Opera, Salome Jicia è Giovanna d'Arco: mai cantato un ruolo così difficile. L'intervista di Fattitaliani

Alla Monnaie di Bruxelles sabato 12 e mercoledì 16 ottobre arriva "Giovanna d'Arco," settima opera di Giuseppe Verdi in versione concerto: nel ruolo del personaggio c'è la soprano georgiana Salome Jicia che Fattitaliani ha intervistato. Il cast.

Rispetto alla messa in scena completa, un'opera in concerto quali vantaggi e svantaggi potrebbe presentare?

Come ruolo è abbastanza complesso: si chiede tanto alla cantante, dunque è difficile -rimanendo ferma- trasmettere quelle emozioni, quel carattere deciso e semplice allo stesso tempo. Stare in scena fra scenografia e costumi sicuramente aiuta moltissimo. Per me è un debutto e sono preoccupata (ride, ndr).
Non potrebbe costituire anche un vantaggio il fatto di essere concentrata solo sul canto...?
Certo, anche. Sto provando da un mese con la pianista: non ho mai cantato un ruolo così difficile. Ci sono veramente tanti punti in cui Verdi ha messo in difficoltà il cantante.
Una bella sfida...
Sì.
Dal punto di vista storico cosa pensa di Giovanna d'Arco?
Rispetto alla donna Elvira che ho interpretato a Roma devo dire è un personaggio completamente diverso: se la prima è molto isterica, Giovanna è una donna eroica, nobile, guerriera.
Secondo Lei, Giuseppe Verdi cosa voleva rappresentare di Giovanna d'Arco?
Voleva un personaggio abbastanza sensibile e allo stesso momento molto forte: mantenere queste due linee non è questione di professionalismo o esperienza. Quando ha scritto l'opera lui era ancora giovane e si vede che lui cerca ancora il modo di esprimersi per poi diventare il Verdi che conosciamo.
La Monnaie nel presentare l'opera ha scelto la frase "Va' sul campo di battaglia": a lei è stato mai detto?
No, (ride, ndr): già il lavoro di cantante ha questo significato. Noi cantanti siamo messi così. I cantanti devono conquistare il pubblico, saper gestire il tempo, controllare la scena, la possibilità di far vedere cosa possiamo fare.
C'è stato un punto della sua carriera in cui Lei ha detto a sé stessa "ce l'ho fatta!"?
Ci sono stati i momenti dove c'erano i dubbi, ma penso che sia normale, fa parte della crescita e del cambiamento; anzi, direi che è necessario per chi fa musica.
Secondo Lei, la storia verso le donne è stata giusta?
No, certo che no: le donne sono state trattate molto male nel periodo di Giovanna d'Arco. Adesso cominciano ad avere peso, e far capire che hanno potere e non rappresentano più il "sesso debole". Possiamo fare tutto: prima la donna era schiava e forse ancora oggi nel mio Paese la donna è ancora trattata così.
È ancora così?
Ci sono piccole città dove la gente non ha allargato il proprio punto di vista e la pensano così: dobbiamo lavorare ancora tanto.
Torna spesso nel suo Paese?
Sí, io abito in Georgia e mi sposto da lì. Mantenere forte il legame con le mie origini mi aiuta tantissimo. Per me avere il supporto della famiglia è importante: penso sempre a quando mia madre mi diceva e incoraggiava a fare le cose che forse nemmeno io pensavo fossi in grado di fare. Giovanni Zambito.



Fattitaliani

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