Le città vengono riconosciute dal loro simbolo iconico, il Colosso di Eracle

A “Un eroe per la Magna Grecia. Eracle, Taranto e la politica dell’immagine” sarà dedicato oggi 31 marzo alle ore 18,00, in diretta sui profili social Facebook e Youtube del MarTA, il museo di Taranto . 

Questo è l’ultimo appuntamento di questo mese dei “Mercoledì del MarTA”, con una conferenza della prof.ssa Flavia Frisone, dell’Università degli studi del Salento, introdotta dalla direttrice del Museo Archeologico Nazionale di Taranto (MarTA), Eva Degl’Innocenti.

 

I leoni di San Marco a Venezia, il Colosseo a Roma, o l’Arena a Verona, ma anche la statua della libertà a New York e l’Opera House di Sidney, da sempre le città vengono riconosciute soprattutto grazie ai simboli iconici espressi attraverso la statuaria o l’architettura, così fu Eracle per Taranto (in foto Testa di Eracle - scultura, I sec. a.C. - sala XIII 5.1 MArTA).

 

Accadde anche a Taranto, dove nel IV a.C. (tra IV e III sec. a.C. Taranto è stata la capitale culturale del Mediterraneo occidentale) i tarantini commissionarono proprio ad uno dei più grandi maestri di arte statuaria, Lisippo, la grande statua in bronzo di Eracle, alta circa 5 metri e posizionata sull’acropoli.

 

L’Eracle bronzeo fu per tanto tempo il simbolo di una città che seppe raggiungere splendore e potenza, fino alla definitiva conquista da parte dei Romani con il generale Quinto Fabio Massimo. E purtroppo con la caduta sotto i Romani, Taranto fu spogliata anche di numerosi monumenti e ricchezze.

 

Fu proprio in quegli anni che la statua dell’eroe, simbolo e immagine della potenza tarantina, finì per adornare l’area del Campidoglio, prima di arrivare con le crociate a Costantinopoli ed essere rifusa.

 

“La conferenza permetterà - ha riferito la direttrice Eva Degl’Innocenti - di mettere in luce i processi socio-culturali e geo-politici della costruzione identitaria della città di Taranto in diverse fasi della sua storia”.

 

“Si seguiranno le testimonianze di quella che costituisce una vera e propria costruzione identitaria della città in diverse fasi della sua storia - ha sottolineato  Flavia Frisone - per divenire, attraverso culti, nomi, immagini, una precisa strategia comunicativa e diplomatica che accompagnò l’affermazione di Taranto come città egemone dell’Italia meridionale greca e non greca. Il tema è solo apparentemente erudito e “antiquario” - ha precisato la relatrice - esso pur parlandoci della specificità di linguaggio delle relazioni politiche e diplomatiche antiche, rivela la modernità di alcuni percorsi storici o, forse, il cuore antico di quelli che oggi chiamiamo processi di globalizzazione”.

Vito Piepoli

Fattitaliani

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