Sara
Grimaldi, cantante, compositrice e autrice. «Per me la voce non ha limiti e riesco
a identificarmi in tutti gli stili perché amo profondamente i suoni che per me
sono una cura dell’anima» Intervista di
Andrea Giostra.
Ciao Sara, benvenuta e grazie per la tua
disponibilità. Se volessi presentarti ai nostri lettori cosa racconteresti di
te quale cantante, compositrice e autrice?
Ciao Andrea e grazie mille per
avermi scelta per una tua intervista ne sono onorata! Raccontarsi fa bene intanto
e io mi racconto ogni giorno attraverso la musica. Ho dato un senso al dolore e
si è trasformato in suono… che dire, una magia unica per certi versi, ma nel
mio caso sempre molto sofferta… Non sono mancate le gratificazioni e se oggi
sono ancora qua è solo grazie alla musica. Un viaggio attraverso ogni stile e
tempo il mio, dall’opera lirica al soul al jazz al pop alla dance music, senza
mai fermarsi e sperimentare, scrivere per me, scrivere per altri, fare la
corista, la solista, l’insegnante.
Qual è stato il tuo percorso artistico che ti ha
condotto dove sei ora? Come hai iniziato e quando?
L’inizio è un bel mistero… in realtà la musica comincia
appena nasci, ma ero troppo timida e preferivo la danza non avendo punti di
riferimento per il canto e la musica. Poi i continui abbandoni da parte della
mia famiglia che non mi supportava mai ha fatto si che io isolata e sola
decidessi finalmente di dare forma proprio a quella solitudine e mi feci
coraggio anche se fu dura... Ebbi la fortuna di capire da sola che solo
studiando avrei avuto una possibilità per poi poter lavorare ad un buon livello
e così cercai disperatamente un insegnante di canto lirico. Quando la trovai
lavoravo già da anni, ma quell’incontro cambiò molte cose e soprattutto qualcuno
credeva in me e nella mia voce.
Come definiresti il tuo stile di interprete? C’è qualche cantante al quali
ti ispiri?
Un giorno per caso ascoltando una colonna sonora, un’aria, cambiò
totalmente il mio modo di pensare sul canto, quel brano era cantato da Maria
Callas, lei mi ispirò più di qualsiasi altra cantante. Maria non è la
classica cantante lirica brava, in lei c’è tutto, nella sua voce c’è il suono
del blues, del gospel della sofferenza, tutto meno che il bel compito di
leggere bene la partitura e rispettarla, e credo che capire e sentire queste
cose sia un privilegio immenso. Dopo di lei e Luciano Pavarotti che io
identifico come Dio, molti altri, forse troppi e dico per fortuna che ci
sono: Aretha Franklin, Ray Charles,
Etta James…
Tu spazi tra diversi generi artistici, dal blues al jazz, dal pop alla
lirica. Quali sono secondo te le differenze artistiche, stilistiche e
interpretative in questi generi così apparentemente diversi tra loro che un
attento ascoltatore e appassionato di musica dovrebbe conoscere?
Io sono una che sperimenta, ogni giorno. Per
me la voce non ha limiti e riesco a identificarmi in tutti gli stili perché amo
profondamente i suoni che per me sono una cura dell’anima. Mi rendo conto che
non tutti apprezzano il fatto che un cantante possa cantare tutto, ma il
concetto di fare musica è molto soggettivo non solo per scelta artistica ma
anche individuale. Ad ogni modo, ai miei allievi insegno tutto e ad amare tutta
la musica, poi l’attitudine farà il suo corso e farai delle scelte anche in
base alle occasioni.
Qual è stata la più bella esperienza professionale che
hai vissuto nella tua arte da raccontare ai nostri lettori, e perché proprio
quella?
Esperienze belle ce ne sono tante, ma quelle
legate agli eventi per persone che soffrono ti gratificano di più. La musica al
servizio della vita e dello stare bene è la sua massima espressione. Una
giornata particolare in un reparto di oncologia mi ha fatto capire molte cose e
devo ringraziare la mia pianista che purtroppo è scomparsa due anni dopo
proprio per un tumore. Proprio lei che era malata mi propose un recital lirico
e in un momento difficile della mia vita. Fu un concerto intenso e bellissimo e
lei mi diede la forza di farlo… perderla è stato tragico… Ora ho la fortuna di
farne altri ed è sempre una gioia immensa soprattutto in quei reparti dove un
minuto di musica è sentito come un anno di vita.
Chi sono secondo te i più bravi interpreti nel
panorama nazionale e internazionale? E con chi di loro vorresti lavorare?
A questa domanda
potrei rispondere con minimo 10 pagine di nomi… diciamo che purtroppo però i
miei miti veri sono quasi tutti scomparsi purtroppo, ma chi non canterebbe
anche per fare un misero coro sul palco con Stevie Wonder? Ecco per
citarne uno ancora vivente…
Charles Bukowski, grandissimo poeta e scrittore
del Novecento, artista tanto geniale quanto dissacratore, in una bella
intervista del 1967 disse… «A cosa serve
l’Arte se non ad aiutare gli uomini a vivere?» (Intervista a Michael
Perkins, Charles Bukowski: the Angry Poet,
“In New York”, New York, vol 1, n. 17, 1967, pp. 15-18). Tu cosa ne pensi in
proposito. Secondo te a cosa serve l’arte della musica da questo punto di vista?
Credo di aver già risposto prima… ecco sono una chiacchierona
o sbaglio le risposte? Ahahah. Bukowski con questa frase lo definirei
semplicemente a human being, cosa rarissima al giorno d’oggi. Senza arte
il mondo cosa sarebbe? L’arte è cibo per far funzionare meglio il nostro
sistema immunitario, arte e omeostasi viaggiano parallele… mi fermo qua tanto
Bukowski aveva già detto tutto.
Oggi esiste un
nuovo mondo, quello multi-mediatico e internautico, che si compone di
molteplici opportunità per sperimentarsi e lavorare come artista in senso lato,
e nello specifico, se parliamo della tua professione, come cantante e
musicista. Non a caso, negli ultimi anni, molti grandi nomi di grandissimo
successo planetario vengono proprio dal Web e non dai grandi e rinomati
Festival o dalla Televisione. Tu come artista come vedi questa nuova
prospettiva Web che è divenuta molto complessa ma che forse dà ai giovani
artisti di oggi delle nuove opportunità di lavoro e di fare esperienza
artistica che fino a pochi anni fa sembrava solo fantascienza?
Mi piacerebbe rinascere oggi e crescere con YouTube… io
se avessi avuto YouTube non avrei perso tempo neanche all’asilo e non avrei
avuto problemi di isolamento… beati coloro che possono usufruirne subito… la
tecnologia fa miracoli… vorrei avere una macchina del tempo e risperimentarmi
con migliaia di giga di musica al giorno… se penso come ero ridotta io da
piccola per ascoltare musica mi uccidooo…
Molti grandi
artisti statunitensi, e hollywoodiani in particolare, amano dire “to become
a great artist you have to choose: either work or love” (per diventare un
grandissimo artista devi scegliere: o il lavoro o l'amore)? Pensi che gli
artisti americani, vincitori di Grammy Award, di Dischi di Platino, e di Premi
importantissimi, che hanno fatto questa scelta di vita, abbiano torto o
ragione? Qual è il tuo pensiero in merito?
Credo che sia falsa questa notizia perché tutte le
cantanti famose sono state lanciate dal loro stesso partner… certo spesso
miliardario… e a volte anche presidente della Sony music americana… insomma al
contrario se non incontri la persona giusta nella maggior parte dei casi non
diventi nessuno… c’è da chiedersi invece se sia amore… ma voglio essere
ottimista e pensare che in quel frangente sia stato amore… poi si lasciano
quasi tutte… in alcuni casi però stanno ancora insieme… Statisticamente è più
per le donne però… gli uomini lasciano invece l’amore per la carriera… le donne
si innamorano di chi gliela fa fare…
Immagina una convention all’americana, Sara, tenuta in un
teatro italiano, con qualche migliaio di adolescenti appassionati di musica
nelle sue varie declinazioni. Sei invitata ad aprire il simposio con una tua
introduzione di quindici minuti. Cosa diresti a tutti quei ragazzi per
appassionarli al mondo della tua arte che abbiamo detto ha tantissime
sfaccettature? Quali secondo te le tre cose più importanti da raccontare loro
sulla musica?
Ho fatto spesso
seminari per raccontare proprio quanto sia importante questa passione… quindici
minuti? Mmm… sono pochi (ride)… con tre cose posso andare avanti ore (ride)
Se dovessi
consigliare ad una tua cara amica tre concerti da vedere e tre libri da leggere
per questa vacanze estive, quali le consiglieresti e perché?
Concerti tantissimi. Io
opterei per i grandi protagonisti della musica internazionale tipo i Toto
che adoro, Dire Straits e David Guilmour e poi è così bello
vedere concerti d’estate!
Per i libri potrei
essere ripetitiva, ma io adoro le biografie e consiglierei “My Love
Story-Tina Turner”, l’autobiografia pubblicata da Harper Collins…
poi ho letto da poco quella di Janis Joplin, bellissima anche quella… e
infine un libro interessantissimo di Harriet Lerner “Lezioni di
voce. Come parlare per essere ascoltati” … Dopo questi passo a quelli
di medicina, ma non li citerei… una mia passione anche quella…
A cosa stai
lavorando in questo momento?
Ora in piena estate
porto avanti le serate estive già programmate, ma non abbandono i miei allievi
che hanno concorsi e serate anche loro e tante soddisfazioni in arrivo. In
autunno poi riprenderò una serie di progetti tra i quali un bel tributo a Bruno Lauzi… e ci si chiederà perché proprio lui…. venite ai concerti!
Dove potranno seguirti i nostri lettori e i tuoi fan?
Potranno seguirmi
come credo per tutti sulle pagine di Facebook dove potranno contattarmi anche
di persona!
Sara
Grimaldi
Andrea Giostra