“Dopo ‘Forma 1’, dopo la pittura
degli anni Cinquanta, l’idea della geometria irrazionale è stata una direzione
di lavoro. Questo tipo di ricerca nasce con le avanguardie storiche, le radici
sono nell’universo di Paul Klee o in quello del belga Georges Vantongerloo che
si dissolveva con la geometria, oppure nei costruttivisti russi, da Tatlin a
Lissitskij. Sono dei punti di riferimento. I miei punti di riferimento”.
Così il pittore italiano Achille Perilli, nato a Roma il 28 gennaio del
1927, ha introdotto “Geometrie Impossibili”, la sua mostra che verrà inaugurata
a Roma, il prossimo 18 giugno, all’interno dei Musei di San Salvatore in Lauro,
nel Complesso Monumentale del Pio Sodalizio dei Piceni. Mostra organizzata da
“Il Cigno GG Edizioni” e curata da Luca Barsi, che conta un’esperienza di oltre trent'anni nell'arte moderna e contemporanea e ha un particolare interesse
verso i movimenti artistici sorti dagli anni Cinquanta in poi.
Seconda tappa espositiva di un iter
iniziato nel 2018 con il Museo Statale dell’Hermitage di San Pietroburgo e che,
dopo Roma, avrà il suo seguito al Museo Estorick Collection of Modern Italian
Art di Londra e proseguirà poi in altri quattro sedi istituzionali italiane.
“Geometrie impossibili” indaga
le esperienze artistiche e culturali di Achille Perilli, grande Vecchio
dell’arte italiana e riporterà alla luce – sei mesi dopo “Abstract Art in
Italy” l’esposizione dell’Hermitage – la grande mole di documenti che
testimoniano i rapporti con grandi personalità del XX secolo, fino ad ora gelosamente
custoditi nel suo archivio.
In mostra 60 lavori a tecnica mista su tela, scelti tra un’ampia rosa di
opere realizzate indagando sulle infinite forma della geometria, dalle prime
esperienze del 1968 fino ad arrivare alle ultime opere dove il colore, unito ad
una sapiente gestione delle masse e degli spazi, delinea una ultima evoluzione
del concetto di geometria ed un ribaltamento della prospettiva dalla quale il
Maestro osserva e codifica la realtà. Presenti anche le opere di grandi dimensioni
(3 metri per 2) che Perilli ha realizzato tra i primi anni Settanta e l’inizio
degli anni Ottanta.
TESTIMONIANZE
“Siamo contenti e onorati di poter ospitare
una mostra così importante dopo l’esperienza vissuta all’Hermitage ed il grande
riconoscimento ricevuto da Perilli da parte dei russi, per l’innovativa forma
di creatività geometrica”, le
parole di Lorenzo Zichichi, presidente della Casa Editrice “Il Cigno GG Edizioni”.
“Una mostra che ripercorre per intero la carriera del Maestro e si
sofferma su alcuni grandi tele che esprimono al meglio la geometria astratta
dell’artista. I musei di San Salvatore in Lauro si confermano ancora una volta
come luogo di eccellenza culturale”.
“Il
lavoro di un artista contemporaneo, secondo Perilli, consiste nel trasferire
figure nello spazio. Dietro questa attività apparentemente banale, si basa la
teorizzazione puntuale del concetto di arte di Perilli stesso. Realizza tele
sui grandi temi della seconda metà del XX secolo relativi a spazio e tempo, Occidente
e Oriente, razionale e intuitivo, esterno ed interno, naturale e simbolico”, il
commento sull’artista di Dimitri Ozerkov,
direttore del dipartimento di Arte contemporanea dell’Ermitage.
“La
pittura di Perilli – dice Luca Barsi,
curatore della mostra di San Pietroburgo e di questa, bellissima, romana -
nasce come nuova configurazione dello spazio, apparentemente geometrica, ma in
realtà sovvertitrice della prospettiva, percepita dal Maestro come
"repressiva". Come acutamente ha osservato Francesco Poli nella
presentazione sul catalogo della mostra del Museo Hermitage di San Pietroburgo, egli si pone davanti
alla geometria con lo stesso atteggiamento di un eretico: trasgredisce i
dettami della geometria e della prospettiva così come un eretico trasgredisce
la norma come ragione di vita. Le costruzioni impossibili di Perilli
galleggiano su un fondo monocromo, non uniforme e immutabile, ma modulato dai
toni e dalle pennellate; un fondo che descrive l’ambiente nel quale la pittura
di Perilli si muove. E qui si ritorna al discorso iniziale, dove appunto si
diceva dell’attenzione di Perilli per lo spazio: è vero, Perilli è un pittore
intellettuale…”
“Achille Perilli è un artista
multiforme – scrive
sua figlia, Nadja Perilli, nel catalogo della mostra, edito da “Il Cigno GG
Edizioni - ha deciso di mettere sempre in
discussione il suo lavoro, ha fatto questa scelta, rischiosa, faticosa, per
nutrire la sua vitalità pittorica nel senso di “mestiere”, citando parole sue;
per lui la pittura è il mezzo primario da cui partire per poi allargarsi a
diversi linguaggi che comunque la comprendono sempre, non la lasciano mai. Un
pittore dunque, che ha stravolto quasi tutte le leggi canoniche dell’espressione,
non abbandonando mai la pratica del dipingere, o meglio di vedere dipingendo…”
STORIA
L’avventura
creativa di Perilli inizia all’interno dell’acceso dibattito fra realismo e
astrattismo del dopoguerra e incomincia a definirsi teoricamente con le formulazioni
del manifesto del Gruppo Forma Uno (stilato nel marzo 1947 insieme a Ugo
Attardi, Carla Accardi, Pietro Consagra, Piero Dorazio, Mino Guerrini, Antonio
Sanfilippo, Giulio Turcato), in cui si afferma che in arte esiste soltanto la
realtà inventiva della “forma pura” che ha come mezzi di espressione il colore,
il disegno, le masse plastiche e come fine l’armonia delle forme astratte
oggettive.
Giovanissimo,
Perilli diventa uno degli esponenti più impegnati, anche dal punto di vista
teorico, nella battaglia delle tendenze astratte, partecipando a tutte le
principali mostre in Italia e anche all’estero. Considerando già la geometria
come aperta possibilità di sperimentazione, come ipotesi e non come certezza,
la sua ricerca tra forma e spazio si struttura facendo liberamente riferimento
alla lezione delle avanguardie non figurative, e cercando in particolare di
trovare una “sintesi concreta” fra due estremi astratti, da un lato quello
della forma più lirica e musicale di Kandinsky e dall’altro quello dello spazio
rigido, geometrico, freddo e analitico di Mondrian.
OPERE IN MOSTRA
Tra
i dipinti in mostra, alcuni capolavori come “Diable de dios” (1969), “Tutto
Jing tutto Jang”, (1971), “Dialectique du hazard” (1979), “Dedans dehors” (1983),
tutti realizzati su monumentali tele 3 metri per 2, “Amour bel oiseau” (1992) e
“La sinuosa carne” (1996). Tra le opere più recenti, alcune opere del 2009 e
2010: “La teoria dell’assurdo” (120cm x 120 cm, 2009) e “Quadro per la Biennale
di Venezia” (200cm x 200cm, 2010).
Scheda Tecnica
Titolo: Achille
Perilli. Mostra retrospettiva
A cura di: Luca Barsi
Luogo: Musei di San
Salvatore in Lauro, Roma
(p.zza
San Salvatore in Lauro, 15)
Organizzazione: Il Cigno GG Edizioni
Date: 18 giugno 2019
– 27 luglio 2019
Inaugurazione: 18 giugno 2019, ore 19.00
Catalogo: “Il Cigno GG
Edizioni”