di Gianfranco
Giustizieri * - Finalmente
il nono volume è arrivato, allineato nel ripiano della mia biblioteca e preceduto
dagli otto “fratelli maggiori”.
La gestazione ha conosciuto le difficoltà
temporali legate alla pandemia che ne ha ritardato la pubblicazione, come la
stessa casa editrice ha voluto sottolineare, ma ora già viaggia nel mondo
rispondendo all’attesa dei suoi moltissimi lettori. Infatti, come gli altri
libri, “Italia ante Covid” di Goffredo Palmerini (One Group Edizioni,
2020), sta superando i nostri confini per approdare in terre anche molto
lontane e unire attraverso i ricordi, i personaggi, le storie, le tradizioni e
tanto altro ancora, le comunità italiane sparse nel villaggio globale della
conoscenza.
E come per
gli altri, ho dapprima incominciato a sfogliarlo, a soffermarmi a caso qua e là
nel percorso pre-covid tracciato dall’autore, a leggere un capitolo per poi
andare altrove, a cercare ciò che mi sarebbe piaciuto trovare, insomma ho
cercato di impadronirmi del libro perché secondo una personale convinzione la
pubblicazione di un testo comporta il possesso del lettore. Così ho tentato,
nel rispetto dell’autore, di farlo mio, di non seguire le pagine ma di farmi
guidare dall’indice nella convinzione che alla fine avrei letto tutto il
volume.
Ho
ritrovato il fascino della narrazione Alla
scoperta delle meraviglie del Belpaese quando la parola si trasforma in storia,
immagini, colori, odori e sapori e consegna ricordi e conoscenze a lettori
lontani. Viaggio metaforicamente con l’autore, i luoghi mi accolgono e ascolto
le particolarità della loro antica storia; gli occhi godono la varietà dei
paesaggi, s’imbevono di colori e ammirano la sapienza delle città e dei borghi
affacciati sul mare o “arroccati su monti e colline come piccoli presepi”;
l’olfatto coglie gli odori di “terre generose e feconde” e il profumo di
pianure e di boschi; il gusto cattura le molteplicità dei sapori dalla “vasta
gamma di produzione locale”.
Conosco “la
millenaria arte” e la raffinatezza artigiana tramandata nei tempi generazionali;
raccolgo il fascino di antichi templi “di magnificente bellezza e spiritualità”
raggiunti dai pellegrini di ogni terra; scopro antiche culture racchiuse in
“una vera enclave culturale”; allargo l’appello che “si aprano finestre” al
fine di rendere “il doveroso tributo” a donne e uomini illustri del territorio
aquilano messi nell’ombra perché soggiacciono al detto “di non essere profeti
in patria”.
L’arte di
plasmare la parola ai fini di narrazioni letterarie nate da realtà antiche o
quotidiane, dai viaggi, dalla storia, dalla cronaca, contraddistingue la
scrittura di Palmerini e connota lo stile del giornalista: viaggia per
raccontare, per cercare di portare agli altri di terre lontane le emozioni, le
sensazioni, le conoscenze di luoghi, di persone, di avvenimenti. È,
come nota Lina Palmerini nella Presentazione del volume, l’impegno
dell’autore “[…] a scovare storie e persone nell’intento di tessere una rete,
tenerla viva e alimentarla come volesse ricreare lo stesso spirito che si
respirava nei paesi d’Abruzzo… sempre con l’idea di onorare una parte di noi
stessi, dei nostri padri e nonni di quello che ci hanno insegnato…È una parte importante di identità […]”.
Ma una
parte per “gli altri di terre lontane” sono anche per noi, da fuori confine al
dentro confine: mi si perdoni l’anafora per rendere il concetto. Infatti come
non leggere i reportage dal Canada
dove “Il cielo di Montreal è plumbeo, pioviggina e l’aria è quasi gelida”, sul
Columbus Day in Michigan con il
richiamo a Cristoforo Colombo e alle
presunte revisioni storiche oltre Oceano che: “[…] Un’abborracciata e presunta
revisione storica, che nulla ha di fondato con la Storia, vorrebbe Cristoforo
Colombo non scopritore del nuovo mondo ma spietato -genocida- dei Nativi.
Ancora più motivata, dunque, la passione della comunità italiana nel celebrarne
la Giornata come una manifestazione dell’orgoglio degli italo-americani per
quanto hanno dato al grande Paese che li ha accolti, diventando la loro seconda
patria. […]”.
Precise
sono le parole di Benedetta Rinaldi
nella Prefazione al volume quando
sottolinea “[…], quella di Goffredo è una vera e propria missione di
-ambasciatore- della più bella Italia, nel promuovere oltre i confini della
regione e del Paese le singolarità e le meraviglie dell’Abruzzo, come pure del
resto d’Italia… Questo impegno di servizio funge peraltro da straordinario
rafforzamento del legame etico e culturale tra l’Italia e l’altra Italia […]”.
Personalmente aggiungerei che grazie alle numerose “pillole” conoscitive disseminate
tra le pagine, “l’impegno di servizio” conosce sempre il viaggio di ritorno da uomini/donne,
luoghi e usanze di terre fuori confine e l’Italia.
Uno dei tanti esempi della mia
affermazione può venire dalla lettura di Appunti
di viaggio, tra Detroit e Rochester dove un’ampia introduzione conoscitiva
della città di Detroit e di tessere
di emigrazione, ci introduce ad una varietà di letture tra storia, personaggi,
gastronomia, paesaggi, ricordi in un lungo percorso di attraversamento del Canada con l’approdo nella città di Rochester.
Poi i protagonisti. Narrazioni diffuse
di emigrazione, antiche e nuove generazioni dalle comuni radici di terre
abruzzesi e non di cui l’esempio più illustre, citato sempre nei libri di
Palmerini a testimonianza di una ferrea amicizia e di una stima reciproca, è il
grande drammaturgo Mario Fratti a
cui è dedicato il libro: “a Mario Fratti,
drammaturgo scrittore e poeta insigne, amico straordinario e fraterno con
L’Aquila nel cuore”. Cosa dire? Ogni protagonista è una storia narrata di
sacrifici e di successi, di memoria e di riscoperte, solo la lettura totale del
libro darà la giusta dimensione: una personale scelta sarebbe arbitraria. A
loro si aggiungono i residenti in terra di confine. Uomini e donne illustri,
personalità insignite di riconoscimenti: per ognuno pennellate di emozioni.
Infine vorrei indirizzare la penna
direttamente sull’autore tramite alcune interviste riportate nel volume. La
prima è di Domenico Logozzo, già
Caporedattore Tgr Rai, a seguito dell’uscita del precedente volume Grand Tour a volo d’Aquila. Attraverso
l’intervista si colgono alcuni elementi essenziali della scrittura di Palmerini che permeano tutti i suoi
volumi. Innanzi tutto la condivisione partecipativa e la diffusione conoscitiva
delle vicende di intere generazioni che partendo da antiche radici hanno germogliato
oltre confine. Ma non è solo cronaca: emozioni, sentimenti ricordi, speranze,
amicizia, fratellanza, impegno civile, cultura, permeano le sue pagine dove
l’essere umano è sempre posto al centro della narrazione.
La seconda è di Giustino Parisse, redattore del quotidiano “il Centro”, dal titolo Serve maggiore dedizione al bene comune,
dove da un incipit dedicato all’infanzia di Palmerini, agli studi e al percorso
lavorativo, la lente si dilata all’attività trentennale di amministratore del
Comune dell’Aquila, come consigliere, assessore e vicesindaco. Lì emerge la
linfa di valori ispirata dal cattolicesimo democratico che ha nutrito non solo
l’attività politica, cercando di operare per “l’interesse generale”, ma tutte
le molteplici esperienze fino a contribuire a dare voce al fenomeno emigratorio,
perché dalle antiche sofferenze, merita di essere “conosciuto e riconosciuto”
nella Storia d’Italia per ciò che è stato, per ciò che ha donato, per ciò di
cui ora gode in stima e prestigio.
Un’ultima nota la voglio dedicare a
quelle pagine scritte all’inizio del libro: Dieci
anni dal terremoto dell’Aquila: il
nostro grazie. Ebbene lì c’è tutto il nostro Autore, non hanno bisogno di
commento: leggetele all’inizio e rileggetele alla fine. Vi accorgerete che
raccolgono il carattere e lo spirito dello scrittore.
*Scrittore
e critico letterario