Il racconto del viaggio, la cerimonia dell’onorificenza
nel Teatro Tosti, le biografie degli insigniti - di Goffredo Palmerini
L’AQUILA – Sembra una
giornata incerta di sole questo 30 settembre mattina, ancora bagnato dalla
pioggia della sera. Partiamo da Paganica alle 9 per una giornata di
distensione, alla scoperta delle meraviglie d’Abruzzo. A Castelnuovo
prendiamo con noi Flora e Mario Daniele, nostri amici che vivono a
Rochester, negli States, ora in vacanza nel paese natale. E’ una giornata speciale
che si concluderà a Castel di Sangro, in serata, per assistere alla
cerimonia del Consiglio Regionale per il conferimento delle onorificenze 2019 di
“Ambasciatore d’Abruzzo nel mondo”. Mentre gli argomenti della
conversazione coltivano la curiosità per una giornata che si prevede densa di
emozioni, già l’auto infila la striscia d’asfalto che si distende lungo
l’altopiano. Sempre bella la sequela di paesini turriti, arrancati ai due lati dell’altopiano,
sulle falde dei colli che delineano l’acrocoro: San Pio delle Camere, Tussio,
Caporciano, poi su uno sperone Civitaretenga, grazioso borgo che
conserva le vestigia d’un ghetto ebraico, cifra di antiche trascorse
consuetudini di commercio dello zafferano, e l’incantevole Navelli, con
la livrea di Borgo tra i più belli d’Italia.
Lungo la statale fiorisce
una teoria di belle chiese romaniche, a connotare tappe di spiritualità sul
tracciato dell’antico Tratturo magno, che principiava ai piedi del colle
dove sorge L’Aquila, arteria della transumanza per greggi e pastori diretti
verso il Tavoliere delle Puglie. Una di quelle chiese, Santa Maria dei
Centurelli, la più grande, ampia di spazi per la sosta delle greggi, con il
fenomeno migratorio esploso dopo il 1861, conobbe la devozione degli emigranti
che lì si raccoglievano in preghiera prima della partenza per terre straniere.
Davanti al tempio, da alcuni anni, è stato eretto a memoria un monumento
bronzeo all’emigrante, dell’artista aquilano Augusto Pelliccione. Ora,
come da tempo immemorabile, le terre dell’altipiano producono l’oro rosso
migliore del mondo, lo zafferano (crocus
sativus), riconosciuto da un marchio Dop. Per diversi secoli il prezioso
prodotto fece le fortune dell’Aquila, insieme alla lana e al panno aquilano, in
fiorenti commerci con tutta Europa, favorendo l’insediamento nella città murata
di numerose comunità di mercanti stranieri, ancor oggi presenti nella
toponomastica cittadina. Un eccellente zafferano, si diceva, raccolto in gran
copia e al tempo usato non in gastronomia, come oggi si penserebbe, ma per
tingere tessuti.
In alto sulla sinistra,
lungo il rettilineo, sfila Collepietro. Poi, oltre il bivio per San
Benedetto in Perillis, la strada affonda ripida nell’infinita serpentina di
curve e tornanti fino a raggiungere Popoli, vestibolo della Conca
Peligna, retaggio d’un ampio lago nel Pleistocene prosciugatosi per la falla
apertasi nelle Gole che ora la congiungono alla Val Pescara. Si supera il fiume
Pescara, che qui ha le sue copiose sorgenti, per congiungersi più a valle con
l’Aterno e proseguire verso il mare. Già sulla sinistra incombe il monte
Morrone, così sacro agli Abruzzesi per l’impronta celestiniana. Si rivela già a
mezzacosta con l’eremo incavato nella roccia dove l’eremita Pietro Angelerio
fu raggiunto dai messaggeri che gli portavano l’annuncio della sua elezione a
pontefice, avvenuta il 5 luglio 1294 nel Conclave di Perugia. Da lì il monaco
Pietro si partì, qualche giorno dopo, con una grande scorta di fedeli e di due
sovrani, Carlo II d’Angiò e suo figlio Carlo Martello, alla volta
dell’Aquila, per la sua incoronazione. La volle davanti alla sua Basilica di
Collemaggio, il 29 agosto, con l’immensa partecipazione di fedeli - un
cronista riferisce che duecentomila persone assistettero all’evento -
diventando papa Celestino V, passando presto alla storia per il
suo profetico pontificato e per il gesto della rinuncia alla tiara papale, il
13 dicembre 1294, ad appena cinque mesi dalla sua elezione.
Un fatto straordinario,
nella storia della Cristianità, sovente richiamato in questi ultimi anni per
l’analogo gesto di Benedetto XVI, con le sue dimissioni del 28 febbraio
2013. Pur nelle specificità dei due contesti storici, singolari analogie connotano
il gesto di grande umiltà e coraggio di Benedetto XVI con quello di Celestino
V, come pure la venerazione profonda che papa Ratzinger ha più volte
espresso per il predecessore che liberamente rinunciò al pontificato. La
espresse particolarmente nella visita pastorale che egli fece alla città di Sulmona
il 4 luglio 2010 per celebrare gli ottocento anni della nascita di S. Pietro
Celestino. Così tra l’altro, nell’incontro con i giovani, si espresse papa Benedetto
XVI: […] La vera preghiera non
è affatto estranea alla realtà. Se pregare vi alienasse, vi togliesse dalla vostra
vita reale, state in guardia: non sarebbe vera preghiera! Al contrario, il
dialogo con Dio è garanzia di verità, di verità con se stessi e con gli altri,
e così di libertà. […] Tutto questo non distoglie dalla vita, ma aiuta
invece ad essere veramente se stessi in ogni ambiente, fedeli alla voce di Dio
che parla alla coscienza, liberi dai condizionamenti del momento! Così fu per
san Celestino V: egli seppe agire secondo coscienza in obbedienza a Dio, e
perciò senza paura e con grande coraggio, anche nei momenti difficili, come
quelli legati al suo breve Pontificato, non temendo di perdere la propria
dignità, ma sapendo che questa consiste nell’essere nella verità. […].
Siamo ora
a Sulmona, la città del poeta Ovidio, il più grande cantore
dell’amore della latinità che qui era nato nel 43 a.C., morto poi in esilio a
Tomi, sul Mar Nero. Ci fermiamo per una breve sosta. Immancabile la visita alla
bella Cattedrale, dedicata a San Panfilo vescovo, patrono della città. Situata
all’ingresso settentrionale, è la chiesa più antica della città, risalente
all’VIII secolo, edificata sui resti d’un antico tempio di Vesta e Apollo,
secondo la tradizione. Di certo la sua storia trova un primo riferimento nel Chronicon Casauriense, prezioso cespite
documentale dei benedettini di San Clemente a Casauria, che riferisce di un
notevole intervento sulle architetture iniziato nel 1075. Nei secoli
successivi, oltre gli incendi e devastazioni, il tempio subì il terribile
trauma di sconvolgenti terremoti, come quelli devastanti del 1349, 1456 e 1706.
Entriamo in Cattedrale per ammirare soprattutto la cripta, composta di tre
absidi con 14 colonne lapidee risalenti al X secolo. Due scalinate laterali
discendono dalla navata alla cripta, mentre l’ampia scalea centrale discende
all’altare di San Panfilo, con il busto dorato che contiene le reliquie del Patrono.
Nella parete destra un bell’affresco della Madonna col Bambino tra San Michele
Arcangelo e il Battista. Accanto un ambiente dedicato a San Pietro Celestino,
che conserva del monaco poi diventato papa alcuni indumenti, un cilicio,
sandali, paramenti sacri, un crocifisso ligneo ed alcuni suoi documenti
autografi provenienti dall’eremo di Sant’Onofrio al Morrone, laddove Pietro
Angelerio ricevette la notizia della sua elezione al soglio pontificio.
Altra
tappa al prezioso monumento dell’Annunziata. La facciata del complesso,
che dà sul corso cittadino davanti una graziosa piazzetta dove a tanti piace
sostare davanti a un caffè, è davvero di rara suggestione, luminosa al sole di
mezzogiorno come noi ora l’ammiriamo. Ostenta con grazia una sovrapposizione di
stili: gotico il portale ogivale, che era l’antica Porta dell’orologio, con un
arco dove poggia la scultura di San Michele Arcangelo. Coppie di colonne recano
in alto due rosoni. Bella una quattrocentesca finestra trifora con colonnine
tortili su sculture ferine. La parte centrale della facciata ha netta impronta
rinascimentale, con un portale sormontato da un timpano con altorilievo d’una
Madonna con Bambino e quattro angeli, mentre sul prospetto superiore vi è una
bella finestra bifora. Tale porzione di facciata risale alla seconda metà del
Quattrocento. La parte laterale destra, realizzata intorno al 1520, presenta
un’altra bifora sovrastante il portale di un’antica bottega di spezie, privo di
timpano e con decorazioni raffiguranti la l’Angelo e la Madonna. La chiesa a
sinistra, in continuità verso il centro della città, reca rimaneggiamenti
architettonici sulla trecentesca struttura originaria, conseguenti alle
lacerazioni inferte dai terremoti del 1456 e soprattutto del 1706. Il complesso
è il monumento più rappresentativo di Sulmona, dichiarato monumento
nazionale sin dal 1902. Un buon caffè e si riparte lungo la statale 17 che
segue, per un buon tratto, l’antico tracciato del tratturo verso il Tavoliere.
Mentre
saliamo di quota verso l’altipiano delle Cinque Miglia, sulla destra il profilo
dell’abitato di Pettorano sul Gizio, magnifico Borgo classificato tra i
più belli d’Italia. Una serie di curve in mezzo al verde dei boschi, che
ricoprono le montagne sui due lati della strada, ci portano sull’acrocoro, appena
superata a sinistra Roccapia. Ora la strada corre dritta sull’ampia
spianata colorata di biade, fin quando non l’abbandoniamo per raggiungere Rivisondoli,
grazioso centro turistico per sport invernali e per la salubrità dell’aria molto
frequentato tutto l’anno, famoso per una delle più antiche rappresentazioni del
Presepe vivente. Il suo centro storico è una meraviglia di cura
architettonica, le case in pietra hanno le finestre adorne di gerani rossi. Vi
scopriamo, peraltro, un piccolo ristorante con ottimi sapori della cucina
abruzzese e un buon, Montepulciano d’Abruzzo. Giocondo, questo il nome del
locale, merita una citazione anche per l’incantevole contesto urbano in cui è
inserito.
Qualche
chilometro più in là, post prandium,
la visita a Pescocostanzo, un altro dei Borghi più belli d’Italia -
l’Abruzzo ne conta 23 nell’esclusivo Club. Una pioggia non insistente ci limita
tuttavia nell’ammirare l’intero abitato, prezioso nelle architetture di palazzi
e case, come pure nelle basule in pietra bianca e scura, che disegnano le vie,
le scalinate, gli sdruccioli. La fondazione del borgo risale al X secolo, ma
dopo il terremoto del 1456 la ricostruzione fu operata da maestranze lombarde
che hanno lasciato tracce nel tessuto sociale e culturale. Tanto che nella
splendida basilica di Santa Maria del Colle ancor oggi la cerimonia
battesimale si celebra con il rito ambrosiano. L’andiamo ad ammirare, questa
bella basilica, alla quale s’accede lateralmente con un’imponente scalinata
risalente al 1580 e un portale tardo romanico. Unica in Abruzzo per la sua
ampia aula quadrata, è a cinque navate, con ricchi apparati interni, come gli
splendidi soffitti lignei dorati e intagliati, l’altare maggiore e le
cancellate in ferro battuto. Preziose le statue lignee, gli stucchi e la pala
d’altare di Tanzio da Varallo, raffigurante la Madonna dell’incendio sedato. Pescocostanzo, d’altronde,
vanta una secolare tradizione di grandi ebanisti, in primis quel Ferdinando
Mosca che magnifiche opere realizzò all’Aquila, e di capomastri del marmo e
del ferro battuto, che nei secoli scorsi hanno impreziosito il borgo e molte
chiese d’Abruzzo.
Lasciamo Pescocostanzo
alle quattro del pomeriggio, una breve sosta a Roccaraso, centro
turistico notevole per i suoi impianti invernali e le piste da sci, con una
frequentazione turistica che copre tutto l’anno con provenienze dal centro
Italia e specialmente dalla Campania. Attrezzature d’avanguardia, qualità della
ricettività e dell’accoglienza ne fanno un centro di grande richiamo, capace di
ospitare anche grandi eventi sportivi. La strada inizia a scendere, una decina
di chilometri e siamo a Castel di Sangro, cittadina di circa 6800
abitanti, al confine con il Molise, con interessanti richiami d’arte e
belle chiese. Dovremo tuttavia dedicare una visita attenta in altra occasione,
perché l’orario non consente diversivi. Fra mezz’ora, alle 18, si tiene infatti
la cerimonia per gli Ambasciatori d’Abruzzo 2019. Ci rechiamo alla Chiesa
di Maria Maddalena, là è programmato lo svolgimento della cerimonia. Sorta
a metà del XV secolo, nei pressi del fiume Sangro, si dice sui resti di un
piccolo romitorio fondato da Pietro Angelerio quando a metà del Duecento
peregrinava tra Palena e Castel di Sangro, il complesso si sviluppa attorno ad
un magnificente chiostro con portico ad arcate a tutto sesto, con seicenteschi
affreschi sulle pareti raffiguranti scene di vita di San Francesco d’Assisi e
Sant’Antonio da Padova. Scelta del luogo sicuramente ottima da parte del Consiglio
Regionale, se non fosse per la pioggia che ha consigliato di spostare la
cerimonia al chiuso - così ci informano - nel Teatro Francesco Paolo Tosti.
Come ogni
anno, celebrando la Giornata degli Abruzzesi nel mondo statuita da
apposita legge, il Consiglio Regionale conferisce l’onorificenza di “Ambasciatore
d’Abruzzo” ad insigni personalità che emigrate all’estero, o in Italia
fuori regione, onorano la terra d’origine con i loro meriti accademici,
culturali, politici, sociali e professionali. E’ il presidente del Consiglio
Regionale, Lorenzo Sospiri, a presiedere la cerimonia di conferimento
dell’onorificenza, insieme ai Vicepresidenti Roberto Santangelo e Domenico
Pettinari, e ai Consiglieri Antonietta Laporta, Americo Di
Benedetto e Sandro Mariani. Padrone di casa il sindaco di Castel di
Sangro, Angelo Caruso, che è anche Presidente della Provincia
dell’Aquila.
Luciano Bentenuto, Rosa Luisa DeLauro, Filippo Frattaroli, Leopoldo Gasbarro, Goffredo Mancinelli, Claudio Micheloni e Lina
Palmerini sono le personalità scelte
all’unanimità dal Consiglio Regionale per essere insignite “Ambasciatore
d’Abruzzo nel mondo” per l’anno 2019. Alle ore 18 - il Teatro ricolmo in ogni
ordine di posti - la cerimonia ha inizio con il saluto del Sindaco, che
ringrazia la Regione per aver scelto la sua città per tenervi l’evento. Quindi,
dopo l’Inno di Mameli, l’intervento introduttivo del Presidente Sospiri,
che ha voluto richiamare l’alto valore morale dell’onorificenza che il
Consiglio Regionale ogni anno assegna ad Abruzzesi di grande talento, che
rendono onore e prestigio alla loro terra d’origine. I loro profili biografici
ne danno un’evidente testimonianza, sebbene in sintesi, come illustrano i brevi
contributi video approntati dalla Struttura di supporto Stampa del Consiglio
Regionale. Gli insigniti vengono chiamati nell’ordine sul palcoscenico del
teatro, dove è consegnata loro la Targa con un’artistica fusione in bronzo
raffigurante il Guerriero di Capestrano e l’Abruzzo, simbolo dell’onorificenza.
Questi i profili biografici degli insigniti, riportati in rigoroso ordine
alfabetico.
Luciano Bentenuto, criminologo. 56 anni, alto dirigente pubblico in Canada. Figlio di
emigrati abruzzesi di Torre de’ Passeri, in provincia di Pescara, è nato e
vissuto a Montreal, ma da cinque anni risiede a Ottawa, da quando è diventato
direttore generale dei Servizi di sicurezza di tutte le Corti federali della
Magistratura canadese, nella capitale e nelle 10 Province e 3 Territori che
formano il Paese. Per molti anni nell’Intelligence, con ruoli di elevata
responsabilità, Luciano Bentenuto ha condotto operazioni difficili e delicate
in tutti gli scacchieri del mondo, con eccezionali risultati. Attualmente le
incombenze sono svolte di solito sul territorio nazionale, dunque egli ha
potuto seguire anche la vita di comunità come presidente della Federazione
Nazionale degli Italiani in Canada, carica lasciata di recente per altri
impegni di servizio, che spesso sfociano in importanti iniziative di
solidarietà.
Rosa Luisa DeLauro, deputato
nel Congresso degli Stati Uniti d’America. Nata il 2 marzo 1943 a New Haven,
nel Connecticut, si è laureata al Marymont College. Ha frequentato per studi
superiori la London School of Economics a Londra e per un master la Columbia
University di New York. Responsabile della campagna elettorale e poi capo dello
staff del senatore Christofer J. Dodd fino al 1987, è stata poi nel 1990 eletta
alla Camera nel Congresso americano e riconfermata fino ad oggi, dove è una dei
membri più liberal del Partito democratico, specie riguardo i diritti delle
donne e la lotta per il controllo delle armi. Di dichiarate origini italiane,
fa parte della Delegazione dei Parlamentari italo-americani ed è membro
onorario della NOIAW (National Organization Italian American Women). Si adoperò
molto, dopo il sisma del 2009 a L’Aquila e dintorni, per promuovere aiuti alle
popolazioni terremotate.
Filippo Frattaroli, chef e imprenditore a Boston. 65 anni, nato a
Sulmona ed emigrato negli Stati Uniti nel 1970, iniziò a lavorare nell’edilizia
e poi nella ristorazione, la sua vera passione. Nel 1977 aprì a North End, storico
quartiere italiano di Boston, il suo primo ristorante “Lucia”, man mano
impegnandovi tutta la famiglia e quattro anni dopo il secondo ristorante, nel ricco
quartiere di Winchester. Oggi, il cognome
Frattaroli è famoso nei circoli gastronomici del North End come lo è a Sulmona.
Anche nella città natale, infatti, l’azienda Frattaroli ha creato una struttura
ricettiva di elevata qualità, a sei stelle, nel centro storico di Sulmona, ed
avviato altre importanti iniziative imprenditoriali nell’area peligna. La cifra
del successo risiede nell’aver promosso nella rete dei suoi ristoranti
l’enogastronomia abruzzese, importando direttamente le eccellenze, e la cucina
tipica della regione d’origine. Il Ristorante Filippo, su Caseway Street a
Boston, è la grande struttura di punta della famiglia Frattaroli. Filippo, con
suo figlio Philip avvocato, conduce l’azienda con straordinaria perizia
imprenditoriale.
Leopoldo Gasbarro, giornalista e saggista, è nato nel 1964 a Napoli, ma cresciuto a Castel di Sangro dove ha la famiglia
e dove da Milano rientra nei fine settimana. Cura e conduce su TgCom24 “Mercati
che fare”, trasmissione che tratta il difficile mondo della gestione dei
risparmi. Collabora con i quotidiani Il Giornale e Il Sole 24 Ore. Saggista di
successo, ha pubblicato nel 2000 il suo primo libro L'urlo, con Carsa Edizioni. Fra i libri pubblicati con
Sperling & Kupfer si citano: la biografia di Ennio Doris C'è anche domani (2014),
la storia del cuoco tristellato Niko Romito Apparentemente semplice (2015),
i saggi sull’economia, sul credito e sul risparmio, Rischio banche (2016), Soldi sicuri (2017),
Il
risparmio che vince (2018), La resa dei conti (2019).
Per Mondadori ha pubblicato Il salvadanaio di Arianna (2016), manuale di
educazione finanziaria per ragazzi, e per le Edizioni San Paolo il
romanzo Un violino per Papa Francesco (2016).
Goffredo Mancinelli, colonnello nella Nato e giudice presso il
Tribunale militare di Roma. Nato nel 1949 a Crecchio (Chieti), dopo l’Accademia
militare di Modena e la Scuola di Applicazione a Torino, ha conseguito le
lauree in Scienze Strategiche all’Università di Torino e in Scienze
Internazionali all’Università di Trieste. Studioso di Istituzioni europee, ha
tra l’altro seguito un Master di specializzazione presso la Scuola post-universitaria
di Studi Europei “Alcide De Gasperi”. Oltre a vari incarichi di comando,
incarichi di coordinamento negli Stati Maggiori dell’Esercito e della Difesa e
presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, Mancinelli è stato impegnato
presso il Quartier Generale della Nato a Bruxelles, come Capo Sezione
standardizzazione militare, e in delicate missioni Nato in Albania e in area
balcanica (missione Arcobaleno), e con l’Interforze Onu (Unifil) in Libano.
Numerosi i riconoscimenti di servizio, come i Diplomi di benemerenza per il
Sisma 1976 in Friuli e per il Sisma 1984 in Abruzzo, la Croce commemorativa per
attività di soccorso internazionale in Macedonia e Albania (1999), la Medaglia
Nato per il servizio prestato nei Balcani (2007) e la Medaglia Unifil per il
servizio in Libano (2009). Nel 2008 è stato insignito del titolo di Ufficiale,
Ordine al Merito della Repubblica italiana.
Claudio Micheloni, già Senatore della Repubblica per tre
legislature, eletto nella Circoscrizione Europa. Nato a Campli (Teramo) nel
1952, emigrò nel 1960 con la famiglia in Svizzera, a Cortaillod, dove vive. Progettista del Genio civile, prima di assumere incarichi
politici ed istituzionali, ha lavorato nel settore edile come dirigente. Nel
1976 ha fondato la FEAS (Federazione Emigrati Abruzzesi in Svizzera), di cui è
stato primo Presidente, mentre dal 1997 è Presidente della FCLIS (Federazione
delle Colonie Libere Italiane in Svizzera). Dal 1991 al 2006 è stato membro del
CGIE (Consiglio Generale degli Italiani all'Estero). Nel 2006 viene eletto al
Senato della Repubblica Circoscrizione Estero, rieletto nel 2008 e nel 2013. Il
21 maggio 2013 è eletto Presidente del Comitato per le Questioni degli Italiani
all'Estero del Senato. Nel 2001 è stato insignito dal Presidente della
Repubblica dell’onorificenza di Grande Ufficiale dell’Ordine della Stella
d’Italia.
Lina Palmerini, giornalista professionista. Nata a L’Aquila nel 1965, vive a Roma. E’ caposervizio del
quotidiano Il Sole 24 Ore, giornalista parlamentare. Laureata in
Giurisprudenza, con tesi in filosofia del diritto, un Master di giornalismo
alla Luiss con tesi sui giornali anglosassoni, ha lavorato 3 anni al
settimanale Mondo Economico. Nel 1998 l’assunzione al Sole 24 Ore a Milano, nel
settore Economia e Lavoro. Giornalista professionista dal 1997, ha pubblicato,
con altri autori, due libri sulle tematiche del lavoro e dei contratti. Dal
2005 è passata al settore Politica e Società dello stesso quotidiano economico.
Dal 2012 è Quirinalista del Sole 24 Ore e dal 2014 notista di politica interna.
Proprio per questa specializzazione professionale di notista politica è
richiesta dalle reti televisive nazionali per commentare le vicende politiche
italiane. Apprezzata editorialista di prima pagina, è l’unica donna incaricata
di scrivere la nota politica del giorno nel panorama della stampa italiana. Nel
2013 è stata insignita del titolo di Ufficiale al Merito della Repubblica
italiana e nel 2019 le è stato conferito il prestigioso Premio “Biagio Agnes”.
Grande l’emozione degli insigniti nel
ricevere la più alta onorificenza della Regione Abruzzo e nelle loro
testimonianze, espresse negli interventi di ringraziamento, accompagnate dal
calore e dall’apprezzamento del numeroso pubblico presente in sala. Per impegni
che li hanno trattenuti in Canada e Usa, non sono stati presenti alla
cerimonia, inviando messaggi, Luciano Bentenuto, Rosa Luisa
DeLauro e Filippo
Frattaroli. Dopo la consegna delle Targhe agli Ambasciatori d’Abruzzo il
Presidente del Consiglio regionale Lorenzo
Sospiri e l’Ufficio di Presidenza hanno inoltre concesso un
riconoscimento speciale all’atleta Francesco Di Fulvio e al vice allenatore della
nazionale Amedeo Pomilio, entrambi protagonisti della
vittoria italiana al mondiale di pallanuoto 2019, tenutosi in Corea del Sud.
Nel corso della cerimonia si è esibito il musicista locale Francesco Mammola,
solista di mandolino, con
“Nessun dorma” dalla Turandot di Giacomo
Puccini e il brano “C'era una volta il
west” di Ennio
Morricone. Menzione speciale per Vincenzo Cinotti,
studente del Politecnico di Torino e originario di Castel di Sangro, che è
stato tra gli insigniti dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella come
uno dei migliori studenti italiani. L’evento è stato presentato dal
giornalista Luca Di Nicola, originario
di Avezzano e impegnato in diversi programmi televisivi della Rai.