di
Laura Gorini - Scelgo
la musica, indosso la cuffia, entro nella mia bolla creativa e mi
abbandono alla scrittura. Divento, io stessa, la scrittura.
Rifugge
le etichette, considera la genialità non catalogabile e descrive
come vero il suo modo di scrivere. Lei la scrittrice, poetessa ed
editore Stefania Convalle, dichiara fin dalle prime battute, di
scrivere per i suoi lettori e non “per chiudere tutto in un
cassetto”.
Stefania,
perché scrivere e pubblicare un libro oggi?
Scrivere,
per uno scrittore, è un’esigenza che appartiene alla notte dei
tempi. Che sia oggi, ieri o domani, non conta. Conta esprimere la
propria arte, se ci appartiene. La pubblicazione è una conseguenza,
almeno per me. Scrivo per i miei lettori, non per chiudere tutto in
un cassetto.
In
un'epoca in cui la Tecnologia, Internet e il Digitale la fanno da
padroni, come si può amare e apprezzare il profumo della pagine dei
libri e della carta stampata?
Non
credo che la Tecnologia in tutte le sue espressioni sia riuscita a
mettere in un angolo la carta stampata. Personalmente amo il libro in
carne ed ossa e mai lo sostituirei con ebook et similia. E credo che
la maggioranza dei lettori sia della mia stessa opinione.
Siamo
tutti tecnologici ma paradossalmente amiamo sovente per
l'abbigliamento il vintage: come te lo spieghi?
Non
è difficile rispondere a questa domanda, perché io sono poco
tecnologica, giusto quel tanto che basta per sopravvivere! Quindi amo
tutto ciò che abbia un fascino nostalgico, compreso il vintage.
Abbiamo
forse un bisogno nascosto di tornare alle origini?
Abbiamo
bisogno di toccare.
Di provare sensazioni ed emozioni. La tecnologia, se pur utile, è
fredda.
A
proposito di vintage, quali sono gli autori e i romanzi che sono alla
base della tua passione per la Scrittura e la Letteratura?
Non
sono tanto vintage
gli scrittori che sono alla base della mia passione, sai? Sicuramente
Oriana Fallaci, in prima battuta. I suoi romanzi hanno fatto parte
della mia adolescenza. Come Isabel Allende, che ho seguito fin da
quando l’ho scoperta: la sua scrittura così “di pancia” mi ha
coinvolta ed è diventata la mia modalità. Ma ci sono tanti
scrittori che ho seguito e seguo, pilastri della letteratura,
soprattutto americana, che amo parecchio.
Leggendo
sovente alcuni testi di alcuni scrittori in erba anche in fase di
bozze, si può notare che vogliano assomigliare un po' troppo a
mostri sacri della narrativa mondiale oltre che ai classici. Come si
può evitare ciò e, soprattutto, come si può trovare un proprio
stile?
Sfondi
una porta aperta con questa domanda. I laboratori di scrittura che
conduco vertono proprio su questo punto: trovare il proprio stile e
la propria unicità. Non è facile e richiede un duro lavoro di
ricerca e di consapevolezza. Ma prima bisogna imparare a scrivere. È
come un musicista che prima deve conoscere la musica classica e poi,
quando è padrone della materia, trovare il proprio Jazz.
Tu
come l'hai trovato e con quali parole lo descriveresti?
L’ho
trovato scrivendo, scrivendo, scrivendo. Leggendo, leggendo,
leggendo. Sperimentando, sperimentando, sperimentando.
Come
lo definirei? Vero.
In
linea generale ti spaventano le definizioni troppo nette e le
classiche etichette?
Non
mi spaventano, ma le rifuggo. Quando mi chiedono a che genere
appartengono i miei romanzi, non trovo la risposta, perché la
risposta non c’è. La narrativa di
genere credo sia
la morte dell’arte e della creatività. La genialità -parlo in
generale - non è catalogabile.
Ma
quali sono le maggiori paure che provi quando ti accingi a scrivere
un romanzo?
Nessuna
paura. Solo grande appagamento.
Sei
una persona che ama scrivere di getto o sei più riflessiva?
Ambedue
le cose, se per riflessiva si riferisce ai contenuti. Scrivo di
getto, sotto l’onda dell’ispirazione che ho imparato a cercare
quasi a comando. Scelgo la musica, indosso la cuffia, entro nella mia
bolla creativa e mi abbandono alla scrittura. Divento, io stessa, la
scrittura.
E
cos'altro sei Stefania?
Un
essere umano, in continua evoluzione.