di Roberto De Giorgi - È una piccola grotta che mi affascina stanotte... è una serata fredda, l'aria è gelida, la senti scorrere lungo la schiena come una lama sottile. Eppure son vestito, gli altri che vedo attorno a me sono seminudi, con i piedi fasciati d’erba o stracci. Sono pastori, c'è un forte odore di escrementi di animali intrisi con gli effluvi umidi della notte. Il paesaggio in parte mosso con le sue colline innevate brilla sotto un cielo così denso di stelle che non l'avevo mai visto.
Quella coperta stellare di lapislazzuli
intermittenti e senza luna diffonde una luce strana, soffusa,
soprannaturale. I volti che mi scorrono al fianco, sono come tagliati nel
marmo scuro con occhi luccicanti. Sì, brillano davvero, come se ognuno di essi
rifletta una stella. È una bizzarra sensazione vedere queste ombre muoversi
tutte verso un’unica direzione: laggiù, proprio ai piedi della collina, c’è una
tenue luce, anch'essa intermittente.
Le ombre procedono oltre, avverto lo
strusciare delle pecore sulle mie gambe. Sento aumentare il respiro di questo
insieme di gente ed animali, lo percepisco anche per il fruscio dei passi
strascicati e un sottile mormorio, come se fosse un’unica e sommessa preghiera.
Quando finalmente posso, m’avvio anche io e sono ombra fra le ombre. Seguo il
flusso sul sentiero che diventa sempre più stretto, ogni tanto ci spingiamo,
siamo tanti e i gomiti premono sullo stomaco. Non ci penso, andiamo avanti.
Da una piccola altura che raggiunge il
sentiero vedo altra gente, arrivano da tutte le parti. Mi sono abituato a
quella luce strana e ora vedo meglio. Il mio corteo si mescola con gli altri.
Razze diverse, lingue diverse. Ora ascolto: il vociare si fa più sonoro,
espressioni di meraviglia o stupore. Per il fatto di essere lì, tutti
richiamati da una stella.
Ecco: ora la vedo quella luce fioca ed
intermittente, è proprio sotto il picco della collina. Una luce forte che
appare e scompare. Mi sento in una estensione del mio essere. Proteso in
avanti, e come i miei compagni di viaggio di fronte a quella stella che ci
chiama, ci sentiamo completamente nudi, finalmente liberi da ogni pensiero,
pienamente disponibili a essere totalmente assorbiti da quella luce. Siamo più
anima che corpo.
Così, procediamo più lentamente. Ora il
corteo occupa tutto lo spazio libero e istintivamente ci poniamo in semicerchio
davanti a una grotta. Quella luce intermittente è una luce ora presente nella
grotta. Sembra un fuoco acceso, ma di colore bianco. Si vedono due persone
dentro e alcuni animali. Ora restiamo in attesa ed in silenzio. Aspettiamo la
stella.
Ma non succede nulla. Il nostro cuore trepida. Poi il silenzio è rotto dal
fruscio di un leggero vento, come il battito di grandi ali. Quel battito di ali
ha sparso un profumo intenso di agrumi e fiori. Spossati dal cammino o forse
perché colpiti da quella sensazione soprannaturale, istintivamente, ci
pieghiamo sulle ginocchia.
Come se avessimo uno solo corpo, tutti
insieme allarghiamo le braccia e alziamo gli occhi al cielo. E restiamo così,
in quella posa, a lungo. La stella è già lontana, ma sembra indicare la grotta.
All'improvviso tutto si ferma, si ferma il vento, non si sente più l'acqua
scorrere nei rivoli, non si muove foglia, non si percepisce più neanche un
respiro.
Quella luce presente nella grotta si è
adagiata nella mangiatoia e ha preso lentamente le forme di un bambino immerso
nella sua luce. Restiamo immobili come statue di un presepe, attoniti e presi
in adorazione di quel bambino che sembra come sceso dalle stelle. Come ricorda
una canzone infantile.
Lì due stranieri senza dimora, un uomo e
una giovane vergine hanno avuto quel dono celeste. L'evento è così
straordinario che ci riempie di gioia infinita e comprendiamo che il dono è per
noi tutti. Ora sappiamo che la stella ci voleva indicare qualcosa: il
mistero di quella grotta, in una fredda serata d'inverno, senza luna e piena di
stelle.
Roberto De
Giorgi è nato a Taranto nel 1953. Da tredici anni sul
web nell’informazione online, ora dirige quattronotizie.us. Nella sua vita ha fatto l’attore,
il cooperatore, dirigente di partito e di sindacato, ha contribuito alla
nascita della Lega Ambiente, impegnandosi nella crescita delle forme
associative. Ha insegnato ecologia e ambiente negli enti di formazione e ha
fatto il consulente esperto di post-consumo. Sul tema dei rifiuti ha scritto saggi, manuali
e indagini sullo stato delle aziende che si occupano di gestione dei rifiuti in
Italia e sul lavoro e la ricerca del lavoro racconti degli incontri con
migliaia di disoccupati. Nelle attività di
scrittore ha pubblicato diversi volumi di saggistica e narrativa, tra i quali si
citano il suo romanzo di formazione personale “Taranto ist my life” e il libro che celebra l’archeologia
dell’esistenza “L’archeologo di Dio”.
Resta molto legato alla sua esperienza sindacale il romanzo scritto 24
anni fa “Cira e le altre, braccianti e
caporali”, un libro ormai cult nel campo sociale del lavoro negato,
sfruttato e la violenza sulle donne. Recentemente ha pubblicato Torindo e Favetta, un amore nell’Italia
bizantina.