincere chi non ha mai visto uno spettacolo?
Ci sono tanti modi, dipende da chi ho di fronte e perché non vuole venire a teatro. Se paghi il biglietto, comunque, ci vengono tutti. Bisogna vedere se poi ci tornano.  A parte gli scherzi, credo che ognuno debba trovare la propria strada di sublimazione, magari il teatro non lo è per tutti. Io ho sempre sostenuto che quella sospensione temporale è un dono senza prezzo. Poi però un prezzo ce l'ha e vai a spiegarlo alle persone che la felicità va pagata, a volte anche in denaro! Credo che il grosso del lavoro per avvicinare le persone al teatro sia necessario a scuola: infanzia e adolescenza sono momenti della vita in cui siamo più plasmabili e senza pregiudizi. Mi ricordo quante volte mia sorella (che ha quasi 9 anni meno di me) venendo a teatro sbuffava, poi però ha capito il significato di quelle spedizioni punitive. Oggi quando vado a Londra a trovarla, la prima cosa che mi dice, dopo circa 10 minuti di abbracci, è: che spettacolo vediamo questa volta?
Possibile descrivere le emozioni di una prima?
No. Sentirle, sì. Tutte. Ma si tacciono, hanno più vibrazioni in silenzio.
L'ultimo spettacolo visto a teatro?
L'amore del cuore di Caryl Churchill al teatro Vascello.
Degli attori del passato chi vorrebbe come protagonisti ideali di un suo spettacolo?
Tanti. Forse troppi. Vorrei almeno la compagnia dei giovani e, per favore, Paola Borboni e Paolo Poli. Potrei fare un elenco più lungo, ma mi fermo qui!
Il miglior testo teatrale in assoluto qual è per lei?
Non esiste. Ci può essere un testo ideale, in un momento storico e in un dato luogo. Ma gli assoluti, almeno in teatro, non credo possano esistere.
La migliore critica che vorrebbe ricevere?
"Uno spettacolo che fa pensare, genera dubbi e non fornisce soluzioni"
La peggiore critica che non vorrebbe mai ricevere?
"Noioso, scontato, inutile"
Dopo la visione dello spettacolo, che Le piacerebbe che il pubblico portasse con sé a casa?
Qualche interrogativo sulla realtà che lo circonda.
C'è un passaggio, una scena che potrebbe sintetizzare in sé il significato e la storia di "Occhio al cuore"?
La citazione di una canzone che ricordo di aver ascoltato da bambino: "C’è un uomo che muore in questa città, piano piano si spegne e nemmeno lo sa... la gente passa e va e non ti vede mai". Questo è un po' il nucleo di Occhio al cuore, la storia di una persona "dimenticata" dalle altre. Non dovremmo permettere che accada. Giovanni Zambito.

LO SPETTACOLO
Mauro Toscanelli, già vincitore del premio migliore attore nella rassegna “Idee nello spazio” 2020”, e Bruno Petrosino, i quali danno voce e pensiero ad un mondo di ossessioni e delusioni, in cui il delitto può sembrare la più facile via d’uscita.

Immaginare le motivazioni di un omicidio apparentemente immotivato: nel buio di una cella, in un manicomio criminale, un uomo e le sue apparizioni tentano di ricostruire un passato dimenticato. Sprazzi di vita quotidiana si mescolano a ricordi, fantasie, elucubrazioni e incubi.

Si tratta di un'attesa senza tempo, scandita dagli incontri occasionali eppure abituali con una prostituta, sognatrice e innocente, dagli insegnamenti accurati di un macellaio, goloso di armonie, e dalle litanie di una santa-madre di origini partenopee, iconica e ironica al tempo stesso. Dettaglio dopo dettaglio, la vicenda prende corpo e le presenze mutano, imprigionando definitivamente il protagonista in un universo di orrore e solitudine.

Inferno, purgatorio e paradiso. Tre quadri attraverso i quali si muovono i colori, gli incubi, i vizi e le virtù dell'essere umano. Un mosaico dove 'entropia' non fa necessariamente rima con 'follia'.

INFO:

OCCHIO AL CUORE

Dal 28 al 30 maggio

Dal giovedì al sabato ore 20; domenica ore 17

 

Teatro Lo Spazio

Via Locri,42

informazioni e prenotazioni

06 77076486 / 06 77204149
info@teatrolospazio.it

 

Biglietti: intero 15 euro

Ridotto 12 euro

Fattitaliani

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