di Laura
Gorini - È
saldamente al timone la mattina su 7Gold da ben 14 anni con il suo
Aria
Pulita,
la bella e brava Simona Arrigoni. Nonostante sia impegnatissima, la
giornalista e conduttrice TV ci ha donato una lunga e bella
chiacchierata a cuore aperto, dove si sono affrontati vari temi,
percorrendo la sua brillante carriera.
Come si
può oggi fare una buona televisione e, soprattutto, come si può
fare una buona, sana ed efficace informazione?
Il concetto
di buona televisione è opinabile ed è molto soggettiva. Io ad
esempio vorrei, oltre ai programmi di informazione che, come puoi
immaginare giocando in casa sono i miei preferiti, uno spazio
maggiore dedicato alla cultura, ai libri, alla scienza e ai viaggi. Ne
vedo troppi pochi ed è un peccato perché istruire e informare
correttamente, rendono un popolo cosciente e pieno di valori. Da
sempre coltivo il desiderio di un programma dedicato ad esempio ai
libri. Io ne leggo tantissimi. Sulla buona informazione non si
scherza. È un dovere!
E che
cosa significa informare davvero?
Informare
davvero oltre alle regole previste dal nostro codice deontologico
significa prima di tutto ascoltare, essere un collante
imparziale tra istituzioni e cittadini. Buona informazione significa
rispettare l’intelligenza e conquistare, attraverso un lavoro
rigoroso e non improvvisato, la fiducia di chi vede la televisione,
legge un giornale, ascolta la radio. E’ la serietà a fare la
differenza, la presenza costante sul territorio, avere chiaro che il
mestiere del giornalista comporta una grossa responsabilità.
Tu quando
hai capito che era effettivamente questa la tua strada? C'è stato un
momento scatenante che te l'ha in particolar modo fatto comprendere?
Non c’è
un momento scatenante. Io sono nata giornalista. Ho sempre avuto le
idee chiare sin da bambina. A otto anni avevo in mano i libri. Per
questo non finirò mai di ringraziare i miei genitori. Mi hanno
regalato per il mio futuro una biblioteca di classici, che ancora
oggi custodisco gelosamente. Giocavo con le bambole ma preferivo
toccare estasiata la carta del giornale e mettermi davanti allo
specchio, fingendo di essere la conduttrice del telegiornale. A nove
anni scrivevo in un tema che io avrei fatto la scrittrice. E quando
quattro anni fa scrissi il mio primo romanzo, ripensando a quel
momento, mi sono commossa. Insomma era nel mio destino. Il
giornalismo è la storia di un grande sofferto, conquistato amore.
Come tutti gli amori non va dato per scontato, quindi ogni giorno è
una sfida nuova.
Che
ricordi hai del tuo debutto nel mondo del lavoro?
Il mio
debutto nel mondo del giornalismo risale a più di venti anni fa ma
non ricordarmelo perché io mi sento una eterna adolescente alla
scoperta del mondo ... Ho iniziato a scrivere per un giornale di
hochey. A Novara la mia città, era uno sport molto sentito . Poi ho
scritto per Il Giornale del Piemonte e
Tribuna Novarese. Il
vero debutto televisivo arriva con VideoNovara dove a 18 anni conduco
la rassegna stampa sostituendo, quella che poi sarebbe
diventata la regina di Discovery Channel Laura Carafoli, bravissima.
Un onore!
VideoNovara
resterà sempre una parte preziosa ed importante della mia carriera.
Ho ottimi rapporti ancora oggi con gli editori e i miei colleghi.
Appena riesco vado a trovarli. Quel posto mi ha insegnato tantissimo.
Resto per quattro anni poi passo a Telelombardia, altra palestra
fondamentale e unica grazie all’incontro con Daniele Vimercati,
maestro di giornalismo, di vita e di libertà. Per me un faro. Il
passaggio successivo a 7Gold, la mia casa, dove da 14 anni
conduco Aria Pulita.
Amo infinitamente la mia azienda, con la mia editrice Nicoletta
Tacchino, è feeling totale. Lei, Giorgio Tacchino, Enrico
Mandelli sono una seconda famiglia. Lavoro in libertà, una parola
magica per me.
Come è
cambiato il mondo del lavoro in generale da quando tu hai cominciato
a lavorare?
Il mondo del
lavoro è cambiato tantissimo. Le nuove tecnologie hanno stravolto
l’informazione. Oggi non possiamo non essere social . Le fonti
principali sono diventate i profili Facebook, i Twitter, Instagram,
i quotidiani on line. Sono grandi opportunità da cui però bisogna
costantemente difendersi, perché le fake news sono tantissime.
Consumiamo le notizie così rapidamente da non avere tempo di
approfondirle. Diventiamo tutti giornalisti, opinionisti, medici,
esperti, tuttologi. Non è così. Il giornalista è un giornalista,
il cittadino è un cittadino, il politico un politico e così via.
Ad ognuno il suo, altrimenti la non professionalità genera cattiva
informazione e danni per l’intera società. Cara vecchia Ansa alla
fine sei sempre tu tra i miei riferimenti preferiti, prima di tutto
però la gente con il loro quotidiano. Quanti fonti vere si attingono da lì! Quanto ci insegna il lavoro da cronista.
Perché
oggigiorno lavorare non sembra più un diritto e una necessità, ma
un qualcosa che non tutti possono meritarsi?
Perché
abbiamo stravolto il concetto di flessibilità, utile in un
mondo in continua evoluzione come il nostro, in precarietà infinita.
L’errore fondamentale sta lì! La politica deve lavorare proprio su
questo punto senza se e senza ma. Però noi dobbiamo avere voglia di
lavorare sul serio e meritare sul campo il nostro futuro. I dati
impressionanti sui neet a livello europeo, giovani che non studiano e
non lavorano, sono alti. E questo è inammissibile. A lavorare o a
studiare o a frequentare corsi professionali, ma a casa con mamma e
papà senza fare niente non esiste proprio. Li non ci sono scuse.
E,
soprattutto, perché sovente gli artisti non sono considerati veri e
propri lavoratori?
perché per
tornare a quello che ti dicevo prima, in Italia dobbiamo investire
sempre più sulla cultura. L’arte è cultura e gli artisti ne
sono la massima espressione. Io li considero grandi lavoratori.
Meritano anch’essi di avere le giuste tutele.
Tu che
cosa ti sentiresti di consigliare a un giovane che si affaccia
oggigiorno sul mondo del lavoro? Hai qualche dritta da dargli?
Non è
sicuramente facile affacciarsi oggi sul mondo del lavoro. Però
volere è potere. Bisogna essere disposti a fare grandi sacrifici, a
non pensare di avere tutto e subito, a non mollare mai di fronte ne
alle prime ne alle ultime difficoltà, avere la consapevolezza che
l’impegno in una professione alla fine paga e che prima di cercare
negli altri le risposte, dobbiamo imparare a lavorare su noi stessi.
Certo, la politica deve fare la sua parte importante. Ci deve mettere
nelle condizioni di non dovere cercare il nostro futuro all’estero,
perché qui non abbiamo prospettive. Nell’attesa però
cominciano a fare la nostra parte. Non piangiamoci addosso. Chi
cammina con le proprie gambe va lontano. Sempre.