Woody Allen, "Come si distrugge una icona del cinema"

di Riccardo Bramante - Una nuova tempesta si è abbattuta su Woody Allen facendo ritornare a galla vecchie accuse ed insinuazioni sempre smentite nei tribunali.
È strano il destino di quest’uomo: da una parte l’intellettuale radical chic ebraico-newyorkese estimatore di una estetica tutta “europea”, dall’altra il pervertito accusato di pedofilia ed incesto dalla figlia adottiva Dylan che, nel 2014, lo accusa di averla molestata 25 anni prima quando aveva solo 7 anni.
È l’effetto #Me Too che, dopo tanti altri nomi celebri, coinvolge anche Woody Allen, emarginato e quasi cancellato dalla memoria di quegli stessi amici, attori e scrittori, che fino a qualche tempo fa avrebbero fatto carte false per girare un film con lui.

Sembra veramente essersi scatenata una nuova caccia alle streghe in cui il povero Allen si trova coinvolto e boicottato in tutte le sue iniziative sia cinematografiche che letterarie. Ci può stare che non sia più il Woody Allen che ci incanto con “Provaci ancora Sam” o con i quattro Oscar di “Io e Annie”; va pure bene che i suoi ultimi film non siano capolavori da tramandare alla storia del cinema, ma sentire attori del calibro di Colin Firth giurare che non farà più un film con lui o lo stesso Timothèe Chalamet, nel cast del suo ultimo film “A rainy Day in New York”, dire che i soldi presi non li vorrà ma preferirà devolverli in beneficenza, ci sembra veramente troppo.

Tanto più che queste esternazioni hanno anche un pesante risvolto economico, a cominciare da Amazon che ha rifiutato di distribuire quest’ultimo film sulla piattaforma digitale pur avendone già i diritti. E, come se non bastasse, il New York Times ci informa che quattro editori americani si sono rifiutati di pubblicare un suo libro di memorie temendo il boicottaggio del pubblico.

Fortunatamente, non tutti la pensano allo stesso modo e anzi la casa di distribuzione “Lucky Red” ha assicurato che il film, reintitolato “Un giorno di pioggia a New York”, uscirà egualmente in Europa e in Italia dove debutterà il 3 ottobre prossimo.

Ci pensa, poi, lo stesso Woody Allen, con la sua abituale autoironia, a difendersi dicendo di essere un grande sostenitore del movimento #Me Too poiché “lavoro nel cinema da 50 anni, ho collaborato con centinaia di attrici e non ce ne è stata una che mi abbia mai accusato di comportamenti inappropriati”.

Il futuro ci dirà se la verità prevarrà sul giustizialismo sommario tanto di moda in questi tempi e venga finalmente resa giustizia ad un grande della cinematografia mondiale.
Fattitaliani

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