Opera, Patricia Petibon e le donne de "Les Contes d'Hoffmann". L'intervista di Fattitaliani

Nell'opera fantastica di Jacques Offenbach "Les Contes d'Hoffmann" il poeta Hoffmann lega i differenti momenti della storia attraverso le proprie vicissitudini e l'amore verso quattro donne diverse (Stella, Olympia la bambola meccanica, la cantante Antonia e la cortigiana Giulietta) in distinte ambientazioni che nella realizzazione in scena alla Monnaie di Bruxelles fino al 2 gennaio 2020 (cast) diventano un tutt'uno affascinante, colorato, originale, vintage e tecnologico allo stesso tempo.
La direzione del regista Krzysztof Warlikowski e i costumi e la scenografia di Małgorzata Szczęśniak si rivelano vincenti e accompagnano lo spettatore nella lunga durata dello spettacolo senza fatica, grazie alla direzione orchestrale dell'eccellente Alain Altinoglu. Nel cast artisti di grande calibro, fra cui il soprano francese Patricia Petibon che con disinvoltura, virtuosismo, forza vocale si mette nei panni dei quattro personaggi che interpreta Olympia, Antonia, Giulietta, Stella. L'intervista di Fattitaliani parte proprio da qui.
Che significa interpretare quattro ruoli diversi in una sola opera? 
È un'esperienza molto atletica sia fisicamente che mentalmente, trovare l'incarnazione, trovare il colore nella lingua francese, come far evolvere queste donne che sono tutte diverse: è una prova.
Una sfida...
Effettivamente Offenbach è una scrittura molto particolare, tesa. Giulietta alla fine si rivela più flessibile, ma la cosa più importante e difficile allo stesso tempo è l'interazione con gli altri personaggi e la creazione di queste donne interagendo con gli altri.
La messa in scena aiuta gli artisti ad esprimersi?
Penso proprio di sì perché offre un parametro moderno di profondità nella conoscenza delle donne. Il fatto che siano degli attori che recitano a teatro nel teatro, con la videocamera che osserva: è strano, è un omaggio che il regista ha voluto fare a tutte le attrici.
Fra le quattro donne quale sente più vicina?
Forse quella che "ci" assomiglia maggiormente è Antonia: lei esprime la perdita, lo smarrimento. Lei si perde, è mortifera ma anche la più viva, la più umana, ci assomiglia in questa empatia: è la più dolorosa.
Inoltre, è una cantante che dà la vita cantando...
Sì, muore cantando. Io spero di non morire cantando (ride, ndr): l'elemento che ne contraddistingue ed esalta la bellezza è l'enigma della morte, è il cuore dell'opera.
Secondo lei, quale compositore ha più di tutti compreso l'universo femminile?
Mozart senza dubbio: era innamorato delle donne. È moderno e le sue opere offrono una psicologia alle donne, l'intelligenza; è il più grande femminista. Giovanni Zambito.
Foto di Bernd Uhlig
Fattitaliani

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