Proscenio, Beatrice Gattai autrice e attrice in "Petrolio. Una storia a colori". L'intervista di Fattitaliani

Dal 19 al 24 marzo sul palcoscenico del Teatro Cometa Off debutta in prima assoluta PETROLIO. UNA STORIA A COLORI, sensibile e delicato spettacolo scritto dalla giovane e talentuosa Beatrice Gattai, anche interprete  con  Antonio De Matteo e Francesco Centorame, e diretto da Alessio Di Clemente. Beatrice Gattai è ospite della rubrica "Proscenio": l'intervista di Fattitaliani.
"Petrolio. Una storia a colori" in che cosa si contraddistingue rispetto ad altri suoi testi?
È il primo testo che ho scritto e per questo, qualunque cosa scriverò in futuro, sarà sempre tra i più importanti.
Quale linea di continuità porterà avanti se ne prevede una? 
Spero di scrivere altri testi in futuro e spero di raccontare sempre storie che stimolino la riflessione in me e nel pubblico. Non ho la presunzione di dare risposte o di insegnare qualcosa a qualcuno ma mi piace pormi delle domande e condividerle insieme alle mie opinioni, che però tali restano. Nessuno ha in mano la verità assoluta.
Com'è avvenuto il suo primo approccio al teatro? Racconti...
Era il 1997. Quell’anno stavano preparando “La storia della bambola abbandonata” di Giorgio Strehler (da Sastre e Brecht). Serviva un gruppo di bambini per interpretare gli orfani a cui la venditrice di palloncini racconta la storia del cerchio di gesso del Caucaso. Il padre di una mia compagna di classe lavorava al Piccolo Teatro di Milano e propose la nostra classe. Fu un’esperienza determinante. Ero una bambina molto insicura ma sul palco e in quel contesto riuscivo ad esprimermi senza problemi. Avevo sette anni.
Quando scrive un testo nuovo può capitare che i volti dei personaggi prendano man mano la fisionomia di attrici e attori precisi? 
Non nel caso di Petrolio. Durante la stesura del testo, i personaggi prendevano la fisionomia di persone che ho conosciuto realmente.
Per un autore teatrale qual è il più grande timore quando la regia è firmata da un'altra persona?
Che non si dia il giusto peso a ciò che si vuole dire con il testo, o peggio che ne venga frainteso e storpiato il messaggio. 
Nel caso di Petrolio come sta andando con Alessio Di Clemente? 
Benissimo. Ho scritto Petrolio quando avevo 24 anni e vi erano diverse ingenuità, probabilmente dettate dal mio essere attrice oltre che dal fatto che si trattasse del mio primo testo. Alessio è andato in profondità, ha tolto quella patina ingenua e si è focalizzato sulla verità delle relazioni. Lo stimo molto come persona e come artista. Nel momento in cui gli ho affidato la regia sapevo che mi avrebbe spinta oltre la mia zona di confort e poiché l’arte è lo specchio della vita, per me questo è esattamente ciò che doveva accadere. A volte ci si deve stupire di sé stessi. Non c’è crescita se si resta in ciò che si conosce. Sono molto orgogliosa del risultato di questi mesi di lavoro. Devo molto ad Alessio.
Quanto è d'accordo con la seguente citazione e perché: "Il teatro è così infinitamente affascinante perché è così casuale. È come la vita" di Arthur Miller?
Per quanto riguarda la percezione che deve averne il pubblico sono completamente d’accordo. Lo sono anche in quanto attrice poiché quando si va in scena si deve vivere nel momento, reagendo agli impulsi esterni come se non si sapesse cosa sta per accadere, esattamente come avviene nella vita. Tuttavia, vi è una differenza fondamentale tra vita e teatro: la scrittura. Se ogni testo nasce dal bisogno di comunicare qualcosa, per farlo è necessario raccontare storie in cui il pubblico possa riconoscersi. Di conseguenza il teatro non può essere casuale. Il teatro è lo specchio della società, o almeno così dovrebbe essere. 
Il suo aforisma preferito sul teatro... o uno suo personale...
“Si usano gli specchi per guardarsi il viso, e si usa l’arte per guardarsi l’anima.” George Bernard Shaw.
L'ultimo spettacolo visto a teatro? 
I fratelli Karamazov con la regia di Matteo Tarasco al Teatro Eliseo. Mi è piaciuto molto. Ho trovato il cast e la regia eccezionali.
Degli attori del passato chi vorrebbe come protagonisti ideali di un suo spettacolo? 
La Magnani! Per la sua intensità e per il rispetto e l’amore che trasmetteva nel dedicarsi alla sua arte, la recitazione.
Il miglior testo teatrale in assoluto qual è per lei?
Il mio autore teatrale preferito in assoluto è Tennessee Williams, ma devo dire “Il Dubbio” di John Patrick Shanley.
La migliore critica che vorrebbe ricevere?
Una critica in cui si parli dell’impatto lasciato dallo spettacolo, in cui sia presente la voglia di parlare del messaggio del testo. Per me i testi migliori sono quelli che aprono dibattiti, che spingono a farsi delle domande, per questo ho nominato “Il dubbio” di Shanley poco fa.
La peggiore critica che non vorrebbe mai ricevere? 
Una in cui viene chiaramente frainteso il messaggio del testo. Giovanni Zambito
LO SPETTACOLO
Petrolio. Una storia a colori è una storia d'amore, ma non è una storia romantica: parla di evoluzione. E' un intenso frammento di vita che suggerisce cosa può accadere ad un essere umano quando oltrepassa la "linea del fuoco", ovvero quando si trova a dover attraversare quei passaggi stretti dell'esistenza che possono distruggerlo in un attimo o farlo evolvere verso una maturità e un senso di responsabilità degno di una persona adulta.
In scena tre personaggi: un uomo e una donna con storie difficili alle spalle, eppure così diversamente affrontate, e infine un ragazzo portatore di handicap e di bellezza. Bellezza, sì. Perché alla fine, dietro la collina dell'integrità umana, splende sempre il sole.
Lo spettacolo si concentra  sulla comprensione del percorso dei protagonisti, non solo per quanto riguarda la semplice messa in scena, ma anche attraverso la percezione del viaggio psicologico inteso come viaggio dell’eroe, costituito da un obiettivo da perseguire e dagli ostacoli che i personaggi incontreranno vivendo le relazioni.
“In “Petrolio. Una storia a colori” la lettura di una storia d'amore non romantica mi ha consentito di lavorare sui tre interpreti obbligandoli a procedere per archetipi”-annota Alessio Di Clemente. “La provocazione continua dell'altro all'interno del ring, o meglio della gabbia, in cui si svolge l'azione, è il propellente di ognuno dei tre nella ricerca del compiersi del proprio obiettivo. Ma mentre la giovane donna ha già scavalcato la "linea del fuoco" e vede con chiarezza, responsabilità̀ e consapevolezza tutto il proprio campo d'azione, l’uomo è impantanato nella sua mediocrità̀ e insegue solo il fantasma del proprio ego, il ragazzo invece cerca puramente di soddisfare le proprie necessità naturali.”
Una partita tesa, un duello a colpi di provocazioni, inserito in un contesto che altro non è che un falso fondale, un luogo a perdere nella vita dei tre esseri umani. Nessuno vince, a parte l'integrità̀ della persona.
Integrità̀ che non ci protegge, ma che è senz'altro consolatoria.
L'AUTRICE
Classe 1990. Nasce a Milano. Debutta a sette anni al Piccolo 
Teatro di Milano ne “La Bambola Abbandonata”, regia di Giorgio Strehler. Studia recitazione al Teatro Carcano, al Michael Rodgers Acting Studio (Milano), alla “Carson Graham” (Vancouver, Canada ) e al Karl Bury Studio (New York). Approfondisce la sua formazione con diversi insegnanti: Anna Ostergren (Londra), Gisella Burinato, Sergio Valastro, Tom Radcliffe, Alessio Di Clemente e Leonarda Imbornone (Roma). Negli ultimi anni ha lavorato a teatro e su set televisivi e cinematografici prendendo parte alla fiction Rai “Il paradiso delle signore” regia di Monica Vullo e al film tv “Nozze Romane” regia di Olaf Kreinsen. Nel 2017 è stata in tournée come protagonista femminile ne “L’ispettore Drake e il delitto perfetto” con la regia di Sergio Assisi. 

Fattitaliani

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