Un’inaugurazione
molto partecipata e soprattutto molto sentita, quella che si è svolta ieri
per la mostra Sadun100 a Palazzo dell’Emiciclo dell’
Aquila.
Un’antologica che vuole ricordare
il primo direttore dell’Accademia
di Belle Arti, Piero Sadun, a cento anni dalla nascita e a cinquanta dall’istituzione
dell’accademia
stessa. Per questo nei saluti e negli interventi della cerimonia di
inaugurazione tutti hanno ricordato la figura di questo artista, modernissimo e
generoso, sempre disponibile verso gli studenti, ma che più di ogni altro ha contribuito
all’avvio
dell’istituzione
di alta formazione artistica aquilana facendola diventare il modello di
innovazione e sperimentazione, quale è ancora oggi. In particolare il
Presidente Roberto Marotta, e il Direttore Marco Brandizzi dell’ABAQ hanno
voluto rimarcare l’eredità importante
che Sadun ha lasciato all’Aquila quale protagonista di un momento di grande fermento culturale
per la città. Un ringraziamento agli eredi
dell’artista,
presenti all’
inaugurazione, e agli organizzatori dell’iniziativa è
arrivato dai rappresentanti delle istituzioni: il Sindaco dell’Aquila
Pierluigi Biondi e il Vicepresidente del Consiglio regionale Roberto
Santangelo, anche per la bella opportunità culturale che l’iniziativa offre al territorio.
Da oggi, martedì 4 e fino a giovedì 27 giugno,
la mostra SADUN100 è
aperta presso Palazzo dell’Emiciclo, sede del Consiglio Regionale dell’Abruzzo.
Organizzata dall’Accademia di Belle Arti dell’Aquila
insieme con gli Eredi dell’artista e della Galleria EdiEuropa, e il
sostegno della Fondazione Carispaq, l’esposizione
intende celebrare un protagonista dell’arte
italiana del secondo Novecento, che nei primi anni Settanta ha contribuito in
maniera significativa alla promozione della migliore cultura contemporanea
nella città dell’Aquila.
Un’occasione, questa mostra, per riallacciare i fili tra il
passato e il futuro, tutto da reinventare, della città,
che nel 2019 ha visto due importanti ricorrenze della propria storia recente.
Da una parte, i 10 anni dal terremoto, dall’altra,
i 50 anni dalla fondazione della sua Accademia, che tutt’ora
svolge sul territorio un’essenziale e qualificato ruolo didattico,
artistico e culturale, non solo per la
trasmissione delle conoscenze tecniche e materiali ereditate dalla tradizione,
ma anche per la divulgazione dell’estetica contemporanea.
Dal 1969 al 1974, anno della sua prematura scomparsa,
Piero Sadun è stato, infatti, il direttore storico della neo-fondata Accademia di
Belle Arti dell’Aquila, “prima accademia sperimentale” d’Italia: più attenta all’arte contemporanea e più recettiva verso i fermenti più interessanti emersi nel Paese dopo la contestazione
studentesca del ’68. Grazie alla sua illuminata direzione,
sin dai suoi esordi l’istituzione aquilana ha annoverato tra i propri docenti
personaggi di primo piano della cultura del nostro tempo, come Carmelo Bene,
Alberto Arbasino e Sylvano Bussotti. A questi si aggiungono i critici e storici
dell’arte: Achille Bonito Oliva, primo vice direttore dell’Accademia
(1969-1971), Giorgio de Marchis, Lorenza Trucchi e Augusta Monferini. Tra gli
artisti si ricordano:Antonio Scordia (Pittura), Mario Ceroli (Scenografia),
Luigi Marotta (Decorazione), Andrea Cascella (Scultura) con Cesare Tacchi in
qualità di
assistente, Enrico Castellani, Guido Strazza, Paolo Scheggi, Giulia Napoleone,
Gianfranco Notargiacomo, Franco Berdini, Franco Nonnis, insieme con il
disegnatore e illustratore satirico Pino Zac (Giuseppe Zaccaria), il regista
teatrale Antonio Calenda, l’architetto Piero Sartogo, lo scrittore Enzo
Forcella e la giornalista Emilia Granzotto. Non
a caso, in un articolo pubblicato nel dicembre 1974 sul Corriere
della Sera in ricordo dell’artista appena scomparso, Cesare Brandi rilevava
che Sadun: «aveva
fatto dell’Accademia dell’Aquila una specie di Parnaso».
L’esposizione
raccoglie una quarantina di opere tra le più rappresentative
della ricerca matura dell’artista, concentrandosi, orientativamente, sugli
anni Sessanta e Settanta, coincidenti con la fase più vicina all’esperienza
accademica dell’Aquila. Poiché Sadun
appartiene a quella generazione di artisti che, progressivamente, si allontana
dalla figurazione – per quanto aggiornata sulla lezione delle Avanguardie storiche – per fare
proprio il lessico astrattista, la mostra s’incentra,
in particolare, sui grandi quadri materici, dominati dall’emergenza
prorompente del colore, spesso monocromatico. Le opere, selezionate per la loro
storia espositiva, provengono dalle collezioni degli Eredi e da prestigiose
raccolte, si ricorda in particolare, quella del Ministero degli Affari Esteri
italiano e la Fondazione Scialoja.
Un focus è dedicato all’attività di decoratore d’interni
compiuta dall’artista, che ha firmato le case di importanti
cantautori italiani, da Domenico Modugno a Franco Migliacci a Nada. Della
cantautrice livornese, in particolare, l’Accademia ha
curato il restauro di tre grandi dipinti, realizzati da Piero Sadun nel 1970.
Gli studenti delle Scuole di Fotografia e Decorazione sono stati, invece,
coinvolti nelle attività, rispettivamente, di documentazione per il
catalogo e allestimento della mostra.
Il catalogo è editato
dalla casa editrice Luoghi Interiori di Città di Castello
e contiene, oltre ai saggi dei curatori e di Alessandro Masi, Segretario Generale della Società Dante Alighieri, le
interviste ad Achille Bonito Oliva e a Lorenza Trucchi curate da Luca Verdone,
il contributo storico-critico di Anna Di Castro e una ricca antologia della
critica.
Piero Sadun. Note
biografiche
Nato
l’11 novembre 1919 a Siena, Piero Sadun è stato uno dei pittori più significativi del secondo dopoguerra. Di
famiglia ebrea, sfugge alla deportazione e si unisce alle formazioni partigiane
nel Casentino. Amico d’infanzia di Mario Verdone e di Cesare Brandi,
suoi grandi estimatori, con gli artisti Giovanni Stradone, Toti Scialoja e
Arnoldo Ciarrocchi, fa parte dei “Quattro pittori fuori strada”,
che segnano una prima cesura in senso espressionista rispetto al linguaggio
neocubista, dominante in quegli anni in Italia. Nel 1950 espone per la prima
volta alla Biennale di Venezia e inizia a collaborare con il Teatro dell’Opera
di Roma, dove realizza scene e costumi per il coreografo Aurel Milloss.
Presente
ad altre due edizioni della Biennale di Venezia, nel 1960 e nel 1962, Sadun
riceve importanti riconoscimenti, tra i quali si ricorda, nel 1963, la medaglia
del Presidente della Repubblica al Premio Marche di Ancona. L’anno
successivo, cura scene e costumi del primo lavoro teatrale di Arnold Schönberg,
Erwartung [Attesa] per il Maggio Musicale Fiorentino (riproposto dal
Teatro dell’Opera di Roma nello stesso anno). Nel 1966,
insieme con Ettore Colla, Giuseppe Capogrossi, Lucio Fontana, Leoncillo
Leonardi, Seymour Lipton e Victor Pasmore fonda la rivista QUI arte
contemporanea, storicobollettino della casa editrice Editalia di Lidio
Bozzini (oggi acquisita dall’Istituto dell’Enciclopedia
Italiana Giovanni Treccani).
Progressivamente,
si allontana dalla figurazione per fare proprio il lessico astrattista,
incentrando la propria ricerca su grandi quadri materici dominati dall’emergenza
sempre più
esclusiva e prorompente del colore(oggi
conservati in musei quali la Tate Gallery di Londra e La Galleria Nazionale di
Roma).
Attivo sin dall’inizio
del decennio come decoratore d’interni, negli anni successivi firma le case di
importanti cantautori italiani, come Domenico Modugno, Franco Migliacci e Nada.
Testimonianza d’eccezione di questa attività di interior designer è la porta di due metri per due, dipinta nel 1969
per una villa senese, rinvenuta fortunosamente nel 2015.
Già docente presso il Centro Sperimentale di
Cinematografia di Roma e l’Istituto d’Arte di Urbino, nel
1969 è nominato primo direttore della neo-fondata
Accademia sperimentale di belle arti dell’Aquila, incarico
che mantiene fino alla morte, avvenuta a Siena il 22 novembre 1974.
In quello stesso anno era stato uno degli
artisti invitati da
Antonio Del Guercio a esporre alla X Quadriennale Nazionale d’Arte
di Roma dedicata al tema La situazione dell’arte non figurativa.
Nel
1976 la Galleria Nazionale d'Arte Antica di Palazzo Barberini, allora sede dell’Ente
Premi Roma, organizza una grande mostra antologica in ricordo dell’artista,
corredata dalla presentazione in catalogo di Cesare Brandi.
Palazzo dell'Emiciclo
Via Michele Iacobucci 4, L'Aquila
4 - 27 giugno 2019
Orari: tutti i giorni, dalle ore 09.00 alle ore 19.00
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