di Andrea
Giostra
PREMESSA
Ho visto il film di Paolo Genovese, "Perfetti Sconosciuti", il secondo o il terzo giorno di proiezione
nelle sale italiane! Era il mese di febbraio del 2016. Andai al Cinema
da solo e me lo gustai tutto d'un fiato. Quando i titoli di coda cominciarono a
scorrere pensai: «Se questo Film stasera l'avesse visto Woody Allen si
sarebbe mangiato le dita e senza dubbio, ad alta voce, avrebbe gridato: “Shit!
How the heck did I not think about it first! This is a masterpiece of Movie!
Work of contemporary art! A neo-realist film that perfectly reflects the modern
time! It's me that normaly does these kind of movies! But who is this Paolo
Genovese who made a film so original and unique, in my style?”. Ma questa
volta, caro Woody, questo “manipolo di italiani” ti ha fregato! Sono stati
straordinari! È questo che pensai allora!».
Qualche giorno fa sull’Ansa e in moltissimo
magazine di cinema, leggo che “Perfetti sconosciuti” di Paolo Generose
ha battuto il record mondiale dei film con più remake della storia del
cinema di tutti i tempi, entrando di diritto nel Guinness dei primati! Allora
ho pensato di scrivere queste due righe e di consigliare ai lettori di questo
magazine di vedere quest’opera d’arte cinematografica italiana durante una
delle belle serate di quest’estate, perché è un film molto interessante e
perché rispecchia i nostri tempi e questo periodo storico in particolare
dominato dai social e dal virtuale.
INTRODUZIONE
Il film di Paolo Genovese è un
capolavoro che si avvale di un cast di attori bravissimi e talentuosissimi,
professionisti di altissimo livello che nulla hanno da invidiare alle Big
Star hollywoodiane! La sceneggiatura è un capolavoro, scritta a più
mani, e forse per questo motivo raggiunge vertici di brillantezza e genialità
che ultimamente si vedono raramente in un film italiano: la “Creatività di gruppo”
è sempre unica e strabiliante, non bisogna certo scomodare Wilfred Ruprecht
Bion (1897-1979), notissimo psicoanalista freudiano del secolo scorso, che
ne ha fatto una teoria psicodinamica originalissima ed efficacissima, che
esalta straordinariamente e giustamente il lavoro di Gruppo quale strumento
creativo ed assai originale!
A questo punto bisogna citarli questi
talentuosissimi sceneggiatori: Filippo Bologna, Paolo Costella, Paolo
Genevese, Paola Mammini, Rolando Ravello.
Ma tutto questo non sarebbe bastato se il Casting
non avesse scelto una “Squadra di Attori” bravissimi - non la chiamo
“Cast di Attori” volutamente! - che hanno recitato la sceneggiatura con la
stessa qualità “artistica” di come giocava al pallone il Barcellona di
Guardiola: ritmo, sintonia assoluta, strategia, velocità, intesa,
concentrazione, talento, passione, insomma, una narrazione filmica che non ha
nulla da invidiare, per il pathos e
le emozioni che trasmette allo spettatore, al fantastico Concerto, che potremmo immaginare, di Wolfgang Amadeus Mozart
“Concerto n. 23 per pianoforte e orchestra K. 488”,
con al Piano Rudolf Serkin, e la Direzione
dell'Orchestra affidata a grandissimo Claudio Abbado.
Ma qui la “Squadra di Attori”, “l'Orchestra
di Attori” se vogliamo, è tutta italiana e sono tutti dei fuoriclasse
assoluti, che se fossero dei calciatori verrebbero valutati decine e decine di
milioni di euro. Eccoli: Kasia Smutniak, Marco Giallini, Valerio
Mastrandrea, Anna Foglietta, Giuseppe Battiston, Edoardo Leo, Alba Rohrwache.
Il Film "Perfetti sconosciuti" è uno
straordinario esempio di lavoro concertato da più “cervelli-italiani-non-in-fuga”,
è questo dà ancora più valore a quest'Opera d'Arte Cinematografica che dalla
sua uscita ha riscosso un successo internazionale con pochi precedenti - bisognerebbe
ritornare alle produzioni italiane dei grandissimi registi della seconda metà del
Novecento - che non ricordavamo dai tempi di “Nuovo Cinema Paradiso”
(1988) di Giuseppe Tornatore, Oscar 1990 come miglior film in
lingua straniera; o dai tempi de “La Vita è Bella” (1997) di Roberto
Benighi, Oscar 1998 come miglior film in lingua straniera.
Mi scuso pubblicamente con Paolo
Sorrentino se non lo cito in questa prospettiva, Artista che ammiro e amo
tantissimo come scrittore, come sceneggiatore, come regista, e che secondo me è
un Genio dell'Arte cinematografica italiana, ma il suo bellissimo e
straordinario Film “La Grande Bellezza” (2013), che ha vinto l'Oscar
2014 come miglior film in lingua straniera, non ha raggiunto quella
risonanza mediatica e culturale internazionale che hanno raggiunto Tornatore
prima e Benigni poi con i rispettivi film citati!
RECENSIONE
Il film racconta la storia di un gruppo di
vecchi e consolidati amici che si ritrovano una sera a cena per passare una
bella serata insieme. Ad un cero punto uno dei commensali, Eva, nel film
la bravissima Kasia Smutniak, propone un gioco che richiama il “gioco
della bottiglia della verità”: gli amici si mettono in cerchio, e a turno,
in un senso di rotazione, ognuno dei partecipanti ruota la bottiglia e quando
si ferma dovrà fare una domanda “privata ed intima” alla persona del
gruppo verso cui è diretta il collo della bottiglia, che non potrà esimersi
dallo rispondere con sincerità svelando particolari anche intimi e
imbarazzanti!
La sceneggiatura immagina un altro
interessante gioco, che trasmette allo spettatore che empatizza con i
protagonisti, emozioni da thriller psicologico: “il gioco del
cellulare” che va messo sul tavolo in cui si sta cenando, e quando
suona si risponde col viva-voce, ovvero, si legge il WhatsApp, il Messenger o
l'SMS che arriva! Genialità assoluta! È questo il fulcro della narrazione,
delle dinamiche assolutamente imprevedibili e pathos-logiche che
emergono dal momento dello squillo del primo cellulare che lancia, come un
dardo dell'antica Roma, un'emozione fortissima che arriva dritta dritta al
cuore dello spettatore!
Quello che accade durante la narrazione
filmica, che lo spettatore vedrà, vivrà empaticamente, subirà finzionalmente
come vittima una volta, come carnefice la volta successiva, è reale e
fortemente incisivo perché la brillante sceneggiatura tratta un tema attuale e
quotidiano: siamo prigionieri inconsapevoli di una scatoletta alla quale
abbiamo affidato, senza porre alcuna condizione, la nostra vita e il nostro
destino!
Ma il tema che la sceneggiatura mette in
evidenza è al contempo anche un altro: viviamo in un periodo storico dove ognuno
di noi ha una “second life”, come direbbero gli americani che su
questa questione da tempo portano avanti ricerche e studi interessantissimi! In
sostanza e in breve si tratta di una “vita virtuale parallela” alla
“vita reale e quotidiana” che tutti noi esseri umani terrestri
viviamo in questo mondo con i suoi problemi, con le sue angosce, con le sue
ansie, con i suoi successi e con i suoi fallimenti lavorativi, familiari e
relazionali.
Alla “second life” non appartengono
queste dimensioni emozionali negative e stressanti. La “second life” fa
vivere alla persona che vi si immerge, una “dimensione protetta”, anche se
virtuale, che forse ed in un certo qual modo, gli dà la forza e la
consapevolezza di “sopportare” una “vita reale e quotidiana” altrimenti insopportabile!
Allora le domande che dovremmo porci sono: non è che
questa forma di vita virtuale parallela, della quale tutti noi, partner,
mariti, mogli, compagne, compagni siamo perfettamente conoscitori e consapevoli,
oggi più che a sfasciare le relazioni non serva, invece, entro certi limiti, a
salvaguardarle e proteggerle?
Non è che questa forma di vita virtuale
parallela, noi esseri umani contemporanei che viviamo il mondo delle nuove
tecnologie comunicative e relazionali, la utilizziamo egoisticamente a nostro
favore e la disveliamo e la mettiamo a nudo con estremo cinismo solo quando
vogliamo che la nostra relazione abbia una fine subitanea?
Non è che questa forma di vita virtuale
parallela fa comodo ad entrambi i partner che sanno perfettamente che ognuno di
loro vive una dimensione virtuale che stranamente solo se “non disvelata”
alimenta la loro relazione e la fa andare avanti senza il rischio di drastiche
rotture che sarebbero luttuose e assai dolorose per entrambi i partner?
Oppure noi esseri umani del Ventunesimo
secolo siamo così ingenui che non immaginiamo nemmeno che il nostro partner
possa vivere un'altra dimensione virtuale insieme a quella che quotidianamente
condivide con noi nella «grazia di Cristo
avendo promesso di esserci fedele
sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, e di amarci e onorarci tutti i giorni della
nostra vita.»?
Detto questo, vi auguro una buona visione… e
per chi non avesse visto ancora questo film, di vederlo questa estate perché
certamente ne vale le pena.
Perfetti sconosciuti
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Andrea
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