Sorprende che ancora debbano essere in giro dei deboli di mente che
bevono a certi bicchieri, gente pericolosa: in una società democratica
tali soggetti non dovrebbero muoversi a piede libero.
Pochi
ricorderanno il Presidente Kennedy che in piena guerra fredda dichiarava il 28 giugno 1963 allorché in
visita a Berlino Ovest divisa in quattro settori: “Ich bin ein Berliner!” “Sono un Berlinese!” Entusiasta la reazione
sia dei berlinesi sia del mondo in generale a tale pubblica dichiarazione
del Presidente americano che si
identificava con il tedesco di Berlino,
dopo la guerra mondiale, a significare la sua comprensione e volontà
collaboarativa.
“Io sono un ebreo” questa è
la analoga dichiarazione perfino confessione che ognuno di noi dovrebbe essere così sensibile da pronunciare, quando
il caso, a dimostrazione della propria libertà ed indipendenza di pensiero. Ma
perché tanto odio da sempre e dovunque, dove più dove meno, verso questo
popolo, il popolo eletto della
Bibbia? Eppure non si sentirà mai che
un ebreo abbia usato violenza verso qualcuno, nella storia della umanità, mai
hanno reagito avverso le cattiverie e prepotenze: hanno solo subito e patito e
enormemente sofferto. Rassegnati da sempre, preparati dentro di loro alla brutalità
e alla angheria e al sopruso! Rassegnazione.
Incredibile, senza nessuna colpa apparente, se non la loro presenza, come tutti
i cittadini di uno stato qualsiasi, a esercitare i propri mestieri e
professioni: è vero, appartati, diversi e dispersi, ”ebrei in casa ma cittadini fuori”, sempre ospiti e stranieri, sempre erranti: fedeli
alla propria religione, quella di Mosé, e alla propria nazionalità, la terra
promessa, agognata mai calpestata, e
che sognano invece e sempre nelle loro preghiere, il ritorno a Sionne, a Gerusalemme, ritorno che non si realizza per
la maggior parte, perché sin dall’inizio, dall’esilio babilonese, successivo
alla distruzione del primo tempio di Gerusalemme nel 587 a.C., la loro natura,
la loro struttura dell’anima comune a
tutti, li spinge e li obbliga all’esilio, alla diaspora, alla trasmigrazione permanente, le valige sempre pronte
davanti alla porta, perché è nella
diaspora, nella fuga eterna, che si sentono liberi e realizzati e fedeli alla loro identità, a quel principio fondamentale, a quella ‘scatola chiusa’, che si nasconde dentro
ad ognuno di essi. Le sofferenze, gli abusi, le umiliazioni, lo scherno e
lo sberleffo, è il prezzo che sono pronti, rassegnati
e preparati, a pagare, anche oggi che da pochi anni, dal 1948, avrebbero,
non tutti, realmente e finalmente una patria e una terra, la terra del latte e del miele della Bibbia, la terra promessa. Ma perché, dicevamo, tanto odio verso questa
umanità inerme e indifesa? I più feroci, se si possono fare distinzioni, sono
stati i cattolici a Roma prima di tutto e poi in altre parti d’Italia e
d’Europa, sin dal Medioevo: sono essi che hanno inventato, e diffuso, il ghetto
e le inquisizioni e le efferate conversioni forzate e i marchi visibili da
portare addosso, le famigerate rotelle
gialle già dal 1100; ferocissimi gli spagnoli, cultori della purezza del sangue
e della religione e della razza, che nel
1500 scacciarono tutti gli Arabi prima e poi centinaia di
migliaia di Ebrei; saltando gli altri secoli, ancora più feroci i Polacchi, e
non solo, che trucidarono migliaia di poveri ebrei addirittura
nel dopoguerra allorché liberati dai campi di sterminio, tornarono ai paesi di
origine! Una pagina nefanda della umanità, dopo l’olocausto nazista scientifico
di quell’uomo ‘non-uomo’ che fu Hitler.
È dentro di noi, gente normale, che ad un certo punto, per ragioni di fantasia e di immaginazione e di patologia pazzoide e criminale, si
insinuano sentimenti e meccanismi di odio verso l’Ebreo che poi si diffondono, fantasie fatali e folli,
senza appigli e motivazioni, solo meccanismi
patologici, tutto, incredibile, sostanzialmente virtuale, fantasioso!
Oppressi e
offesi, indicati come esseri inferiori, fatti oggetto di oltraggio quasi sempre
da una feccia di umanità criminale, essi
reagiscono, per sopravvivere, con la
laboriosità e l’impegno massimi, per
cui, pur se nicchia irrilevante numericamente, si distingue, dovunque nel
mondo, in tutto quello che intraprende: i maggiori filosofi e scienziati, scrittori,
i massimi direttori di orchestra e pianisti e violinisti, medici tra i quali famosissimi i dentisti, i
più grandi finanzieri e banchieri, i più grandi mercanti d’arte, imprenditori e
artigiani…sono tutti ebrei. Ma non è
l’invidia al cospetto di tali successi mondiali a scatenare le mene assurde antisemite, a risvegliare le fantasie omicide e folli quasi sempre
della feccia e, sostanzialmente, nemmeno l’Islamismo e il Cristianesimo: quale dunque
la radice dell’odio? Migliaia di libri sono stati scritti e sceverati per
interpretare e capire tali radici, la conclusione ultima alla quale si è pervenuti
è: la paura! La radice
dell’antisemitismo. Non dunque
motivazioni religiose o politiche o economiche o sociali: la paura! E di che
cosa? Del diverso, dell’altro, anche se simile a noi, come effettivamente è!
Michele
Santulli