Dal 12 novembre IL FESTIVAL DELLA PESTE! una riflessione collettiva sulla FOLLIA con performance, laboratori e progetti artistici

Torna anche quest’anno dal 12 al 15 novembre 2020 Il Festival della Peste! in una versione online, completamente inedita che si adatta alle attuali limitazioni imposte dalla pandemia, ma sempre con l’obiettivo di provare a promuovere una riflessione sui processi di cambiamento e trasformazione individuale e collettiva. Al centro della terza edizione del Festival - promosso dalla Fondazione il Lazzaretto - un’indagine sulla Pazzia, tema guida del 2020 (come ogni anno focalizza la propria programmazione su un argomento rispetto al quale intende stimolare e accogliere sguardi eterogenei e plurali).

Attraverso quattro giorni di performance, laboratori e progetti artistici inediti il pubblico sarà coinvolto in una riflessione collettiva sulla follia che prenderà vita sul sito dedicato www.ilfestivaldellapeste.com nelle giornate della manifestazione. Gli eventi saranno prenotabili attraverso il sito, mentre gli sviluppi dei progetti che erano previsti in presenza presso la Fondazione il Lazzaretto verranno riprogrammati nei prossimi mesi non appena sarà possibile.

Numerose le tematiche affrontate: parlare di pazzia significa infatti parlare di alterità, di diversità, di incomunicabilità, di paura, di aspetti non normati e non pacificati, di incomprensione, ma anche di gesto creativo, del rapporto tra follia e correnti artistiche nel tempo, di codici di comportamento e di abbigliamento; significa, insomma, affrontare e confrontarsi con l’alterità e con un luogo reale o immaginario e con i suoi eventuali confini.

Ad aprire la terza edizione de Il Festival della Peste! sarà uno speciale concerto/performance on line a cura del musicista e visual artist Andrea Marinelli che, proprio per l’occasione, presenterà un’edizione inedita del suo nuovo lavoro Skreen 2020, azione audiovisiva corale sulla difformità del viso per dar vita a nuovi folli “mostri metropolitani”.

Tra le novità e gli ospiti dell’edizione 2020 saranno presentati diversi lavori inediti: per la prima volta il team creativo della Fondazione Il Lazzaretto contribuirà con un contenuto originale al palinsesto del Festival attraverso il progetto “Maionesi impazzite” che raccoglie “100 ricette per perdere la testa”; Valentina Furian - vincitrice del Premio Lydia! per artisti under30, promosso dalla Fondazione con la mentorship dell’artista Adrian Paci - presenterà in anteprima “Bastardo”, un’opera originale incentrata sul tema della follia rispetto al rapporto tra umano e animale; la performance “Zooming Rabbits” ideata e curata dal Teatro delle Moire sarà un’incursione digitale straniante – ispirata al personaggio carrolliano del Bianconiglio – che prende spunto da un’immagine divenuta ricorrente in questo periodo ovvero quella di un gruppo di persone inquadrate a mezzo busto in ambienti casalinghi sulle piattaforme digitali; la danzatrice Cristina Negro insieme all’attore Simone Lampis e all’esperta di scrittura creativa Roberta Secchi presenteranno “A Room’s of One’s Madness”, un laboratorio che darà vita ad un’inedita performance interattiva con gli spettatori che saranno “trasportati” virtualmente nelle stanze della follia dove incontreranno folli personaggi; a partire dall’esperienza dello spettacolo teatrale “GIANNI” gli autori Caroline Baglioni e Michelangelo Bellani, attraverso il laboratorio “REC-ALL, chiederanno ai partecipanti di registrare in una traccia sonora alcuni pensieri e riflessioni, al fine di dar vita ad un viaggio soggettivo e interiore; “Le follie del conte Mario”, a cura dell’artista Gianni Moretti e della psicoterapeuta Chiara Ronzoni sarà invece un’occasione per approfondire le varie forme di follia partendo dalla vicenda folle del Conte Mario, l’imprenditore che negli anni ’60 acquistò Consonno, cittadina in provincia di Lecco, per poi demolirla e ricostruirla per la creazione di una “città dei divertimenti”.

A questi progetti si aggiungerà anche il lancio di inedite Residenze Internazionali dedicate ad artisti stranieri, realizzate grazie al contributo di Fondazione Cariplo e alla partnership con FARE e AIR – artinresidence. Tra le oltre 47 proposte arrivate da tutto il mondo, sono stati selezionati i progetti dell’artista Bora Baboci (Albania) e della sound designer e sociologa Myroslava Kuts (Ucraina) che saranno presentati in anteprima all’interno del programma del Festival. In un’ottica di sperimentazione e di riconfigurazione delle pratiche artistiche in ambito digitale, la residenza si svolgerà online e con momenti di ricerca, confronto e discussione sul tema centrale del Festival della Peste!. Agli artisti coinvolti è stato chiesto di indagare il tema della pazzia con la più ampia libertà di metodo e lavoro rispetto alla ricerca e alla realizzazione del progetto.

GLI APPUNTAMENTI DEL FESTIVAL DELLA PESTE! 2020 PIU’ NEL DETTAGLIO   

Il Lazzaretto  

LE MAIONESI IMPAZZITE, 100 RICETTE PER PERDERE LA TESTA

Le maionesi impazzite, 100 ricette per perdere la testa è il primo progetto realizzato per il Festival dal team creativo del Lazzaretto. Un progetto che parla di pazzia. E lo fa chiamando a parlare poeti, cantanti, artisti, psicologi, registi, scienziati, personaggi famosi e gente comune, gente morta e gente viva, chiedendogli di darci la loro personale ricetta per perdere la testa; per vedere cosa succede se dalle nostre vite sospendiamo il bianco e nero del controllo, la pianificazione, gli obiettivi da raggiungere, se lasciamo dialogare l’ordine col caos, se ci risvegliamo all’imprevisto con tutta la sua inquietudine e tutta la sua bellezza.

Il sito del festival ospiterà una stanza dove sarà possibile, scegliendo tra una serie di parole-ingredienti, cucinare la propria ricetta dada.

«Per un anno ci siamo messi in dialogo con le nostre parti disordinate, oscure, insensate; qua e là durante l’anno abbiamo provato a smettere di essere ragionevoli come si converrebbe agli adulti, come si conviene in genere a chi è già nell’età della ragione, appunto. Per un anno abbiamo osservato cosa fanno gli innamorati.

La verità del nostro profondo come dialoga con le regole della razionalità?

La nostra identità è qualcosa di fermo, di rigido o invece si tratta piuttosto, se lo vogliamo vedere usando lo strumento della veridicità, di qualcosa di totalmente sfuggente, multiplo, abissale, danneggiato e folle? Ogni tentativo di comprensione emerge da un profondo, cavernoso caos, eppure è proprio da quel caos, se ci mettiamo dentro le mani, che emerge un’apertura, uno spalancarsi, una possibilità che sopravanza il reale. È un pensiero folle? È un pensiero stupendo?»

Andrea Marinelli

SKREEN 2020 - HYPER-BOCCACCIA EDITION

In apertura della nuova edizione del Festival, il musicista e visual artist Andrea Marinelli presenta in streaming attraverso il canale facebook del Lazzaretto Skreen 2020 - Hyper-Boccaccia edition, edizione speciale del suo nuovo lavoro Skreen 2020, una performance corale e difforme sulla difformità del viso. Skreen 2020 è un’azione audiovisiva, un larsen tra corpo e digitale, un accadimento corrotto in uno spaziotempo di 6 pollici e più o meno 5 watt. Il progetto, che unisce musica dal vivo e fotografia, lavorerà a partire da un archivio difforme di volti, raccolti a partire da una call pubblica, scomposti, ricomposti e proiettati durante la performance per creare nuovi mostri metropolitani.

Premio Lydia 2020

Valetina Furian

BASTARDO

Il Lazzaretto sostiene la ricerca di talenti emergenti. A questo scopo promuove il Premio Lydia!, un bando rivolto agli artisti under30 e intitolato alla memoria di Lydia Silvestri, scultrice allieva di Marino Marini, che per anni ha lavorato negli spazi dove oggi ha sede la Fondazione. Nel 2020 il bando Lydia! ha selezionato idee per un’opera d’arte originale, senza limiti di tecniche o linguaggi, all’interno di una riflessione critica e di ricerca sulla tematica della pazzia.

Accompagnata dal menthor Adrian Paci, la vincitrice dell’edizione 2020 del Premio, Valentina Furian ha scelto di lavorare con Bastardo alla realizzazione di un’opera che declina il tema della follia rispetto al rapporto tra umano e animale: «Il cane randagio - spiega l’artista - è il simbolo dell’animalitas umana. Animale dai tempi antichissimi plasmato dal controllo umano, il cane randagio perde il suo stato di dipendenza umana e rimane sospeso, in limbo tra controllo e perdita del controllo» - racconta l’artista. «La mia ricerca si concentra sulla relazione tra realtà e finzione, mettendo in scena un immaginario che a partire dal quotidiano confluisce in una dimensione fantastica. […] Sono particolarmente interessata ad esplorare l’addomesticamento animale come forma di dominio umana e l’addomesticamento umano in relazione alle regole sociali.» Per il Festival della Peste 2020!, sul world wide web vedrà la luce il protagonista virtuale del progetto, che abiterà una stanza virtuale dedicata sul sito del festival: venite a conoscerlo!

Fattitaliani

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