Opera Bruxelles, Bartók risplende nella regia di Christophe Coppens. La recensione di Fattitaliani

Fattitaliani
Uno specchio rotto come sipario con un'apertura al centro della quale un cantastorie (Gábor Vass) introduce all'opera e accoglie nel castello di Barbablù. Alla Monnaie di Bruxelles, allo spettatore si presenta così l'opera Le Château de Barbe-Bleue di Béla Bartók che la direzione musicale di Alain Altinoglu e la regia di Christophe Coppens hanno letto e trasformato in maniera magica, misteriosa, inquietante, affascinante, colorata e oscura nello stesso tempo.

Tutto ha concorso alla riuscita. La scenografia, concepita dallo stesso Coppers, è un insieme di stanze su più livelli accomunati dalla presenza di vetri e specchi su cui le luci di Peter Van Praet hanno realizzato un gioco continuo e di volta in volta corrispondente alla traccia musicale e al momento narrativo.
L'ambientazione, le continue domande e la curiosità di Judith (Nora Gubisch) e l'atteggiamento misterioso e scontroso di Barbablù (il basso Ante Jerkunica) rivelano metaforicamente le sfaccettature dell'animo umano. È l'eterno dilemma e desiderio dell'incontro, del conoscersi a fondo.
Il tentativo di approcciarsi all'altro con franchezza e dedizione e la conseguente deludente scoperta dell'impossibilità a farlo. Barbablù si limita a parlare dalla sua sedia a rotelle: il suo non è un handicap fisico; lui è immobile, inflessibile, non si mostra per come è realmente e si alzerà solo nel momento in cui Judith scoprirà la verità sulle altre donne rivelandosi a lei per quello che è.
Ogni elemento rivela il suo lato oscuro: tutto (gioielli, corona, fiori, nuvole) è ricoperto di sangue, il lago è fatto di lacrime così come l'amore di Judith si rivela (forse) essere una trappola.
Dopo l'intervallo la pantomima Le Mandarin merveilleux: genere e contesto del tutto diversi, dove la relazione uomo/donna viene declinata in tutt'altro modo. Effetti grandiosi di movimenti e coreografie, costumi e colori eccezionali rendono una storia semplice un qualcosa di particolare dove la musica assume una potenza e un significato diverso e che gli artisti (e)seguono con energia ed eleganza.


Qui è l'uomo a fornire una chiave diversa alle prostitute rinchiuse e sfruttate, un modo inedito di guardare alla vita e probabilmente l'occhio che prima dell'inizio guardava dall'apertura centrale del sipario-specchio vuole proprio indirizzare a questa lettura.
Anche questa volta l'Opera di Bruxelles ha centrato il bersaglio. Una rappresentazione magnifica, d'effetto, inebriante, fantasiosa e originale. Come per Foxie! Christophe Coppens si rivela creativamente a suo agio. Da vedere. Giovanni Zambito.

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Scheda
Direction musicale ALAIN ALTINOGLU
Mise en scène & costumes CHRISTOPHE COPPENS
Décors CHRISTOPHE COPPENS & I.S.M.ARCHITECTEN
Éclairages PETER VAN PRAET
Vidéo JEAN-BAPTISTE PACUCCI, SIMON VAN ROMPAY
Chef des chœurs MARTINO FAGGIANI

Le Château de Barbe-bleue (foto di © C. De Keersn, © C. Van der Burght,  © S.Van Rompay)

Prologue GÁBOR VASS
A kékszakállú herceg ANTE JERKUNICA
Judit NORA GUBISCH

Le Mandarin merveilleux (foto di © S. Van Rompay)

Première prostituée VINCENT CLAVAGUERA-PRATX
Deuxième prostituée MERCHE ROMERO
Troisième prostituée BRIGITTA SKARPALEZOS
Le proxénète DAN MUSSETT
Un homme âgé NORBERT DE LOECKER
Un jeune homme AMERIGO DELLI BOVE
Un mandarin JAMES VU ANH PHAM

Orchestre symphonique et chœurs de la Monnaie

Production LA MONNAIE / DE MUNT
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