GIUDICI… MACCHIETTA E BARZELLETTA!

È il periodo peggiore dell’Italia: i fondamenti medesimi della civiltà e della cultura sono in bilico: l’apparato giudiziario si scopre essere marcio e putrido  addirittura alle cariche apicali: abbiamo scoperto delle facce che fanno paura al solo guardarle; il sistema della istruzione universitaria  in realtà è un covo e tana di corrotti e di imbroglioni laureati: per questi lestofanti la preparazione e il merito e il lavoro valgono men che zero: valgono la moglie, l’amante, il figlio, il genero, l’amico, il raccomandato e fauna analoga.
Intanto  migliaia e migliaia di giovani abbandonano questo infelice paese verso l’estero: una disfatta  micidiale.
Quindi si dirà: cosa vuoi che sia un giudice… macchietta, un giudice barzelletta? Oppure una giudicessa addestrata nei famosi corsi tenuti dall’ormai celebre Consigliere di Stato, dove si insegnava a indossare tacchi a spillo, minigonne e mutande rosse alle allieve future giudicesse e chissà che cos’altro?  È vero, con tali premesse, i giudici macchietta diventano quasi una normalità, nella infelice e sfortunata Italia. Guai però a capitarci!   
E veniamo alla vicenda del giudice macchietta di un tribunale nazionale, come raccontata e verificata. Un costruttore disonesto finiti i lavori commissionati per i quali è stato pagato, pretende soldi in più. Il cliente rifiuta, si va in tribunale. Una causa del genere in un paese civile viene risolta, sempre se ammessa in giudizio vistane la banalità e anche il costo per la collettività, in massimo due sedute, cioè uno o due mesi! Indovinate quanto è durata in mano al giudice macchietta?  Quattordici anni!!! E nessuno si è opposto, nessuno ha detto qualcosa: tutto normale. La sentenza  del giudice macchietta dice che il cliente deve sborsare  al costruttore disonesto oltre trentamila Euro più interessi e rivalutazione !! La cosa è troppo assurda: il creditore diventa debitore e il debitore diventa creditore! Il malcapitato legge e rilegge  la sentenza e alla fine scopre che… 2+2=3! Proprio così, il nostro giudice macchietta, assieme ad una serie incredibile di altri stravolgimenti, sbaglia  a far di conto e nessuno se ne accorge. Il buon senso e la giustizia pretenderebbero che il giudice macchietta stesso provvedesse immediatamente alla correzione. Ma nell’Italia che questi signori hanno dato agli Italiani, il buon senso non esiste: tu sbagli? Pago io per te, questa è la regola imposta! Infatti il malcapitato deve rivolgersi ad un avvocato, pagarlo e far presentare una istanza al giudice macchietta per correggere l’errore! Il giudice barzelletta fa trascorrere centoquindici giorni e poi corregge. Nel frattempo il costruttore disonesto beneficiando dell’errore in sentenza, richiede al malcapitato quanto in sentenza risulta erroneamente a suo credito! Qui ci arrestiamo perché non vogliamo offendere il lettore con gli altri aspetti della viscida vicenda che non si immaginano nemmeno, talmente grotteschi e, soprattutto, scellerati: e poi le pene e le angosce del malcapitato e le altre procedure giudiziarie iniziate per difendersi. La sintesi è la seguente: i giudici macchietta sono messi in condizione, grazie alla loro incapacità professionale e soprattutto al sistema di assoluta  tutela e garanzia che immeritatamente li circonda, di distruggere quasi la esistenza dell’infelice che capita nelle loro grinfie. In aggiunta, il colmo, il sistema si impingua e si autoalimenta di nuove e inaspettate procedure, a danno della gente e a beneficio del losco sistema! Con tali risultati e premesse, come ci si difende?  
Una seconda incredibile vicenda mi è stata sottoposta. Sono le sei di mattina, si suona alla porta: sono quattro carabinieri: tre salgono, uno rimane di guardia. Si immagini lo sbigottimento della famiglia. Che vogliono mai da un  cittadino che  mai nulla di illecito ha commesso? Mostrano l’ordine di perquisizione del procuratore della Repubblica  dove si parla  di un oggetto in pietra  rubato da una cappella funeraria che l’accusato aveva visitato giorni prima: la denuncia è sporta da una maestra elementare che conservava le chiavi della cappella. I carabinieri non trovano nulla. Dalla descrizione, detto oggetto non valeva più del costo della benzina usata dalla macchina di servizio per arrivare sotto casa! Alle nove il cittadino si presenta in Procura e chiede del procuratore che ha firmato l’ordine di perquisizione. Viene ricevuto dal procuratore stesso che alle osservazioni del malcapitato così risponde quasi seccato: “mi portano così tante carte,  come faccio secondo Lei a sapere  quello che firmo?”  e aggiunge: “Vada in segreteria e si faccia dare il fascicolo”. A queste parole incredibili e inimmaginabili il cittadino esce dalla stanza e ritorna ai propri affari. Questo è un procuratore della repubblica, un servitore della giustizia, anche lui ben tutelato, garantito e stipendiato: un'altra palese micidiale barzelletta al servizio degli Italiani. Il malcapitato è così offeso che si rivolge ad un legale il quale gli consiglia di denunciare la maestra denunciante. Si svolge un processo. Il giudice alla fine della procedura assolve la maestra “perché non era cosciente di quello che faceva”!!! La conclusione di quest’altra risibile vicenda, a parte le spese pubbliche e private, è che poco tempo dopo si scopre ufficialmente e pubblicamente che la maestra elementare  (chissà che cosa mai insegna ai poveri alunni!) è  notoriamente  lei stessa una ladra di oggetti cimiteriali! Le conclusioni? I delinquenti gongolano, gli innocenti affogano, così parrebbe. 
Michele Santulli

Fattitaliani

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