Milena Gori, attrice e modella: "Mi lascio travolgere, anzi “soffocare” dal personaggio quando lo interpreto e ne assorbo ogni energia". L'intervista


di Andrea Giostra

Ciao Milena, benvenuta e grazie per la tua disponibilità. Se volessi presentarti ai nostri lettori cosa racconteresti di te quale attrice?
Definirmi attrice credo sia, al momento, un parolone. La mia carriera si può considerare realmente avviata l’estate scorsa, quando sono stata convocata a co-presentare insieme a due eccellenti professionisti il “Kalat Nissa Film Festival”. Uno di questi due professionisti era Roberto Giacobbo, il noto giornalista e conduttore televisivo, autore documentarista e scrittore. In quella occasione lui era il direttore artistico; grazie a questa opportunità ho avuto modo di conoscere il regista Michele Li Volsi il quale, dopo un’audizione, mi ha fortemente voluto nel progetto del corto “La Forza di Alice” come coprotagonista. Ero orgogliosa di questo perché Michele era il regista del corto vincitore del premio “Tulipani di Seta Nera” edizione 2019 e del premio Rai per il Corto. Questo cortometraggio adesso è in concorso per essere selezionato al prossimo “David di Donatello”. 
Qual è il percorso artistico che hai seguito e che ti ha condotto dove sei ora? 
Ho svolto un percorso personale, iniziando con la fotografia, sfilando come modella per abiti da sposa. Tuttavia sentivo il bisogno di cambiare così mi sono recata agli studi di Cinecittà per rispondere a un annuncio per un lavoro di tipo amministrativo. Avendo una fortissima passione per il cinema e predisposizione al mondo della recitazione ho avuto modo di conoscere Giorgio Tonti, il grande maestro, attore e direttore alla fotografia, che ebbe una grande svolta nella sua vita lavorativa grazie alla collaborazione nel cinema con il grande Totò. Egli collaborò con Totò in una decina dei suoi film e spesso mi raccontava di come il grande attore fosse una persona affabile e molto umana. Durante questo periodo mi venne dato modo di conoscere il mondo del cinema da dietro le quinte, studiando e lavorando come segretaria di edizione e assistente alla regia. Contemporaneamente a questo proseguì il mio lavoro da modella conciliando posa ed espressività, lavorai a dei progetti fotografici collaborando con professionisti di grande rilievo, progetti che sono stati oggetto di importanti mostre fotografiche e pubblicati in diversi magazine. Tra questi cito, ad esempio, il “The Clown” oggetto di mostra di livello nazionale a Salerno presso Palazzo Fruscione, oppure il progetto intitolato “Ipocondria” pubblicato sulla rivista internazionale “Image Mag”. Nel frattempo, la forte predisposizione alla recitazione mi ha spinto a seguire un percorso di recitazione tramite un percorso accademico a Roma durato quattro anni. È stato a seguito della conclusione di questo percorso, come accennavo prima, che sono stata chiamata al festival e successivamente a interpretare il mio primo importante ruolo ne “La Forza di Alice”. A seguito di questa svolta sto per essere impegnata anche in progetti legati allo spettacolo e alla tv. 
Come definiresti il tuo stile recitativo? C’è qualche attore o attrice ai quali ti ispiri? 
Il metodo recitativo che utilizzo può essere definito una contaminazione da un lato del noto metodo Stanislavskij dall’altro fortemente un metodo personalizzato. Mi lascio travolgere, anzi “soffocare” dal personaggio quando lo interpreto e ne assorbo ogni energia. Definirei tutto questo come una forma quasi di “possessione” e dopodiché non ho più la forza di ribellarmi ad esso. Mi inizio a identificare completamente nel personaggio e lo trasfiguro come se fosse reale, poi lo personalizzo facendolo mio. Ci sono sicuramente delle grandi attrici da cui traggo ispirazione, dei veri “mostri sacri” come lo sono state Claudia Cardinale e Anna Magnani. Delle attrici di oggi, invece, amo Cate Blanchett, Angelina Jolie e la brava italiana Giulia Michelini; tuttavia ritengo che non potrei mai provare a imitarle, sarebbe un gravissimo errore. Posso sicuramente trarre ispirazione da queste grandissime attrici e impegnarmi al massimo per esprimere il mio personale stile recitativo.
Chi sono stati i tuoi maestri che ami ricordare e che ti hanno insegnato il mestiere? 
Per il mio percorso lavorativo e professionale devo ringraziare innanzitutto Giorgio Tonti, direttore alla fotografia e regista, la mia formazione e la mia forte passione per il cinema la devo innanzitutto a lui; un altro grande maestro a cui devo tanto è Emilio Conciatori, famoso pittore e promotore dell’arte del body painting, purtroppo scomparso da qualche anno, grazie a lui la mia tecnica espressiva e la mia arte in posa si è potuta perfezionare; infine Mino Sferra, regista, attore, direttore dell’Accademia teatrale “Menandro” che mi ha formato a livello di recitazione.
Chi i registi secondo te più importati con cui vorresti lavorare? 
Gabriele Muccino, Guido Lombardi, Alessandro Piva, e tantissimi registi di Hollywood tra cui cito Joss Whedon e i fratelli Russo. 
«L’essenza della forma drammatica è lasciare che l’idea arrivi allo spettatore senza essere formulata con troppa nettezza. Una cosa detta in modo diretto non ha la stessa forza di ciò che le persone sono costrette a scoprire da sole.» (tratto da “Il più grande azzardo di Kubrick: Barry Lyndon”, di Marta Duffy e Richard Schickel, pubblicato su Time, 15 dicembre 1975). Cosa ne pensi di questa frase di Kubrick? Nel teatro secondo te come va innescata la forza della drammaticità di una rappresentazione?

Kubrick in questa frase vuole intendere che la piena drammaticità di una scena e di conseguenza di un ruolo che l’attore può interpretare non andrebbe espressa nella sua interezza, bensì è opportuno lasciar allo spettatore un alone di suspence; in questo, chi interpreta dovrebbe essere in grado di farlo, che si tratti di teatro che di cinema. Io, personalmente, adopero il metodo Stanislavskij dove tutto si fonda sull’approfondimento della psiche del personaggio e su una sua dettagliata ricerca tra mondo interiore del personaggio e quello dell’attore. Provo a esternare le emozioni interiori, drammatiche, rielaborandole a livello intimo e, ove ciò non sia sufficiente, si lavora con l’immaginazione creando nella mente delle scene che se vissute nella vita reale mi distruggerebbero. In quegli istanti solo il regista può “guidarti” e consigliarti l’intensità del dramma che va comunicato. 
Nel gigantesco frontale del Teatro Massimo di Palermo, la mia città, c’è una grande scritta, voluta dall’allora potente Ministro di Grazia e Giustizia Camillo Finocchiaro Aprile del Regno di Vittorio Emanuele II di Savoia, che recita così: «L’arte rinnova i popoli e ne rivela la vita. Vano delle scene il diletto ove non miri a preparar l’avvenire». Tu cosa ne pensi di questa frase? Davvero l’arte e la bellezza servono a qualcosa in questa nostra società contemporanea tecnologica e social? E se sì, a cosa serve oggi l’arte secondo te?
L’Arte, nel suo significato più ampio riguarda ogni attività umana, svolta singolarmente o nella collettività, che conduce alla creatività ed espressione estetica di qualcosa di unico o comunque particolare. Spesso poggia su abilità innate o acquisite a seguito di uno studio o di una esperienza. L’arte è il linguaggio in assoluto più importante nella vita umana da sempre, perché trasmette emozioni e messaggi solo tramite l’espressività. Essa non ha epoche esiste da sempre, ovviamente subendo poi nel tempo graduali trasformazioni e forme. Già gli antichi greci si servivano del teatro (commedie e tragedie), della musica, dell’architettura, della letteratura; e così nel corso dei secoli fino allo stile moderno che ha coinvolto tutti dandoci modo di viverla direttamente. A parer mio l’arte è letteratura, poesia, recitazione, scultura, pittura, danza, cucina… tutto ciò che è creatività. Credo proprio che senza l’arte non si possa vivere, io stessa non sopravviverei senza la mia arte. Essa è l’ossigeno che ti tiene in vita nel campo artistico e io questo lo vivo nel cinema, che è la carriera che più di tutte vorrei intraprendere. 

Perché secondo te oggi il teatro e il cinema sono importanti e vanno seguiti? 
Cinema e teatro possono aiutarci spesso a migliorare le nostre vite. Si va al cinema o al teatro a vedere uno spettacolo, osservando e ascoltando gli attori e le loro storie e ci si accorge che spesso ci si immedesima e si riscontrano attitudini con le proprie vite. Ad esempio anche da ciò che si apprende da questo spettacolo possiamo anche trovare una soluzione ad un nostro problema, o vivere una situazione in maniera diversa. Altre volte, invece, possiamo vivere forti emozioni o semplicemente ridere, riflettere, piangere, arrabbiarsi, incuriosirsi. Cinema e teatro possono essere magia. Tramite essi possiamo sentirci più vivi. 
Se dovessi consigliare ad un’amica tre libri da leggere quali consiglieresti e perché? 
Il primo libro che consiglierei, il mio favorito, è per chi ama il brivido ed è “IT” di Stephen King. Sono amante della letteratura horror e questo romanzo fa riferimento alle più recondite paure dell’essere umano. Lo consiglio perché grazie ad esso io ho imparato a esorcizzare le mie paure, affrontarle e superarle. Poi consiglio “Storia di una ladra di libri”, un romanzo emozionante e bellissimo che mette in risalto la capacità terapeutica della lettura intesa in questa storia come medicina contro l’angoscia e le ansie della guerra. La protagonista è la bambina Liesel costretta a vivere l’orrore dell’olocausto e che trova nella lettura, nei disegni, nei personaggi di fantasia un modo per evadere dalla realtà ma nello stesso tempo mantenere integro il prezioso dono della vita. 
Tre spettacoli imperdibili da vedere assolutamente? Quali e perché? 
Cito tre classici teatrali, a cui peraltro sono anche legata: La Locandiera di Goldoni è stata la prima opera che ho rappresentato a teatro. Mirandolina è bellissima, intraprendente, esuberante, brillante, intelligente e seduttrice. Gestisce grazie alle sue doti una grande locanda, ma è fonte di espressione della sicurezza e della determinazione delle donne. Consiglio quindi di andare appena possibile a vederla, specialmente alle donne! Poi cito Il telegramma, di Aldo Nicolaj. La protagonista qui vive con l’ansia di poter partire per Parigi e coronare il suo sogno di diventare un’attrice conosciuta. Tuttavia è costretta a un certo punto a dover far fronte a un imprevisto. Non voglio anticipare nulla, se riuscirà a realizzare il suo obiettivo, ma consiglio di andare a scoprirlo. Infine, un grande classico greco, una tragedia, la Medea di Euripide. Il dramma rappresentato in questa tragedia evidenzia come le donne, rifiutate e abbandonate dal proprio amore e sostituite da un’altra donna possono arrivare a perdere la ragione. Questo non dovrebbe accadere, non si deve scivolare nella follia. Medea infatti dà la peggiore risposta compiendo un orrendo gesto per punire il proprio uomo dell’umiliazione subìta. Vedere questo dramma suscita sempre grande suspence e vi farà versare anche qualche lacrima. 
Immagina una convention all’americana, Milena, tenuta in un teatro italiano, con qualche migliaio di adolescenti appassionati di teatro e di cinema. Sei invitata ad aprire il simposio con una tua introduzione di quindici minuti. Cosa diresti a tutti quei ragazzi per appassionarli al mondo della recitazione, del teatro? Quali secondo te le tre cose più importanti da raccontare loro sulla tua arte? 
Se scegliete di fare questo mestiere innanzitutto divertitevi, innamoratevi di esso giorno dopo giorno, fino a comprenderne i pregi ma anche i difetti. Un aspetto importante di questo mestiere è avere tanta autostima e carattere, quindi non permettete a nessuno di giudicarvi dicendo che non sapete fare qualcosa e se qualcuno provasse a sminuirvi non permetteteglielo mai. Detto questo, è logico che essere un attore o un’attrice non è semplice bisogna sempre avere rispetto e educazione nei confronti di tutti, essere così aiuta a mantenere una giusta armonia sul set in modo da lavorare nel migliore dei modi. Soprattutto però è necessario uno studio continuo, uno studio intenso, è importante conoscere bene le lingue, in questo mestiere sono fondamentali perché potrebbero aprirvi nuove opportunità verso l’estero. Siate e rimanete voi stessi, sempre!
I tuoi prossimi progetti? Cosa ti aspetta nel tuo futuro professionale che vuoi raccontarci?
Gli impegni iniziano a moltiplicarsi, anche se io cerco di affrontare ogni cosa sempre con la miglior calma possibile. Sono impegnata su un progetto legato ad un nuovo festival, ma non voglio fare troppe anticipazioni. Come attrice nascente parteciperò a un altro festival il prossimo dicembre. Inoltre sto iniziando a muovermi con la televisione. 
Dove potranno seguirti i nostri lettori e i tuoi fan?
Seguite tutti il trailer del film “La Forza di Alice” che è visualizzabile su YouTube, attualmente in concorso per il David di Donatello 2020. Grazie Andrea per l’attenzione e grazie a tutti per avermi dedicato un po’ del loro prezioso tempo!

Milena Gori

Andrea Giostra

Fattitaliani

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