Ciao Giovan Battista, benvenuto e grazie per aver
accettato il nostro invito. Come ti vuoi presentare ai nostri lettori? Chi è Giovan
Battista medico ematologo e scrittore?
Inizio
porgendo i miei saluti a tutti i vostri lettori. Sono un medico palermitano
pediatra ed ematologo. Non oserei ancora definirmi scrittore perché ho scritto
soltanto un libro anche se penso di non fermarmi qui. Sono un medico come tanti,
innamorato del proprio lavoro visto come possibilità di aiutare gli altri ma
anche affascinato dalla bellezza della medicina e dallo studio del corpo umano
nei suoi aspetti fisiologici e patologici.
…chi è invece Giovan Battista nella sua quotidianità
al di fuori dal lavoro e dalla sua passione per la scrittura?
Sono
un uomo, padre e marito molto legato alla propria famiglia che metto al di
sopra di ogni cosa. Sono un “ragazzo” (perché ancora così mi sento), innamorato
della propria città tanto da non avere mai pensato in tutti questi anni
lavorativi di abbandonarla, amante dello sport (del calcio giocato e della
corsa), del mare, del cinema e dei libri. Ho scoperto la passione per la
scrittura soltanto da poco…
Qual è
la tua formazione professionale e quella letteraria, visto che alterni
l’attività di medico con quella dello scrivere?
Mi sono
laureato in Medicina e Chirurgia (1990),
specializzato in Pediatria (1994) e in Ematologia (2008) sempre con tesi sulla
talassemia. Dopo aver lavorato presso la Terapia Intensiva neonatale
dell’Ospedale di Enna e il Pronto Soccorso dell'Ospedale dei Bambini di
Palermo, dall'aprile 2000 lavoro (avendo ricoperto anche il ruolo di Direttore
F.F. e Responsabile) presso il reparto Ematologia e Talassemia
dell’Ospedale Civico di Palermo, reparto che si è spostato dall’Ospedale dei
Bambini dove è nato al Presidio Ospedaliero Civico nel dicembre 2017.
Come nasce la tua passione per la scrittura? Ci racconti come hai
iniziato e quando hai capito che amavi scrivere?
Premetto che più che uno
scrittore mi sento ancora un grande lettore, ho iniziato a scrivere (ovviamente
escludendo le pubblicazioni scientifiche) proprio con questo libro. Spero di
non fermarmi qui.
Ci parli del tuo libro “Mettiamo l'acqua rossa. Vivere contro la talassemia”? Come nasce, qual è il messaggio che vuoi che arrivi al lettore, quale le storie che ci racconti senza ovviamente fare spoiler?
Con questo libro ho voluto raccontare la Talassemia
o anemia mediterranea, malattia ereditaria del sangue, rara ma con una discreta
frequenza (in Italia ci sono circa tre milioni di portatori sani della
malattia, in Sicilia circa 300.000 portatori sani e 2.000 pazienti di cui 200
seguiti presso il reparto dove lavoro), dal mio inizio in reparto da studente
in medicina, quando la malattia era prettamente pediatrica (i pazienti avevano
una vita media di circa 15-20 anni) ad ora, dopo circa trenta anni, in cui il
progresso della medicina ha cambiato la storia naturale della malattia e
allungato la vita dei pazienti in termini di qualità e durata. Quindi
attraverso le storie di pazienti o dei loro genitori, persone che
quotidianamente vivono la malattia, racconto i progressi nella cura della
malattia, analizzandone i vari aspetti: la convivenza con una malattia genetica
grave, l’accettazione della malattia, la possibilità della prevenzione, la
possibilità dell’interruzione di gravidanza, il senso di colpa dei genitori per
avere trasmesso la malattia al figlio, il senso di colpa per un aborto
terapeutico, il rapporto dei pazienti con i genitori portatori sani della
malattia, il rapporto con fratelli non affetti dalla malattia e/o con altri
malati, l’aderenza alla terapia, la prospettiva e la speranza per una cura
risolutiva, la possibilità di avere contratto malattie dalle trasfusioni di
sangue. Le storie, in
particolar modo del passato, mi sono sempre piaciute e mi hanno sempre
affascinato, fin dai tempi di quando ero ragazzo e passeggiavo con mio nonno
per la via Libertà, o quando andavo a trovare le mie nonne; insomma stavo ad
ascoltare e mi piacevano. Lo stesso avveniva in reparto nei pomeriggi durante
le trasfusioni con i genitori di quei pazienti adulti. Ascoltavo queste storie
di un modo di curare la malattia diverso, di come nel tempo le cose fossero
migliorate, per cui mi ero sempre riproposto di scriverle queste storie e
quando una mamma di una nostra paziente è deceduta ho sentito il bisogno di
raccoglierle prima che andassero perdute per sempre!
Chi sono i destinatari che hai immaginato mentre lo scrivevi?
I
destinatari sono tutte le persone che conoscono la malattia
perché ne sono affetti e che la vivono quotidianamente ma anche tra questi
quelli, i più giovani, che non hanno avuto modo di sapere come si sia evoluta
la cura di questa patologia nel tempo, ma anche coloro che di questa malattia
avevano solo sentito parlare o addirittura ne sconoscevano l’esistenza.
Una domanda difficile Giovan Battista: perché i nostri
lettori dovrebbero comprare “Mettiamo l'acqua rossa. Vivere contro la
talassemia”? Prova a
incuriosirli perché vadano in libreria o nei portali online per acquistarlo.
Questo libro permette di addentrarsi in un mondo
che è quello di una malattia congenita e cronica la cui cura nel tempo ha fatto
grandi progressi. I lettori attraverso gli occhi dei protagonisti
potranno capire cosa significa la
convivenza con una malattia genetica grave e cosa si prova, come si accetta la
malattia, come si può prevenire, come si affronta la scelta di interrompere una
gravidanza e il senso di colpa per un aborto terapeutico, il senso di colpa che
alcuni genitori provano per avere trasmesso la malattia al figlio, che
sentimenti prova un paziente verso i propri genitori portatori sani della
malattia e il rapporto con fratelli non affetti dalla malattia e/o con altri
malati, l’aderenza alla terapia, la prospettiva e la speranza per una cura
risolutiva, come ci si sente dopo avere contratto una malattie infettiva grave dalle
trasfusioni di sangue.
C’è qualcuno che vuoi ringraziare che ti ha aiutato a realizzare questa opera letteraria? Se sì, chi sono queste persone e perché le ringrazi pubblicamente?
Ringrazio innanzi tutto i pazienti
che si sono raccontati. Quando ho chiesto di scrivere, tutti quelli a cui l’ho
chiesto sono stati felici di farlo. Le storie sono rimaste così come loro hanno
voluto raccontarle e sono rimasto stupito dall’entusiasmo con cui l’hanno
fatto, venendo così a conoscenza di fatti prima a me ignoti. Un
ringraziamento particolare a mia figlia Roberta, per il prezioso e proficuo
lavoro di revisione del libro, e allo scrittore Flavio Soriga per avermi
regalato una prefazione così personale, bella ed emozionante.
Nella tua attività letteraria hai
pubblicato altri libri o romanzi? Ci racconti quali sono, di cosa trattano e
quale l’ispirazione che li ha generati?
No, questo è il mio
primo libro. Ho intrapreso la scrittura di un altro: un romanzo che si basa su
storie vere, tratte sempre dalla mia esperienza lavorativa, che si intrecciano,
spero di riuscire a finirlo e a pubblicarlo.
«Quando la lettura è per noi l’iniziatrice le cui
magiche chiavi ci aprono al fondo di noi stessi quelle porte che noi non
avremmo mai saputo aprire, allora la sua funzione nella nostra vita è salutare.
Ma diventa pericolosa quando, invece di risvegliarci alla vita individuale
dello spirito, la lettura tende a sostituirsi ad essa, così che la verità non
ci appare più come un ideale che possiamo realizzare solo con il progresso
interiore del nostro pensiero e con lo sforzo del nostro cuore, ma come
qualcosa di materiale, raccolto infra le pagine dei libri come un miele già
preparato dagli altri e che noi non dobbiamo fare altro che attingere e
degustare poi passivamente, in un perfetto riposo del corpo e dello spirito.» (Marcel Proust, in “Sur la lecture”,
pubblicato su “La Renaissance Latine”, 15 giugno 1905). Qual è la
riflessione che ti porta a fare questa frase di Marcel Proust sul mondo della
lettura e sull’arte dello scrivere?
Indubbiamente ad oggi io
sono più un lettore che non un scrittore, e condivido quanto riporta Proust
nella prima parte della frase ossia che la lettura ci permettere di aprire
porte che da soli non avremmo mai saputo aprire, sono invece d’accordo solo in
parte con la seconda parte della frase di Proust, non sarei così assoluto nel
demonizzarla quando non riusciamo ad essere attivi ma solo passivi nei suoi
confronti.
«Nei tempi andati la vita degli scrittori era
più interessante di quello che scrivevano. Al giorno d’oggi né le loro vite né
quello che scrivono è interessante.» (Charles Bukowski, “Pulp. Una storia del
XX secolo”, Giangiacomo Feltrinelli Ed., 1995, Milano, p. 52). Ha ragione Bukowski a scrivere queste cose a proposito degli scrittori
contemporanei? Cosa ne pensi in merito?
Non direi, non bisogna cadere
nell’errore che si fa quando si confrontano le generazioni più giovani con
generazioni precedenti (ai miei tempi… il passato è sempre meglio del presente),
però sono d’accordo Bukowski quando afferma che “è la scrittura il vero cuore pulsante della narrazione… non
la storia, perché se la scrittura funziona, allora quella narrata è una storia
che penetra il lettore e gli regala emozioni, se la scrittura non funziona,
anche una bella storia diventa piatta, insignificante, banale, scontata,
mediocre come chi l’ha scritta…”
«La lettura di buoni libri è una conversazione con i
migliori uomini dei secoli passati che ne sono stati gli autori, anzi come una
conversazione meditata, nella quale essi ci rivelano i loro pensieri migliori» (René Descartes in “Il discorso del metodo”, Leida, 1637). Qualche
secolo dopo Marcel Proust dice invece che: «La lettura, al contrario della
conversazione, consiste, per ciascuno di noi, nel ricevere un pensiero nella
solitudine, continuando cioè a godere dei poteri intellettuali che abbiamo
quando siamo soli con noi stessi e che invece la conversazione vanifica, a
poter essere stimolati, a lavorare su noi stessi nel pieno possesso delle
nostre facoltà spirituali.» (Marcel Proust, in “Sur
la lecture”, pubblicato su “La Renaissance Latine”, 15 giugno 1905 |
In italiano, Marcel Proust, “Del piacere di leggere”, Passigli ed.,
Firenze-Antella, 1998, p.30). Tu cosa ne pensi in proposito? Cos’è oggi
leggere un libro? È davvero una conversazione con chi lo ha scritto, come dice
Cartesio, oppure è “ricevere un pensiero nella solitudine” come dice
Proust? Dicci il tuo pensiero…
Sono d’accordo con entrambi, non li vedo in
contrapposizione. Leggere buoni libri del passato è una conversazione con i migliori
uomini dei secoli passati che ne sono stati gli autori, una conversazione
meditata, nella quale essi ci rivelano i loro pensieri migliori; ma al tempo stesso la lettura, meglio
della conversazione, permette, a ciascuno di noi, di ricevere un pensiero nella
solitudine, permettendoci di godere dei poteri intellettuali che abbiamo quando
siamo soli con noi stessi e che invece durante una conversazione non è
possibile, (vi sarà capitato di leggere e rileggere un verso di un libro per
poi rifletterci e meditare, cosa non possibile durante una conversazione).
«Appartengo a quella categoria di persone che ritiene che ogni azione
debba essere portata a termine. Non mi sono mai chiesto se dovevo affrontare o
no un certo problema, ma solo come affrontarlo.» (Giovanni
Falcone, “Cose di cosa nostra”, VII ed., Rizzoli libri spa, Milano, 2016, p. 25
| I edizione 1991). Tu a quale categoria di persone
appartieni, volendo rimanere nelle parole di Giovanni Falcone? Sei una persona
che punta un obiettivo e cerca in tutti i modi di raggiungerlo con determinazione
e impegno, oppure pensi che conti molto il fato e la fortuna per avere successo
nella vita e nelle cose che si fanno, al di là dei talenti posseduti e
dell’impegno che mettiamo in quello che facciamo?
Penso di appartenere a quella categoria di persone
che ritiene che ogni azione debba essere portata a termine. Se devo affrontare
un problema o meglio se mi compete e devo affrontare un problema, lo affronto.
Penso inoltre di essere una persona che punta un obiettivo e cerca in tutti i
modi di raggiungerlo con determinazione e impegno e anzi penso che degli
obiettivi vadano sempre ricercati.
Chi sono i tuoi modelli, i tuoi autori preferiti, gli scrittori che hai amato leggere e che leggi ancora oggi?
Mamma mia che domanda
complessa! È evidente che i miei modelli nel tempo in base alla fase della mia
vita sono cambiati. Diciamo che nel periodo scolastico ero, ma lo sono tuttora,
un appassionato di storia e mi ha sempre affascinato la Seconda guerra mondiale
e il periodo della guerra per cui delle mie scuole medie ricordo Primo Levi con “Se questo è un uomo” e diversi libri sulla
questione arabo-palestinese. Sempre durante il periodo scolastico (ho
frequentato il Liceo Scientifico) indubbiamente istradato dal programma di
studi e dai miei professori ho apprezzato “La Divina Commedia” di Dante e in particolar modo “L’inferno”, ma anche “I promessi sposi” di Manzoni. Sono stato affascinato da “l’Iliade” di Omero,
dai grandi della nostra Letteratura come Leopardi
e Foscolo e poi tra gli autori del Novecento
ho amato Luigi Pirandello di cui ho
letto quasi tutto avendo trovato in casa tutti i suoi libri (mia madre ne era
un ammiratrice). Nel periodo Universitario i libri letti diventarono quelli di
Medicina e quelli in ogni caso a carattere scientifico per cui nel poco tempo
libero estivo ho cercato di più i libri di evasione come i “gialli” dedicandomi
così ad Agatha Christie ma
soprattutto ai libri di S.S. Van Dine
(mitico il protagonista dandy Philo Vance). Nel tempo questa passione per i
romanzi gialli è rimasta per cui mi piace molto il primo Camilleri (meno quando è diventato una fabbrica produttrice in
serie), Carofiglio (“Il bordo
vertiginoso delle cose”, “il passato è una terra straniera”), i romanzieri
gialli svedesi in particolar modo Stieg
Larson (trovo bellissimo “Uomini che odiano le donne”, il primo della serie
Millennium, ma deludenti gli altri) e Camilla
Lackberg. Altra passione sono i libri, di autori per lo più palermitani,
sul periodo d’oro della Palermo di fine ottocento ed inizi del secolo scorso,
la Palermo del “Liberty” in particolar modo Simonetta Agnello Hornby (“via XX Settembre” ma anche “La Mennulara”
sono meritevoli di lettura; per ora sto leggendo “Piano nobile”), ma ho letto
con piacere e vi segnalo “La Luce è la’” di Agata Bezzi, “I Leoni di Sicilia” di Stefania Auci, e sempre sulla Palermo dei Florio segnalo anche “Il
leone di Palermo” di Salvatore Requirez.
Altra autrice siciliana meritevole di menzione sicuramente Giuseppina Torregrossa.
I libri che secondo te
andrebbero letti assolutamente quali sono? Consiglia ai nostri lettori almeno
tre libri da leggere nei prossimi mesi dicendoci il motivo del tuo consiglio.
Questa domanda è ancora più
difficile! Anche qui preferisco dividere i periodi storici, per cui ti dico per
“l’epoca classica” L’iliade di Omero (le fondamenta di tutti i
romanzi del mondo Occidentale), L’Antigone
di Sofocle (per i temi
universali che l’autore tratta; Fato, vendetta, senso di giustizia); per il
periodo Medievale non ho dubbi a suggerire l’Inferno
di Dante Alighieri (nell’opera
c’è tutto il modo di vivere e pensare dell’epoca medievale); per il periodo
rinascimentale sicuramente un opera di William
Shakespeare e forse sceglierei Romeo
e Giulietta (dramma, o meglio tragedia, d’amore per eccellenza); per
l’Ottocento i libri che andrebbero letti assolutamente sono veramente tanti
provo a dirne qualcuno: Orgoglio e
pregiudizio di Jane Austen (il libro romantico per
eccellenza), Delitto e castigo, l’idiota o il giocatore di Dostoevskij
(storie di sofferenza e salvazione, sul senso
della bellezza della natura umana, e sul tentativo di far vincere il bene sul
sopruso e sul male), Grandi speranze, David
Copperfield o Oliver Twist di Dickens (con il suo mondo dei pensieri
di un bambino), Guerra e pace di Tolstoj (tra i romanzi storici) o il Ritratto di Dorian Gray di Oscar Wilde (gli aforismi di Wilde sono
unici); poi il Novecento e qui dico Uno,
nessuno e centomila di Pirandello
(fantastica l’idea della critica al concetto di identità). Questi sono i libri
da leggere assolutamente per me ma chissà quanti ne ho dimenticati! Ora i tre
libri che consiglio di leggere nei prossimi mesi che non rientrano tra quelli
finora menzionati e contemporanei: “Avventure
della ragazza cattiva” di Mario
Vargas Llosa (romanzo che ho trovato strano ma bello, splendido, struggente e malinconico con la descrizione di un uomo
che distrugge se stesso per inseguire la "nina
mala", un inno all'amore oltre l'orgoglio e oltre a tutto ciò che un uomo
può accettare o sopportare per una donna), “Storia
di una ladra di Libri” di ZusaK (un libro che si ama sin dalle prime
pagine. Un racconto bellissimo di una bambina e della sua passione per la
lettura, un inno al piacere della lettura), “Il profumo delle foglie di limone” di Clare Saucher (un bel libro scorrevole con una affascinante descrizione
del mondo degli ex nazisti scampati alla cattura dopo la guerra e l’ostinazione
nella ricerca per fare giustizia ma con un finale forse non all’altezza).
E tre film da vedere assolutamente? Quali e perché proprio questi?
Il cinema e i film sono tra
i miei passatemi preferiti. Ma ancora come faccio a indicare solo tre film? Provo allora a dirti di
getto i miei registi preferiti e i loro miei film preferiti e poi arrivo a i
tre film. Allora: Woody Allen (Manatthan, Io e Annie, Match point e molti
altri) Quentin Tarantino (Pulp Fiction, Kill Bill, Bastardi senza gloria, Django
Unchained),
Alfred Hitchcock (La donna che visse due volte, Psyco, La finestra sul cortile,
il delitto perfetto, Nodo alla gola, l’uomo che sapeva troppo), Martin Scorsese
(Taxi driver, Toro scatenato, Quei bravi ragazzi), Sergio Leone (Per un pugno
di dollari, Il buono, il brutto e il cattivo, C’era una volta in America), Spielberg
(Schindler's List), Roman Polanski (Il pianista), Brian De Palma (Blow Out, Gli
intoccabili). Allora ecco i tre film assolutamente da vedere: C’era una
volta in America (non è solo il migliore gangster movie in assoluto, ma il
simbolo del sogno americano il tutto suggellato dalla bellissima musica di
Ennio Morricone), La donna che visse due volte (per il taglio
psicologico e l’interpretazione psicanalitica) Django Unchained (anche qui una
riflessione su una parte di storia americana attraverso un western cinico e
violento sempre con la bellissima musica di Morricone). Devo però anche menzionare
un film che rivedo sempre con piacere Il sorpasso di Dino Risi (per l’aria di spensieratezza, di
sicurezza al limite della spavalderia tipica del boom economico italiano che si
traduce in tragedia).
Quali
sono i tuoi prossimi progetti e i tuoi prossimi appuntamenti che vuoi
condividere con i nostri lettori?
Il prossimo progetto ed
appuntamento, Covid-19 permettendo, è il libro che ho iniziato a scrivere un
romanzo con tematiche sulla immigrazione, tratta delle schiave, rifiuto delle
emotrasfusioni di sangue per motivi religiosi.
Come vuoi concludere questa chiacchierata e cosa vuoi
dire ai nostri lettori?
Di approfittare di questo periodo terribile in cui il distanziamento interpersonale, i dispositivi di protezione e lo stare a casa sono la migliore arma contro il coronavirus SARS 2, per fare scorte e leggere tanti bei libri.
Giovan Battista Ruffo
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Giovan Battista Ruffo, “Mettiamo l’acqua rossa”, Dario
Flaccovio ed., Palermo, 2020.
https://www.darioflaccovio.it/medicina/1668-mettiamo-l-acqua-rossa-vivere-contro-la-talassemia.html
Andrea Giostra
https://www.facebook.com/andreagiostrafilm/
https://andreagiostrafilm.blogspot.it
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