di Caterina Guttadauro La Brasca - Nelle
nostre città esiste un popolo di gente che fa della strada la propria casa.
Sono
persone che hanno problemi: dal disagio psichico, all'alcolismo, alla tossicodipendenza,
problemi familiari, come causa ed effetto. Noi arriviamo a 'cose fatte' e
quindi è difficile risalire, di lacerazione in lacerazione, fino alla causa
iniziale. Ci sono degli eventi scatenanti che cadono su un terreno con
problematiche, quindi si generano crisi radicali. E’ un fenomeno che interessa
tutte le città, anche la mia amata Parigi.
Questa città così bella, con i suoi meravigliosi boulevards, i suoi
angoli romantici, i suoi pittori di strada, nasconde tanto disagio. Si scopre
un altro mondo e ci si rende conto che non sono
solo quelli che incontriamo a dormire per terra a fare questa vita da
Clochard, che tante volte nell’anima e nel cuore lo siamo stati anche noi,
quando abbiamo dovuto misurarci con eventi inaspettati e più grandi di noi. Era
Natale a Parigi, il massimo che si possa desiderare. Questa città a Natale è puro
romanticismo: all'alba la fioca luce del sole sembra risvegliare i sensi
infreddoliti dall'inverno, al tramonto la luce dorata si appresta a riscaldare
gli animi, mentre alla sera la magìa diventa ancora più incantata. Due ragazze
universitarie percorrevano il maestoso viale
dei Champs-Élysées
illuminato da mille luci argentate e sbirciavano la Tour Eiffel, simile ad
un gigantesco albero di Natale.
Annalisa e Sara erano in Francia per studiare e si erano perfettamente
integrate grazie al calore e all’accoglienza dei cugini Francesi. La loro
principale attività era studiare e vivevano la vita del loro tempo con
leggerezza e, talvolta, un po’ di superficialità. La città si era appena
destata e, come sempre in ritardo, le due ragazze camminavano velocemente. Sara
sarebbe caduta se Annalisa non l’avesse prontamente afferrata per un braccio; era
inciampata contro qualcosa, o meglio qualcuno, che era coperto da giornali e
disteso su dei cartoni. Curiose, si chinarono e videro
un vecchio, coperto da un consunto e rattoppato cappotto, un berretto pieno di
buchi a coprirgli il viso, mentre dormiva in pace con il mondo. Due cose
colpirono le ragazze: un vecchio paio di scarpe, messe una vicina all’altra, e
accanto, un sacco sicuramente con tutto quello che possedeva nella vita. Accanto a lui un cane
di taglia piccola, completamente avvolto in una coperta ancora in buono stato.
Sembrava che là per terra, in quell’aria di festa, ci fossero due figure
inanimate in un paesaggio storico di rara bellezza. Annalisa dice a Sara:” Sai,
ho sempre amato gli animali e gli anziani: gli animali per la loro fedeltà e i
vecchi per la loro fragilità” Sara si chinò e, temendo che il vecchio stesse
male, lo toccò su una spalla. Il cane subito abbaiò come per dire che era lì
pronto a difendere il suo compagno di strada. Il signore si svegliò e,
imbarazzato chiese: “Scusate, dovete entrare?” “No- rispose Sara- stia pur giù,
noi non abitiamo qui, sta bene? Adesso la notte ghiaccia e lei non è coperto a
sufficienza”.Rispose amareggiato: “Mi chiamo Gerard, al freddo si fa
l’abitudine come alla fame, è l’indifferenza di chi passa che ti rende ancora
più povero”. Questo cane, che si chiama Louis è l’unico amico che ho, dividiamo
tutto, è silenzioso, non chiede nulla, non mi giudica, mi segue e rischia di
essere calpestato dai passanti”.Le due giovani donne non riuscivano ad andar
via e Annalisa chiese: “Cosa possiamo fare per Lei?” “L’elenco sarebbe lungo
cara e gentile signorina- rispose lui – ieri le avrei risposto mi aiuti a
riconquistare la mia famiglia, i miei figli che ho perso, gli amici, il lavoro.
Oggi non ho progetti ma questa vita di strada mi ha insegnato tanto e non sono
disperato” Intanto Annalisa era andata a prendere dei croissants con un latte
caldo e, sedute accanto a lui, ascoltarono la sua storia di vita e di saggezza.
Seppero così che certi clochards hanno uno sguardo dignitoso, fiero e non
chiedono altro che un piatto di pasta nei centri di accoglienza, dove se sono
fortunati trovano da dormire per qualche notte. Alcuni dichiarano di sentirsi
liberi, senza responsabilità, senza dover rendere conto di non riuscire a
trovare un lavoro, sentirsi accusato di non saper procurare il pane ai propri
figli, di vergognarsi dinanzi a chi cammina e non ti degna di uno sguardo
mentre tu tendi la mano e loro girano la faccia. La scelta è da rispettare
quando è libera, quando la rinuncia avviene con consapevolezza e non come unica
possibilità di sopravvivere dopo aver perso tutto, dopo essere stato ammalato,
dimenticato, dopo che la tua stessa famiglia ti ha spinto fuori dall'uscio
perché eri solo un peso. Dinanzi ad ogni singolo uomo che ha fatto questa
scelta, si ha la responsabilità di averlo visto affogare senza aver dato
alcun aiuto, forse scansandolo per passare, come fosse un inciampo sulla
nostra strada.Quell’incontro si concluse con queste parole che difficilmente le
due ragazze avrebbero dimenticato:”Voi fermandovi, prendendoci da mangiare è
come se mi aveste detto: non sappiamo chi sei e non ci interessa saperlo, per
noi sei un uomo in difficoltà e guardandoti, non riusciamo a non pensare che la
tua umanità è la nostra. Il potere e la ricchezza sono la zavorra che
induriscono il cuore.Avete riacceso in me la speranza e questo per me è il
Natale. Non ignorate mai una mano che si tende verso di voi, andate sempre dove
vi porta il cuore”. Sara e Annalisa ripresero il cammino e pensarono a quante
volte avevano visto dormire in mezzo alla
strada, sotto la pioggia, coperti a malapena da un telo di plastica vecchi,
bambini, addirittura intere famiglie. Già nel 2006 il presidente Sarkozy
promise che con lui nessuno avrebbe più dormito in strada a Parigi: ma così non
è stato. Anzi, sotto la sua presidenza, ma anche con il socialista Hollande, la
politica perseguita da Parigi nei confronti dei nomadi è stata quella dello
sgombero forzato degli accampamenti di fortuna eretti ai margini della città,
senza offrire a chi ci viveva alcuna alternativa stabile. Parigi è sempre
stata, storicamente, una città che ha accolto persone in transito; è tollerante
e generosa, ed è forse la città europea che spende di più per solidarietà e
protezione sociale. "A Londra non puoi dormire in una tenda e passare la
giornata su un angolo di strada, ma a Parigi sì: qui chi vive di elemosine non
è criminalizzato", ha detto al Guardian il
sociologo Julien Damon.
Come Joël Catherin, giovane
avvocato di famiglia benestante, che ha cominciato a scrivere centinaia di
cartelli per i senzatetto che chiedono l’elemosina e che spesso non sanno il
francese, ispirandosi a un cortometraggio candidato all’Oscar di Bernard Tanguy, Je pourrais être votre grand-mère. Tutto è
cominciato quando notò una vecchia romena che dormiva sul marciapiedi vicino
alla chiesa della Madeleine,
e una sera, indignato dal disinteresse dei passanti, scrisse per lei un
cartello che diceva “Potrei essere vostra nonna”. La risposta della gente fu
immediata e da allora "mettere i sottotitoli" ai mendicanti
(aggiungendo al solito "ho fame" qualche battuta sul tempo o sul
calcio) è diventato per lui un secondo lavoro.
Di
tutti ci si occupa, della ricerca, dei bambini abbandonati, degli animali
lasciati in autostrada e allora mi dico: perché non costituire un’Associazione onlus che consenta
l’adozione a chilometro zero di un Clochard? I vecchi sono il nostro
passato, la nostra storia e non possiamo rimanere indifferenti dinanzi alla
loro fragilità e le loro vicissitudini che li annientano, se vissute in
solitudine. Il problema non è il piatto di pasta, non serve sfamarli un giorno,
no, occorre toglierli dal marciapiede, permettere loro di recuperare la
fiducia, la speranza per rivivere e non continuare a sopravvivere per strada,
coperti da un cartone e riscaldati da un cane, unico e fedele amico.