TORINO
- L’ultima fatica “Grand Tour a volo d’Aquila”
(One Group Edizioni, L’Aquila, 2018) di Goffredo
Palmerini, giornalista aquilano nonché Ambasciatore d’Abruzzo nel mondo, è
un testo godibile, ricchissimo di annotazioni e leggibile da più punti di
vista.
E’ innanzi tutto, come recita il
titolo, un “grand tour”, ma a
differenza dei grand tour dei nobili
stranieri visitatori dell’Italia otto-novecentesca, le mete toccate non sono
quelle che diventeranno tipiche del turismo di massa. Non ci sono riferimenti
ai grandi centri italiani, dove migliaia e migliaia di persone provenienti da
tutto il mondo si ammassano, ma in compenso scorrono sotto gli occhi del
lettore - perché la prosa dell’autore possiede un grande potere evocatore -
tanti centri di un’Italia “minore” ma non per questo meno affascinante.
Dall’Abruzzo alla Calabria passando per il Gargano
e il Salento, poi il Garda e il Friuli, emerge il quadro di luoghi e paesaggi dal grandissimo
valore umano, estetico, storico. Ne risulta il quadro di una nazione composta
da innumerevoli sfaccettature e ricchezze che nessun dépliant turistico,
neanche lontanamente, può rappresentare. Si compone così il puzzle di un paese
poliedrico, policentrico, in cui la “provincia” si rivela piena di energie e
capacità spesso sconosciute e insospettate agli italiani stessi. Ma questo è
solo un primo aspetto del libro, poiché il grand
tour proposto non è solo attraverso luoghi fisici ma anche, forse
soprattutto, una ricerca appassionata e piena di empatica curiosità di luoghi
mentali, culturali e anche spirituali.
Incontriamo
così musicisti, pittori, artisti che rendono illustre l’Italia e storie di
un’umanità fatta di tenacia, consapevole delle proprie forze e debolezze,
quindi orgogliosa e protesa a realizzare veri e propri capolavori. Uomini che
con pazienza e volontà, sorretti da profonde capacità nel proprio campo,
partiti da piccoli centri di questa Italia “minore” sono giunti a vertici
sbalorditivi. Due esempi, ma molti si potrebbero fare e ciò conferma
l’interesse del libro: il sarto che parte da un piccolo centro dell’aquilano e
giunge a lavorare per “Brooks Brothers”, etichetta newyorkese
d’importanza mondiale per l’eleganza nel vestire o l’artigiano che, originario
di un paese del chietino, diventa il più importante artigiano costruttore di
pianoforti di “Steinway & Sons”,
giungendo ai fasti di servizi giornalistici del New York Times e di altre testate internazionali (tra cui il Corriere della Sera).
Palmerini ricostruisce le
vite di tanti personaggi, con affetto e rispetto, facendo emergere i ritratti
di uomini che dal dramma dell’emigrazione hanno saputo dare il meglio di sé
divenendo come un faro, una luce che illumina il percorso a chi seguirà.
Giungiamo così al terzo aspetto di questo bel libro. Aspetto assolutamente non
secondario e di grande importanza in questi anni in cui l’Italia è diventata
terra d’immigrazione e, contemporaneamente, è tornata ad essere terra
d’emigrazione. Il grand tour è anche
un giro di visite – e di conoscenza - alle tantissime comunità italiane sparse
nel mondo. La visione di Palmerini è una visione assolutamente non provinciale
(nel senso deteriore del termine) ma aperta al mondo, al diverso; il suo
sguardo non è mai accigliatamente chiuso in sé, ma ampio, inclusivo,
comprensivo.
Così
da New York al Canada, da Washington
all’Argentina - si consiglia
vivamente la lettura del discorso del Presidente Mattarella a Buenos Aires -
emergono le figure dell’Italia fuori dall’Italia; quei milioni di nostri
connazionali che hanno dovuto abbandonare, anche in tempi recenti, le proprie
case per dirigersi in terre sconosciute. In questo ambito ricopre un ruolo
fondamentale, per mantenere i contatti con l’origine e per far conoscere gli
italiani nei luoghi ove si sono stabiliti, il mondo della comunicazione ove
brillano giovani talenti emigrati in tempi recenti. L’eccellenza italiana si fa
notare con l’avventura di “i-Italy”,
network newyorkese multimediale che già nel 2013 veniva celebrato dal “Corriere
magazine insert” del Corriere della Sera
con il molto significativo titolo: “La Rai prenda esempio da i-Italy”. Ma non
solo. Spostandoci a Londra
incontriamo LondonONEradio, altro affermato network giovanile italiano che si
pone tra le realtà più vivaci e culturalmente feconde del Regno Unito.
Queste
poche e sparse annotazioni non possono che rendere in modo parziale e
incompleto l’idea di un libro che si legge tutto d’un fiato e che è ricchissimo
di riferimenti e suggestioni. Ma, come accennato in precedenza, tutto ciò
deriva dall’atteggiamento dell’autore. Goffredo
Palmerini, con questa ottava opera, è diventato un vero e proprio testimone
del tempo. Un testimone curioso, attento alle tante, infinite sensibilità
incontrate e con una propensione di profonda umanità. E’ il percorso di un vero
umanista che guarda con immutato interesse la grande Storia e la storia dei
singoli che s’inserisce talvolta tragicamente: nella prima: si leggano in
proposito le pagine dedicate alla “liberazione” di Mussolini a Campo Imperatore, con l’Operazione Quercia dei
tedeschi, costata la vita a due militari italiani “dimenticati” per oltre 70
anni. Le sue profonde radici abruzzesi non sono così in contraddizione con le
grandi ali che spiega nel suo lavoro in giro per tutto il mondo. E’ questa la
cifra del suo vero umanesimo, quell’Umanesimo di cui oggi, proprio in Italia - la
terra che l’ha inventato - c’è un estremo bisogno.
*Giornalista e storico
***
Il volume “Grand Tour a volo d’Aquila” (One Group
Edizioni, 2018) di Goffredo Palmerini è stato presentato il 16 gennaio scorso a
Torino, presso la Sala conferenze del Collegio Artigianelli, con gli interventi
di Carlo Di Giambattista, presidente della Famiglia Abruzzese Molisana in
Piemonte e Valle d’Aosta, di chi scrive e dell’Autore. Nel corso dell’evento ha
portato il saluto del Consiglio Regionale del Piemonte la consigliera Silvana
Accossato. (n.f.p.)