«Sono
“cose” di vita, tristanzuole, disperate ed infelici, orride, buffe, di potenti
ed amoralità. Sono “cose” belle, libri, varia umanità. Internazionali,
speciali, private-esistenziali.» Intervista di Andrea Giostra
Buon giorno Prof. Lo Verso, benvenuto e grazie per la
tua disponibilità. Lei negli anni Novanta, insieme ad altri psicologi e
psicoterapeuti, è stato uno dei fondatori del Corso di Laura in Psicologia
dell’Università di Palermo, ma è sempre stato un grande lettore, saggista e
scrittore. Come si vuole presentare ai nostri lettori che non dovessero conoscerla?
Mi presenterei nella complessità di una esistenza.
Sono siciliano, profondamente, ma con madre bergamasca e una vita
nord-sud. Ho fatto il subacqueo semi-professionista mentre facevo un lungo
training gruppo analitico tra Roma, Milano e Londra. Mi
sono occupato, da sempre, di psicoterapia e ho co-fondato la laurea in psicologia
clinica dell’Università di Palermo (oggi gestita da bravissimi
colleghi) di cui sono orgoglioso. Mi sono occupato di ricerca-intervento sulla psicologia
mafiosa e sono uno sciasciano impegnato per l’etica, la
democrazia, contro il razzismo. Ho tre figli.
Come è nata la sua passione per la lettura e l’arte
della scrittura?
Sin da ragazzino. Divoravo libri di mare e altri.
Nella sua carriera di accademico, di saggista e di
scrittore, ha pubblicato centinaia di libri. Se dovesse selezionarne tre e
volesse da presentare ai nostri lettori in questa chiacchierata, di quali ci
parlerebbe e perché?
Ho pubblicato tanti articoli e saggi e 44 volumi,
soprattutto con gli editori Angeli e Cortina. Tre rappresentativi
“Gruppoanalis soggettuale” con Marie Di Blasi che ho
pubblicato con Cortina editore (2011) e che riassume larga parte
della mia elaborazione teorico-clinica; “La Mafia dentro” (1998)
che ho pubblicato con Angeli editore e “Mediterraneo dentro”
(2017) con Qanat editore di Palermo. Mi conceda di aggiungerne un
quarto, metodologico, che è appena uscito dal Mulino edizioni, “Fare
gruppi: indicazioni per la clinica, la formazione, la ricerca”.
Venerdì 27 dicembre 2019 alle ore 18:00, a Palermo,
presso la nota sede di Molti Volti a Ballarò, presenterà il suo nuovo libro. Ci
vuole parlare di questa sua ultima opera? Come nasce, quali gli argomenti
trattati e il messaggio che vuole arrivi al lettore di questo libro?
È un libretto. Si chiama “Cose: un flash per un
agile manualetto etico/esistenziale un po’ naif”. Esce da Qanat
edizioni. Sono “cose” di vita, tristanzuole, disperate ed infelici,
orride, buffe, di potenti ed amoralità. Sono “cose” belle, libri, varia
umanità. Internazionali, speciali, private-esistenziali. Alla presentazione lo
accompagneremo con musica e letture. Spero sia un momento piacevole.
«Quando la lettura è per noi l’iniziatrice le cui
magiche chiavi ci aprono al fondo di noi stessi quelle porte che noi non
avremmo mai saputo aprire, allora la sua funzione nella nostra vita è salutare.
Ma diventa pericolosa quando, invece di risvegliarci alla vita individuale
dello spirito, la lettura tende a sostituirsi ad essa, così che la verità non
ci appare più come un ideale che possiamo realizzare solo con il progresso
interiore del nostro pensiero e con lo sforzo del nostro cuore, ma come
qualcosa di materiale, raccolto infra le pagine dei libri come un miele già
preparato dagli altri e che noi non dobbiamo fare altro che attingere e
degustare poi passivamente, in un perfetto riposo del corpo e dello spirito.» (Marcel Proust, in “Sur la lecture”,
pubblicato su “La Renaissance Latine”, 15 giugno 1905). Qual è la
riflessione che le porta a fare questa frase di Marcel Proust sul mondo della
lettura e sull’arte dello scrivere?
Che mi sono trovato a confrontare l’esperienza della
lettura e quella dell’analisi. Due modi profondamente diversi ma entrambi assai
utili di guardare a sé e al mondo e di far crescere questa capacità.
«Non mi preoccupo di cosa sia o meno una poesia, di cosa sia un romanzo.
Li scrivo e basta… i casi sono due: o funzionano o non funzionano. Non sono
preoccupato con: “Questa è una poesia, questo è un romanzo, questa è una
scarpa, questo è un guanto”. Lo butto giù e questo è quanto. Io la penso così.» (Ben Pleasants, The Free Press Symposium:
Conversations with Charles Bukowski, “Los Angeles Free Press”, October
31-November 6, 1975, pp. 14-16.) Lei è d’accordo con Bukowski? Cosa ne pensa?
La letteratura è anche studio, lavoro, metodo,
cultura. Non so perché ma sono sempre stato attirato dalla prosa, poco dalla
poesia. So che ho perso molto ma è andata così.
Secondo Lei perché un romanzo, un libro, una raccolta di poesie
abbia successo è più importante la storia (quello che si narra) o come è
scritta (il linguaggio utilizzato più o meno originale e accattivante per chi
legge)?
Banalmente, direi entrambe. Nei testi che ho amato ho sempre fatto più
riletture. Nella prima vengo preso dalla trama, dalla storia. Nelle successive
mi gusto di più i dettagli, il linguaggio.
Quali sono secondo te le caratteristiche, le qualità,
il talento, che deve possedere chi scrive per essere definito un vero
scrittore? E perché proprio quelle qualità?
Penso che chi scriva debba avere una grossa cultura e
tante letture alle spalle. Le cose naif saranno piacevoli ma sono
consumistiche. Ci vuole una grossa formazione, preparazione. Molto metodo,
capacità creative e linguistiche. Io ho scritto tanti libri sulla psicoterapia
e la psicologia mafiosa. E qualcuno esistenziale, moralistico e sul mare.
Tuttavia, non so scrivere. Sciascia diceva che aveva perso troppo tempo per
imparare a scrivere per poter imparare a parlare in pubblico. Io ritengo, anche
per allenamento, di sapere parlare, di sapere scrivere cose scientifiche. Ma
non so scrivere letteratura che è molto, in primo luogo, linguaggio. Mia
figlia, invece, vuole fare la scrittrice e sa scrivere.
Chi sono stati Suoi modelli, i Suoi autori preferiti,
gli scrittori che ha amato leggere e che legge ancora oggi?
Troppi, ovviamente. Gli
autori di mare, Proust, Musil, Joyce, Sciascia, Yourcenar, Omero, molta saggistica storica,
mediterranea, molta letteratura professionale del mio campo, ecc.
Gli autori e i libri che secondo Lei andrebbero letti
quali sono? Consigli ai nostri lettori almeno tre libri e tre autori da leggere
assolutamente.
Domanda quasi impossibile.
Come amare, direi, la diade Odissea e Horcynus Orca di D’Arrigo, (con condimento di Stevenson, Conrad, Melville,
Corto Maltese). Facciamoli passare per
uno e citerei poi l’incredibile testimonianza umana che è “Se questo è un uomo” di Levi e poi “Il Maestro e Margherita” di Bulgakov. Siccome non resisto mi
lasci fare un riferimento a tutta l’opera di Sciascia e Camilleri.
Certamente bello. I social democratizzano ma
spesso sono nemici del “pensarci su”. Basti pensare quanto odio
razziale, menzogne, manipolazioni sono state fatte passare attraverso di esso.
L’arte, tuttavia, ha creato bellezza ma non è il suo mestiere “curare”
il mondo dai suoi mali. Può solo dare un po’ di consolazione a qualcuno di noi.
In questo sono un terapeuta rigido. Per curare, combattere l’odio sociale,
abolire guerre ed inquinamento, omofobia, antifemminismo, ecc., ci vogliono
strumenti duri e rigorosi. Cultura compresa ma certo non da sola.
Come vuole concludere questa chiacchierata? Come vuole
lasciare i nostri lettori?
Con la speranza che ci rivedremo a Molti Volti,
nei libri, altrove e mi piace dire che nella molteplicità che ho delineato ho
avuto, come cantava Sergio Endrigo, molto “del bene e del male del
mondo”. E quindi, sono stato fortunato anche se mi piacerebbe vivere in un
mondo con meno cattiverie e ingiustizie.
Girolamo Lo Verso
Qanat editoria & arti visive
Andrea Giostra