Film, Il sole sulla pelle di Massimo Bondielli sulla strage di Viareggio "dolore che non avrà mai fine"

“Il sole sulla pelle” del regista apuano Massimo Bondielli, scritto e prodotto insieme a Gino Martella e la Caravanserraglio Film Factory! 

E’ stato presentato a Roma il 28 febbraio e il primo Marzo presso la Casa del Cinema. 
A dieci anni dalla strage di Viareggio, è un documentario “necessario” nato sul filo della memoria. Viareggio 29 giugno 2009… sono passati dieci anni dalla strage, un incidente casuale che non doveva accadere e sul quale il cinema pone lo sguardo cercando di andare oltre la storia. Narra di umanità, di sicurezza sul lavoro, del dolore dei sopravvissuti. Un dolore così grande da cui è facile scappare ma è più difficile parlarne. Sono loro a raccontarlo e a spiegare come si va avanti. 
Il messaggio che il film vuole dare è quello di mantenere viva la memoria.
In questo “viaggiare” si generano relazioni umane.  Vicini a chi è stato coinvolto, a chi ha dato vita alla “battaglia per la verità”, a chi è distrutto dal dolore.  È un camminare sull’acqua. Luci ed ombre di un disastro incancellabile. Una tragedia mai vissuta dalle Ferrovie Italiane in cento anni della loro storia. Non dimentica Marco Piagentini, presidente dell’Associazione dei familiari delle vittime della strage di Viareggio, Il Mondo che Vorrei ONLUS, che nell’inferno di quella notte ha perso la moglie Stefania e i due figlioletti Luca e Lorenzo. Unico sopravvissuto il figlio Leonardo che all’epoca dei fatti aveva otto anni. 
Marco ha riportato ustioni sul 95%del corpo. Al risveglio si è sentito rinato con le funzioni completamente azzerate. 
Non dimentica nemmeno Daniela Rombi, privata di sua figlia Emanuela, di 21 anni.
L’associazione, ogni anno, organizza numerose iniziative durante il mese della memoria.  
Nelle scene non c’è nulla di artefatto. Marco e Daniela raccontano davanti ad una telecamera. Vivono la loro “normalità” anche nelle aule di Tribunale, Daniela lavora all’uncinetto e potremmo paragonarla ad una Penelope che tesse la tela ma i suoi cari purtroppo non torneranno più! Lei è lì ad aspettare verità e giustizia. Daniela rappresenta tutti quelli che hanno perso un familiare. 
E’ tutto spontaneo. La loro forza e il coraggio sono un inno alla vita. Un percorso che ha arricchito ognuno di loro. Sono riusciti a trasformare la perdita, il lutto, il loro dolore in una energia potentissima.
Per il Regista più che girarlo è stato difficile montarlo perché queste persone hanno messo la loro vita nelle sue mani.   
Dal Vajont al Ponte Morandi, ad essere coinvolte sono le case sempre molto vicine. Ancora oggi non esiste un piano di sicurezza per le merci pericolose. 
Il sole sulla pelle racconta il dolore che non avrà mai fine ma lo fa con una certa compostezza. La risposta di chi è in sala è univoca. Silenzio, commozione, rabbia, condivisione, solidarietà. 
Rabbia e dolore trasformati in determinazione e coraggio per portare avanti una battaglia di civiltà che riguarda ognuno di noi.  
Non è solo il racconto a colpire ma anche le musiche appropriate, una tra tutte “La canzone del 29 giugno” scritta da Luca Bassanese insieme a Gino Martella e Stefano Florio.
Elisabetta Ruffolo

Fattitaliani

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