di Laura Gorini - È una persona
profonda, solare e nel contempo anche riflessiva lo scrittore e giornalista Stefano
Bettera. Il suo ultimo
libro in ordine di pubblicazione è
"Fai la cosa giusta" ed è edito da Morellini Editore. Da tempo
collabora con la prestigiosa rivista
americana Yoga Journal e conduce anche incontri ispirati ai suoi
libri e al suo percorso di pratica per il mondo contemporaneo.
Stefano, presentati ai nostri lettori con pregi, vizi
e virtù...
Per uno scrittore c’è sempre il rischio di romanzare la propria
immagine per compiacere chi legge. E quindi affiderò a chi legge le mie parole
in modo che ognuno possa farsi un’idea senza essere più di tanto accompagnato o
influenzato. Una cosa è certa, ho sempre amato gli irregolari di ogni genere e
grado e questa è un po’ la caratteristica che ha accompagnato la mia vita fino
ad oggi, nel Bene e nel Male. Non sempre facile ma tant’è. Sono fatto così.
Sii sincero: tu come riesci ad accettare i tuoi
difetti? E quelli degli altri come riesci a minimizzarli o comunque a
sopportarli?
Con gli hanno ho imparato a ‘dialogare’ con ciò che sono, semplicemente
a osservarlo e a non giudicarlo. Ho capito che dalle proprie fragilità si può
imparare molto, se si vuole andare a fondo con onestà. Per me è fondamentale
spostare sempre di più l’asticella dalla abitudine a reagire a ciò che accade
verso la capacità di rispondere in modo meno impulsivo. Vale anche per i
giudizi. Una volta ero molto più severo, principalmente verso me stesso. Oggi
ho capito che non c’è grande differenza tra me e gli altri e mi viene più
facile comprendere.
Ma che cosa
significa accettarsi, rispettarsi e amarsi davvero?
Significa prima di tutto essere gentili con sé stessi, con le proprie
fragilità e imparare a guardarsi con ironia. Non prendersi troppo sul serio è
la prima strategia per aprire il cuore.
E che cosa sono l' amore e il rispetto?
Amore è una parola molto generica, troppo spesso associata alla
passione. Che va benissimo ma non è solo quello. Si vive anche di passioni e le
ho sempre ritenute fondamentali per dare un senso alla vita. Però c’è una
dimensione più profonda che lega l’amore alla capacità di aprirsi agli altri
con generosità e compassione. Il rispetto ne è la conseguenza: quando sospendo
il giudizio e ascolto davvero non entro a piedi uniti nella vita degli altri e
accetto ciò che si presenta semplicemente per quello che è.
Credi che oggigiorno i sentimenti siano sottovalutati
o al contrario sopravvalutati?
Dipende. Credo che la
banalizzazione dei sentimenti ci faccia perdere molto della preziosità della
vita. Il consumo dei rapporti, l’apparente facilità con cui si creano e
finiscono le relazioni. L’illusione che ogni rapporto sia solo una questione di
benessere reciproco da soddisfare, ecco, tutto questo è ciò che chiamo
banalizzazione.
Come si può- a tuo avviso- trovare un giusto
equilibrio per viverli bene e in maniera sana?
Dare ai sentimenti il giusto valore, il giusto equilibrio, significa
riconoscere la complessità degli altri e anche la nostra e cercare un dialogo
sincero, aperto. Ogni situazione è diversa e implica una buona dose di
accettazione, consapevolezza e pazienza.
Tu come ci riesci nella tua quotidianità?
Cerco di non prendere tutto
troppo sul serio e quando accade, pazienza. Mi fermo e ricomincio da capo.
A proposito, com'è la tua vita oggi e in particolare
la tua "giornata-tipo"?
Non ho propriamente una
giornata- tipo ma cerco sempre di ritagliarmi uno spazio per scrivere. Quando
sono in viaggio o ho giornate piene di incontri mi manca la possibilità di
scrivere. Non è solo una attività, è un vero modo di essere, di relazionarsi
col mondo ed esprimere ciò che sono. C’è chi balla, chi canta, chi fa il pilota
o il medico. Io scrivo. È ciò che mi rende felice.
Sei un bravissimo scrittore e un talentuoso
giornalista. Ma come e quando è nato il tuo amore per la scrittura e per il
giornalismo?
Ho sempre avuto la passione per la scrittura che io ricordi. Fin da
ragazzino, quando mi regalarono la mia prima chitarra, iniziai a scrivere
canzoni, poi poesie, racconti, etc. La passione per il giornalismo venne dopo,
credo al liceo, quando iniziarono a entusiasmarmi le figure dei giornalisti
impegnati socialmente o politicamente o di quegli eroi che andavano in zone di
guerra. Ho sempre avuto una vena un po’ “irregolare” e tutto ciò che la nutriva
diventava irrinunciabile. Come il bisogno di raccontare.
In entrambi i settori si comunica qualcosa agli altri
e a se stessi...Ma come si può fare una buona e valida comunicazione oggi? E
soprattutto si riesce davvero a comunicare tra di noi?
Si riesce se si vuole. Se ci si
concede lo spazio di non essere sempre trascinati dagli eventi, dagli impegni.
È una scelta e sta solo a noi. Una buona e valida comunicazione, in teoria,
dovrebbe privilegiare i contenuti e contenere l’emotività. Ma basta aprire i
social per capire che non è sempre facile. Ma una maggiore consapevolezza c’è.
Soprattutto tra i giovani. Ho speranza.
In famiglia, come si può avere ancora un dialogo? Tu
come ci riesci?
Vale ciò che ho detto prima: si può se lo si vuole. L’importante è
mettersi in ascolto. Ma ascolto vero. Lasciando da parte quello che pensiamo di
sapere già sugli altri e lasciandoci stupire.
Credi che la parola orale abbia lo stesso valore di
quella scritta?
Credo che dipenda dalle
circostanze. A me piace molto raccontare e mi ritrovo spesso in situazioni dove
posso e riesco a comunicare in modo empatico con chi mi ascolta. Le
presentazioni dei libri, ad esempio, sono un contesto privilegiato perché le
persone vengono a sentirmi perché sono interessate. Ma non è sempre così
semplice. Per questo amo la parola scritta, perché mi consente di tornare più e
più volte su ciò che intendo trasmettere e approfondire. Anche lasciando
testimonianza del mio lavoro a chi vorrà conoscerlo.
Per concludere, che messaggio vuoi lasciare ai nostri
lettori?
Il messaggio che più mi sta a cuore è questo: non abbiate timore di
cercare il vostro orizzonte. Sperimentate, sbagliate. Ascoltate tutti ma non
abbiate troppa fretta di seguire nessuno. Soprattutto siate liberi. Forse sarà
più faticoso, ma certamente più entusiasmante.