Parte oggi 16 giugno, nelle sale espositive di Palazzo Caffarelli
la mostra curata da Maria Cristina Bandera “Il tempo di Caravaggio. Capolavori della
collezione di Roberto Longhi”.
La pittura di Michelangelo Merisi, detto il Caravaggio, e della sua cerchia rappresenta infatti la
centralità delle ricerche di Roberto Longhi, una delle personalità più
affascinanti della storia dell’arte del XX secolo, di cui ricorre nel 2020 il
cinquantenario della scomparsa.
Inizialmente programmata a partire dal 12 marzo
2020 e sospesa
per le misure di contenimento del Covid-19, la mostra apre al pubblico nel rispetto delle
linee guida formulate dal Comitato Tecnico Scientifico per contenere la
diffusione del Covid-19 consentendo, al contempo, lo svolgimento di una normale
visita museale, come indicato nella scheda informativa della mostra.
L’ingresso prevede la prenotazione obbligatoria con il preacquisto
del biglietto sul sito www.museiincomuneroma.it ed è gratuito per i possessori della MIC card,
previa prenotazione obbligatoria e gratuita allo 060608.
L’esposizione, allestita fino al 13 settembre 2020, è promossa da Roma
Capitale, Assessorato alla Crescita culturale - Sovrintendenza Capitolina ai
Beni Culturali e dalla Fondazione di Studi di Storia dell’Arte
Roberto Longhi. E’ curata da Maria Cristina Bandera, Direttore
scientifico della Fondazione di Studi di Storia dell’Arte Roberto Longhi, organizzata
da Civita Mostre e Musei e Zètema Progetto Cultura, mentre il catalogo è di
Marsilio Editori.
Lo storico dell’arte Roberto Longhi si dedicò allo studio del
Caravaggio, all’epoca uno dei pittori “meno conosciuti dell’arte italiana”, già
a partire dalla tesi di laurea, discussa con Pietro Toesca, all’Università di
Torino nel 1911. Una scelta pionieristica, che tuttavia dimostra come il
giovane Longhi seppe da subito riconoscere la portata rivoluzionaria della
pittura del Merisi, così da intenderlo come il primo pittore dell’età moderna.
In mostra sarà esposto uno dei capolavori di Caravaggio,
acquistato da Roberto Longhi alla fine degli anni Venti: il Ragazzo morso da
un ramarro. L’opera, che risale all’inizio del soggiorno romano di
Caravaggio e databile intorno al 1596-1597, colpisce innanzitutto per la resa
del brusco scatto dovuto al dolore fisico e alla sorpresa, che si esprimono
nella contrazione dei muscoli facciali del ragazzo e nella contorsione della
sua spalla. Ma anche per la “diligenza” con cui il pittore ha reso il brano
della natura morta con la caraffa trasparente e i fiori, come sottolineò
Giovanni Baglione già nel 1642.
Nella sala introduttiva, dedicata alla figura di Roberto Longhi e alla
Fondazione da lui istituita, è esposto un disegno a carboncino della sola
figura del ragazzo, tratto dallo stesso Roberto Longhi, che vi appose la
propria firma e la data 1930. Si tratta di un d’après, dal foglio a
grandezza quasi naturale, che non solo dimostra l’abilità di disegnatore dello
storico dell’arte, ma che soprattutto ne
attesta la perfetta comprensione dell’organizzazione luminosa del dipinto che
aveva davanti agli occhi.
In seguito, al Caravaggio e ai cosiddetti
“caravaggeschi” lo storico dell’arte dedicò un’intera vita di studi, dal primo
saggio del 1913 alla monografia Caravaggio del 1952, anticipata l’anno precedente dalla Mostra del Caravaggio
e dei Caravaggeschi, allestita a Milano in Palazzo Reale, che riscosse un
immediato successo di pubblico, contribuendo alla successiva e immensa fortuna
dell’artista.
Longhi è stato non solo il più importante storico dell’arte italiano
del suo secolo, ma anche un grande collezionista. Nella sua dimora fiorentina,
la villa Il Tasso, oggi sede della Fondazione che gli è intitolata, ha raccolto
un numero notevole di opere dei maestri di tutte
le epoche, per lui occasione di ricerca e di studio. Tra queste, il
nucleo più rilevante e significativo è senza dubbio quello che comprende le
opere del Caravaggio e dei suoi seguaci.
La mostra si apre con queste suggestive parole, scritte da Roberto
Longhi nel 1951: “Dopo il Caravaggio, i “caravaggeschi”. Quasi tutti a Roma,
anch’essi, e da Roma presto diramatisi in tutta Europa. La “cerchia” si potrà
dire, meglio che la scuola; dato che il Caravaggio suggerì un atteggiamento,
provocò un consenso in altri spiriti liberi, non definì una poetica di regola
fissa; e insomma, come non aveva avuto maestri, non ebbe scolari.”
Quattro tavolette di Lorenzo Lotto e due dipinti di Battista
del Moro e Bartolomeo Passarotti aprono il percorso espositivo con
l’intento di rappresentare il clima artistico del manierismo lombardo e veneto in cui si è formato Caravaggio.
Oltre al Ragazzo morso da un ramarro è in mostra Il Ragazzo che monda un frutto, una copia
antica da Caravaggio, che Longhi riteneva una “reliquia”, tanto da
esporla all’epocale rassegna di Palazzo Reale a Milano nel 1951.
A seguire sono esposti oltre quaranta dipinti degli
artisti che per tutto il secolo XVII sono stati influenzati dalla sua
rivoluzione figurativa.
Tra questi è possibile ammirare tre tele di Carlo Saraceni; l’Allegoria
della Vanità, una delle opere più significative di Angelo Caroselli;
l’Angelo annunciante di Guglielmo Caccia detto Il
Moncalvo; la Maria Maddalena penitente di Domenico
Fetti; la splendida Incoronazione di spine di Pier
Francesco Mazzucchelli, detto il Morazzone.
Tra i grandi capolavori del primo caravaggismo spiccano inoltre cinque
tele raffiguranti Apostoli del giovane Jusepe de Ribera e
la Deposizione di Cristo di Battistello Caracciolo, tra i
primi seguaci napoletani del Caravaggio. La Negazione di Pietro è poi il
grande capolavoro di Valentin de Boulogne, recentemente esposto al
Metropolitan Museum of Art di New York e al Museo del Louvre di Parigi, la cui
ambientazione è un preciso riferimento alla famosa Vocazione di San Matteo
di Caravaggio, nella chiesa romana di San Luigi dei Francesi. Con opere di
rilievo sono presenti anche artisti fiamminghi e olandesi come Gerrit van
Honthorst, Dirck van Baburen e soprattutto Matthias Stom.
Notevoli anche le opere di due pittori di incerta identità, noti come Maestro
dell’Emmaus di Pau e Maestro dell’Annuncio ai pastori, oltre a due
piccoli ma significativi paesaggi di Viviano Codazzi e Filippo
Napoletano.
Tra gli altri grandi artisti si segnalano i genovesi Bernardo
Strozzi, Giovanni Andrea De Ferrari e Gioacchino Assereto. E ancora:
Andrea Vaccaro, Giovanni Antonio Molineri, Giuseppe Caletti,
Carlo Ceresa, Pietro Vecchia, Francesco Cairo e
Monsù Bernardo.
A una stagione più avanzata sono riferibili due
capolavori di Mattia Preti – l’artista che più di ogni altro contribuì a
mantenere fino alla fine del Seicento la vitalità della tradizione caravaggesca
– e due bellissime tele di Giacinto Brandi con le quali si conclude il percorso espositivo.
La mostra è accompagnata da un catalogo realizzato da Marsilio Editori
che presenta le opere del Caravaggio e dei suoi seguaci nella Collezione
Longhi, corredate da una scheda e da una breve biografia degli artisti.
Michelangelo Merisi detto il Caravaggio
Ragazzo morso da un ramarro
1597 circa
Olio su tela, 65,8 x 52,3 cm
Firenze, Fondazione di Studi di
Storia dell'Arte Roberto Longhi
Valentin de Boulogne
Negazione di Pietro
1615-1617 circa
Olio su tela, cm.
171,5 x 241 cm
Jusepe de Ribera
San Tommaso
1612 circa
Olio su tela, cm. 126 x 97