Al 53°
Festival Teatrale di Borgio Verezzi, in prima nazionale domenica 28 luglio “Hollywood Burger” di Roberto
Cavosi con doppia replica alle 19.30 e alle 22. Con Enzo Iacchetti, Pino Quartullo e Fausto Caroli. Regia di Pino Quartullo. Produzione La Contrada Teatro Stabile di Trieste. Una
paradossale vicenda di due strampalati attori americani! Nonostante una vita
vuota e priva di significato, sperano ancora nell’ultima chance! Fattitaliani ha intervistato Pino Quartullo.
È un testo molto particolare che ti ha fatto innamorare subito. Di cosa parla?
Innanzitutto voglio subito precisare che noi siamo arrivati prima di Tarantino che al Festival di Cannes ha presentato il film che narra di un attore (Leonardo di
Caprio) che non ha avuto successo e ne parla con la sua controfigura (Brad
Pitt). Ebbene al posto loro, in una
mensa per Artisti negli Studi di Hollywood ci saremo io e Enzo Iacchetti nel ruolo
di due attori mitomani, alla deriva ma tenacemente attaccati al sogno del
cinema. Due attori che non hanno avuto fortuna, uno perché è sempre stato
tagliato dai film che ha fatto e l’altro ha intrapreso dei ruoli in cui non era
riconoscibile (la scimmia la costola in cielo in Odissea nello spazio e lo
spermatozoo in Tutto Quello che avreste voluto sapere sul sesso (ma non avete
mai osato chiedere) di Woody Allen. In più aveva avuto anche una moglie cieca
che non poteva vederlo. Poteva però mentirle, dicendole che aveva fatto un film
come protagonista senza che lei se ne accorgesse.
Foto di Angelo Cannatà |
Leo e Burt aspettano Jack Nicholson che potrebbe arrivare ed offrire loro
l’ultima possibilità, la loro grande occasione. Intravedo anche in questo una
metafora della vita che si cerca di migliorare sempre fino all’ultimo.
Hanno di fronte un hamburger che per tutto il tempo non fanno altro che condire
con varie salse ma non lo mangiano mai.
Per usare un gergo culinario potremmo
dire che la vita non è appetibile?
Beh si spera che con l’ultima salsa lo diventi! Nello spettacolo c’è anche una
sorta di gioco con un inserviente che cerca di mandarli via perché sono
d’intralcio al suo lavoro. Ad un certo punto i ruoli si ribaltano e diventerà
lui la loro vittima. Ci sono anche dei momenti di azione e sul finale anche di
violenza, sempre in una chiave divertente.
Cosa hai portato di tuo nel personaggio?
Non
sono uno logorroico ma Leo lo è! È uno
di quelli che se lo incontri sul treno, sei rovinato. Enzo interpreta il ruolo di Bart che è più taciturno: è uno
stimolatore di chiacchiere, starebbe sempre a parlare, a raccontare, a
conoscersi.
Più che metterci me stesso, ho messo delle persone che conosco, che mi
affliggono e che mi chiamano per avere lavoro, simulando di fare gli amici,
persone insoddisfatte, infelici, scontente. In questo senso c’è disperazione e
divertimento. Ho messo in scena questa tipologia umana dell’attore che fino
all’ultimo non si rassegna.
Che ricordi hai di Roberto Cavosi che è stato
tuo compagno di corso in Accademia?
Era un attore con meno personalità
attoriale, era un attore che giocava in rimessa, non istrionico come gli altri,
sottotono e anche un po’ malinconico, sempre un po’ in disparte. Persino i suoi
testi sono spesso drammatici e quando ho letto questo testo, ho fatto un
sobbalzo perché l’ho trovato esilarante. È un grande Autore e questo testo è
scritto molto bene. Dietro grandi risate nasconde de personaggi molto
particolari.
Elisabetta Ruffolo