di Giuseppe Lalli - CAMARDA
(L’Aquila) - Domenica 29 dicembre 2019 si è svolto a Camarda, per
iniziativa dell’associazione culturale “Il Treo”, la XXXI edizione del Presepe Vivente. Il percorso ha preso
le mosse dalla piazzetta di Piedi la Forma, dove si esibiva la “Corale
aquilana” con suggestivo concerto, per snodarsi poi parallelamente alla strada
del Fossato, raggiungendo le vie strette dei suggestivi quartieri del Colle
e di Camardella.
In
questi vicoli che sanno di antico, all’entrata di piccole incantevoli grotte,
in una delle quali sostavano giovani figuranti vestiti da briganti (figura,
questa del brigante, mai scomparsa dall’immaginario del mondo contadino
abruzzese), venivano riproposti da uomini e donne vestiti con abiti
tradizionali antichi ed affascinanti mestieri, quali il fabbro, il ciabattino,
il mastàro (colui che aggiustava il basto - “u mmàstu”, in dialetto -, una grossa rudimentale sella che veniva posta sulla
groppa dell’asino, animale da soma indispensabile ai nostri contadini fino a
cinquanta anni fa), lo scrivano.
Oltre
ad attività domestiche quali la tessitura e la cardatura della lana, la
conciatura del grano con uno strumento anch’esso rudimentale, chiamato “u corveju”, che, consistente in un ampio
telaio circolare di latta bucherellato, delimitato da una circonferenza di
legno e appeso tramite una fune al punto di convergenza di tre grossi pali
poggiati sul terreno, richiedeva mani di donne esperte; o infine la pasta fatta
in casa con farina amalgamata con uova fresche, ammassata e poi spianata sulla
tavola con il mattarello, come facevano le nostre mamme e, ancor più, le nostre
nonne.
Molti
i punti gastronomici, nei quali si potevano degustare saporite pizze fritte, la
“joncata”, la giuncata, fresco ed
invitante formaggio ancora allo stato fluido che si ricavava da quel che
restava nel fondo del recipiente allorché le massaie preparavano forme di cacio
di vacca o di pecora per il consumo familiare. Sempre gradito, alla fine del
percorso, il piatto di saporite cotiche e fagioli; gustosissima e piccante al
punto giusto, infine, la minestra di tritoli,
pasta ammassata con acqua e farina, con patate e fagioli. Il tutto innaffiato
da ottimo vin brulé.
Suggestivo
anche l’allestimento della grotta della Natività, ai piedi dell’Intagliata,
con una bimba appena nata a fare da Bambinello. Appropriati erano i canti che
facevano da colonna sonora alle parole dello speaker, che riproponevano
il mistero antico e sempre nuovo della nascita del Salvatore. Il merito di
tutto va agli animatori dell’associazione culturale “Il Treo” e alle oltre
centocinquanta comparse che anche quest’anno hanno regalato ai visitatori
un’affascinante tuffo nel passato, in uno scenario reso ancor più poetico dai
fiocchi di neve che volteggiavano nell’aria rigida, portati dal vento del
vicino Gran Sasso.
Camarda conserva
un suo fascino tutto particolare, con i suoi vicoletti pieni di mistero, dove
risuonano voci antiche che non si sono mai spente; e con le sue grotte
fiabesche, dove la fantasia rivede donne anziane e ragazze in fiore che nelle
lunghe sere invernali attendevano con pazienza ai lavori di maglia o di
uncinetto. Ad ammirarla dall’alto, dolcemente adagiata sulle propaggini del
monte Intagliata, Camarda appare un grande, incantevole presepe anche
quando non è Natale.