Ciao Barbara, benvenuta e grazie per la tua
disponibilità. Sei una scrittrice specializzata in storie thriller. Come ti
vuoi presentare ai nostri lettori? Chi è Barbara nella sua professione e nella
sua passione per l’arte dello scrivere?
Grazie a voi per questa bella opportunità. Sono una scrittrice folle per lettori folli. Amo
rifugiarmi nella scrittura per fuggire dal mondo e dalle regole che mi
soffocano. La scrittura mi consente di sentirmi finalmente libera. Sono
laureata in Dams, ho scritto per molti anni per una rivista cinematografica di
Roma e credo che l'amore per i film e per la settima arte abbia influenzato le
mie storie e la scelta del genere thriller che amo particolarmente. Il mistero
e la suspense sono i due ingredienti fondamentali ai quali non potrei mai
rinunciare.
Recentemente hai
pubblicato “Il nido delle ombre”
edito da Independently published. Vuoi raccontare ai nostri lettori come nasce
questa storia e di cosa parla, senza ovviamente fare spoiler?
Con
molto piacere. “Il nido delle ombre”
vede come protagonista una casa misteriosa, Nest House, un luogo molto
particolare intorno al quale ruotano le storie, le ossessioni, le ombre, i
segreti di vari personaggi sospesi tra passato e presente. Nest House è una
sorta di luogo maledetto da cui i personaggi cercano di allontanarsi, ma alla
fine non tutto è semplice come sembra e del passato non ci si può liberare facilmente.
I ricordi sanno inseguirti ovunque e non vi è possibilità di fuggire da nessuna
parte quando le ossessioni ti rincorrono e ti perseguitano solo per farti
impazzire.
Prima di questo tuo
ultimo romanzo hai scritto altri cinque libri. Vuoi dirci di cosa parlano e
quando sono stati pubblicati?
Il
primo libro che ho pubblicato è stato “La donna senza nome” (2012), un
thriller psicologico dalle sfumature gotiche. La storia ruota intorno ad un
libro misterioso intitolato “Un segreto nell'oscurità” che appassiona e
coinvolge Laura, la protagonista, che non può fare altro che leggerlo e
rileggerlo perché le cattura l'anima e sembra essere l'unica cosa in grado di
tenerla in vita. È la donna senza nome,
la protagonista del libro, che cerca di vivere e rivivere attraverso le vite di
Laura e di sua figlia Lucy ma alla fine tutto cambierà per far emergere la
sconvolgente verità sull'identità di questa figura misteriosa e
straordinariamente viva.
Il
secondo libro da me pubblicato è “Fine” (2017) scritto insieme a Marco
Martano. Qui la storia narra di una scrittrice che si trasferisce in una villa di campagna nel sud est
dell'Inghilterra per ultimare il suo romanzo. La sua attenzione viene catturata
da una casa dalle strane finestre apparentemente disabitata. In realtà dietro
quell'apparenza si celano mille misteri: nella casa vivono una donna e sua
figlia Rachel che sembrano essere incredibilmente simili ai personaggi del suo
romanzo. Ma nulla è come sembra...
Il
terzo libro da me pubblicato è “Kora
Key” (2018), un thriller dalle atmosfere oniriche. Nella misteriosa città di
Moonlife una bambina di nome Lilianne Taylor scompare nel nulla. Quella stessa
notte in cui la neve ricopre lentamente la città, la vicina di casa dei Taylor,
Evelyn Green, una donna che da circa dieci anni vive rinchiusa tra le pareti
della sua casa, viene risucchiata dall’incubo di un ricordo lontano, scivolando
tra le infide ombre del passato. Quella stessa notte scompare anche Lyle
Thompson, vicino di casa dei Taylor e migliore amico di Evelyn Green. Ad
attenderlo nella sua fuga un’imponente scogliera, un faro bianchissimo e
l’appuntamento segreto con una donna misteriosa di nome Kora Key, che si
definisce “l’angelo della morte”. Ma chi è realmente Kora Key? Chi si nasconde
dietro l’identità di questa donna misteriosa?
Dopo “Kora Key” mi sono dedicata alla scrittura di “Nello specchio”
(2018), una raccolta di racconti del mistero che hanno un
unico riflesso: lo specchio, protagonista ed antagonista, che riflette, cattura
e trasforma la realtà. Lo specchio è un varco per l'ignoto e per il misterioso
mondo interiore.
Infine,
per gli amanti del genere ho pubblicato “La donna e l'uomo nel cinema di
Alfred Hitchcock” (2017). L’opera analizza due personaggi ricorrenti
nell’universo hitchcockiano: quello dell’uomo innocente accusato ingiustamente
di un reato che non ha commesso (filo conduttore di tutta la filmografia del
regista) e quello della figura della donna bionda che, a differenza del
personaggio maschile, subirà una significativa evoluzione dai film muti a
quelli sonori, dal periodo inglese a quello americano.
Quali sono secondo te le caratteristiche, le
qualità, il talento, che deve possedere chi scrive per essere definito un vero
scrittore? E perché proprio quelle?
La prima qualità è sicuramente la passione. La
passione per i libri, per la letteratura, per la scrittura deve venire da
dentro, deve essere viscerale e non avere limiti né confini. Poi la fantasia è
una caratteristica fondamentale, l'essere visionario e un po' folle è un dono
che non va trascurato, ma coltivato come una rosa. Con mille attenzioni, giorno
dopo giorno. Infine la passione per l'arte della scrittura deve essere
sostenuta dalla capacità di mettere nero su bianco la storia con uno stile che
nel tempo si evolve e si arricchisce, si migliora e si va consolidando
attraverso l'umiltà, la voglia di imparare e di mettersi continuamente in
gioco.
Perché secondo te oggi è importante scrivere,
raccontare con la scrittura?
Perché la scrittura è un ponte verso altri
mondi. Una via di fuga. Un rifugio. Viviamo in un'epoca difficile e evadere è
l'unico modo per non impazzire. La scrittura è il modo migliore per combattere
la solitudine e creare legami invisibili tra anime perse nel mondo.
Chi sono i tuoi modelli,
i tuoi autori preferiti, gli scrittori che hai amato leggere e che leggi ancora
oggi?
Amo molto i classici, Kafka, Poe, Jane Austen,
le sorelle Bronte. Tra i contemporanei apprezzo Maurensig (per la visionarietà
delle storie), Charlotte Link (per il ritmo della narrazione e l'introspezione
psicologica) e Zafòn (per lo stile originale e accurato e le atmosfere
surreali).
Charles Bukowski
a proposito dei corsi di scrittura diceva … «Per
quanto riguarda i corsi di scrittura io li chiamo Club per cuori solitari.
Perlopiù sono gruppetti di scrittori scadenti che si riuniscono e … emerge
sempre un leader, che si autopropone, in genere, e leggono la loro roba tra
loro e di solito si autoincensano l’un l’altro, e la cosa è più distruttiva che
altro, perché la loro roba gli rimbalza addosso quando la spediscono da qualche
parte e dicono: “Oh, mio dio, quando l’ho letto l’altra sera al gruppo hanno
detto tutti che era un lavoro geniale”» (Intervista a William J. Robson and
Josette Bryson, Looking for the Giants:
An Interview with charles Bukowski, “Southern California Literary Scene”,
Los Angeles, vol. 1, n. 1, December 1970, pp. 30-46). Cosa pensi dei corsi di
scrittura assai alla moda in questi anni? Pensi che servano davvero per
imparare a scrivere?
Io penso che i
corsi di scrittura servano a ben poco. La scrittura è un modo di vivere, o ce
l'hai oppure non puoi acquisirlo. Comincia sin da bambino quando scrivi il
diario e poi man mano cresce e diventa uno stile di vita. La scrittura è
introspezione, sogno, incubo. Delirio. Solitudine. E non si può sognare in
gruppo...
La maggior parte degli
autori ha un grande sogno, quello che il suo romanzo diventi un film diretto da
un grande regista. A questo proposito, Stanley Kubrik, che era un appassionato
di romanzi e di storie dalle quali poter trarre un suo film, leggeva in modo
quasi predatorio centinaia di libri e perché un racconto lo colpisse diceva: «Le sensazioni date dalla storia la prima volta che la si legge sono
il parametro fondamentale in assoluto. (…) Quella impressione è la cosa più
preziosa che hai, non puoi più riaverla: è il parametro per qualsiasi giudizio
esprimi mentre vai più a fondo nel lavoro, perché quando realizzi un film si
tratta di entrare nei particolari sempre più minuziosamente, arrivando infine a
emozionarsi per dettagli come il suono di un passo nella colona sonora mentre
fai il mix.» (tratto da “La guerra del
Vietnam di Kubrick”, di Francis Clines, pubblicato sul New York Times, 21
giugno 1987). Pensi che le tue storie sappiano innescare nel lettore quelle
sensazioni di cui parla Kubrick? E se sì, quali sono secondo te?
Mi auguro di sì, ma credo che siano i miei lettori qui a dover
rispondere. Una delle cose più belle che mi hanno detto è che i miei romanzi
sono molto cinematografici e sembra di “vedere” le immagini e non di leggere le
parole, di essere insieme ai personaggi, di vivere tra loro, con loro le
emozioni, le sensazioni, le paure. Questo è il più bel complimento che ho
ricevuto e di questo ringrazio i miei amati lettori con tutto il mio cuore.
Quali sono i tuoi prossimi progetti e i tuoi
prossimi appuntamenti? A cosa stai lavorando e dove potranno seguirti i tuoi
lettori e i tuoi fan?
Ultimamente sto lavorando al mio nuovo libro,
ho mille idee e sono in fase di elaborazione. I miei lettori possono seguirmi
su Facebook e interagire con me. Per me il rapporto con loro è molto
importante, conoscere i pareri, le impressioni, le sensazioni che la lettura ha
evocato è molto prezioso. Li ringrazio infinitamente quando mi scrivono entusiasti
di un libro appena concluso o quando mi dicono che sentono la mancanza di
alcuni personaggi perché significa che il lavoro svolto è arrivato all'anima e
questo mi riempie di soddisfazione e mi dà forza e carica per continuare a
coltivare questo meraviglioso sogno che è la scrittura e per potermi migliorare
sempre di più.
Una domanda difficile Barbara: perché i
lettori di questa intervista dovrebbe comprare e leggere il tuo libro? Cosa
diresti loro per convincerli a leggerti?
Mi rivolgo agli amanti del mistero e del
sogno. A quelli che amano perdersi nei meandri dell'animo umano, cercando nuove
strade, mai percorse. Ecco, i miei libri sono per voi che amate viaggiare ed
esplorare l'altrove, l'indicibile, l'inafferrabile. Per ritrovarvi, per
riconoscervi o forse solo per perdervi completamente.
Per finire, Barbara, immaginiamo che tu sia stata
inviata in una scuola media superiore a tenere una conferenza sulla scrittura e
sulla narrativa in generale, alla quale partecipano centinaia di alunni. Lo scopo
è quello di interessare e intrigare quegli adolescenti all’arte dello scrivere
e alla lettura. Cosa diresti loro per appassionarli a quest’arte e catturare la
loro attenzione? E quali le tre cose più importanti che secondo te andrebbero
dette ai ragazzi di oggi sulla lettura e sulla scrittura?
Io credo che la scrittura sia la capacità di
guardare oltre. Di vedere al di là della realtà significati, storie nascoste e
verità che, a primo impatto, ci sfuggono. Di poter viaggiare oltre, per scoprire
nuovi luoghi, fuori e dentro di noi. Luoghi che pensavamo non esistessero e che
ci aiutano a conoscere meglio noi stessi e il mondo che ci circonda. La
scrittura è libertà. Totale. Pura. Assoluta. La scrittura è la capacità di
saper sognare. E questa per me è la cosa più importante in un mondo ormai arido
dove i sogni non contano più e l'anima spesso è relegata lontana dal corpo, in
esilio su sponde lontane...
Barbara Scudieri
Andrea Giostra
https://andreagiostrafilm.blogspot.it