Francesca Falli, pittrice e grafica aquilana, espone alla rassegna Padiglione Europa parallelamente alla 16sima Biennale di Architettura di Venezia. Intervista di Andrea Giostra.
Ciao Francesca, benvenuta e grazie per la tua
disponibilità. Ai nostri lettori che volessero conoscerti quale artista, cosa
racconteresti?
Sono
interessata all’arte praticamente da sempre, dipingo da quando ero bambina, ma
non mi sento ancora una “artista”. Ho sempre bisogno di stimoli creativi, ho
sempre voglia di studiare i grandi della storia dell’arte. Quando creo sono
pervasa da una sensazione di libertà, sogno le mie idee, a volte di notte mi
devo alzare dal letto e accendere il computer per non perdere la fase creativa.
L’Aquila è una città bellissima e da alcuni anni, per i
tragici eventi che tutti conosciamo, è stata al centro delle cronache italiane.
Qual è stato il ruolo dell’arte per rilanciare la fiducia e la speranza dal
terremoto dell’Aprile 2009?
Nel 2009 - l’anno del sisma dell’Aquila - mi sono arresa.
Creare mi sembrava inutile avendo problemi molto più grandi da risolvere: il
pensiero della casa distrutta, i traslochi, la necessità di ricostruire una
vita interiore mi hanno reso inattiva per anni. Le persone che mi vogliono
bene, la mia famiglia, i miei amici più cari, mi hanno convinta a riprendere
l’attività artistica, reinventandomi ed inventando uno stile artistico
completamente diverso da quello di prima (quando usavo pennelli, colle e
catrame per creare opere materiche). Sinceramente non amo parlare del sisma, mi
sembra come se volessi sfruttare questo tragico evento per far parlare di me e
delle mie opere. Il ruolo dell’arte in questi anni per me è stato il raccontare
attraverso le mie opere la confusione, lo spaesamento, il nuovo paesaggio
urbano. Se mi affaccio dalla finestra vedo solo gru ed elevatori. Vedo operai
con i caschetti, vedo la città che rinasce. Il sisma del 2009 è stato un netto
fattore di cambiamento. Non avendo più il mio studio e di conseguenza non
potendomi più “sporcare le mani”, sono stata ferma senza produrre per anni. Ho
ripreso a lavorare nel 2014 sfruttando la mia esperienza di grafico e creando
opere pensate prima sulla carta e poi elaborate al computer.
Qualche giorno fa ho saputo
che ti hanno invitato con una tua mostra personale promossa e
organizzata presso Palazzo Albrizzi Capello, in concomitanza con la rassegna
del Padiglione Nazionale Guatemala presente alla 16° Biennale di Venezia,
Architettura” e alla rassegna Padiglione
Europa. Ci vuoi raccontare come è andata e come hai preso questa bellissima
notizia?
Parto da lontano,
lo scorso anno ho partecipato con il mio nuovo stile creativo al Premio
Internazionale di Arte contemporanea “ARTE SALERNO” organizzato da Artetra e
PrinceArt… “i miei polli” hanno vinto il premio Videorecensione. Da quel
momento la mia Pollarte ha riscosso successi di pubblico e di critica… quando
mi hanno proposto di esporre “i miei polli” a Venezia mi sono talmente
emozionata che ho avuto un blocco creativo per circa 20 giorni. Lo stesso mi è
successo quando sono stata invitata al Padiglione Europa che vanta il
patrocinio del Parlamento italiano, nonché del Parlamento Europeo, e si
svolgerà parallelamente alla 16sima Biennale di
Architettura di Venezia. Sono stata invitata con una Mostra personale promossa e organizzata presso Palazzo
Albrizzi Capello, in concomitanza con la rassegna del Padiglione Nazionale
Guatemala presente alla 16° Biennale di Venezia, Architettura”.
Le mie ultime
creazioni sono dei “collage computerizzati”. Mi servo di molti elementi,
icone che raccontano i miei stati d’animo, simboli ed elementi che raccontano la
mia vita in continuo mutamento. Mi piace far vivere i miei pensieri e
trasportarli sulle mie opere. Mi piace lavorare con gli specchi perché lo
specchio è senza io e senza mente, la mia ultima ricerca è indirizzata ai
giochi di parole che si riferiscono ai grandi nomi degli artisti che hanno
segnato la storia. Ad esempio, le mie ultime opere si intitolano Pollok,
Poll_gauguin. Quello che noto e che mi fa molto piacere è che ci sono degli
artisti figurativi, che prima lavoravano solo con i paesaggi e i ritratti, che ora
si ispirano al mio modo di lavorare. Spesso, quando posto su Facebook le mie
opere, noto che ci sono artisti che mi osservano e dopo un giorno creano opere
con la stessa mia scala cromatica e elementi che prima non avevano mai usato e
che sono presenti solo nei miei quadri, mi sento molto studiata e copiata, sia
nelle parole che uso, sia nello stile e questo mi rende felice.
Come definiresti il tuo stile pittorico? C’è
qualche artista al quale ti ispiri?
Posso definire il mio stile grafico/pittorico/computerizzato.
Lavoro molto con l’automatismo psichico. Amo Andy Warhol, praticamente da sempre, ma cerco ispirazione anche nelle
opere di Robert Rauschemberg, Jasper Johns, Roy Lichtenstein.
Come è nata la tua passione per la pittura e per
l’arte?
Direi da bambina, il mio nonno materno – col quale dipingevo
- mi ha trasmesso l’amore e la passione per l’arte. Ero innamorata di Warhol.
L’atmosfera che respiravo nell’atelier di mio nonno mi affascinava, anche
perché vi transitavano artisti affermati, collezionisti, appassionati d’arte.
Perché secondo te oggi l’arte, la pittura, la
scultura, sono importanti e vanno promossi e seguiti dalle persone?
Secondo me ogni
forma di espressione è importante, le persone dovrebbero seguire l’arte per
conoscere la nostra storia ma anche per emozionarsi.
Cosa consiglieresti a giovani donne che volessero
cimentarsi nella tua professione? Quali i tre consigli più importanti che ti
senti di dare?
Il primo
consiglio che vorrei dare è quello di studiare i grandi maestri della storia
dell’arte. Se metti un pennello in mano a una scimmia, anche lei riesce a fare
un’opera astratta ma poi, non la sa spiegare e non capisce perché l’ha creata. Il
secondo consiglio è quello di credere nei sogni. Il terzo consiglio è quello di
cercare sempre nuovi stimoli
Dove potranno seguirti i tuoi fan?
Non sono una
persona molto social, come dicono le mie giovani amiche artiste. Qualche volta
posto le mie opere su Facebook, non sempre pubblico tutta la mia attività, in
quanto, per me l’arte è qualcosa di mio, è qualcosa di intimo.
Un’ultima domanda Francesca, immaginiamo che hai
di fronte una numerosa platea di adolescenti di una scuola media superiore della
tua città. Il tema del simposio è l’arte figurativa e la pittura in
particolare. Cosa diresti loro per catturare l’attenzione? Quali i tre temi principali
che secondo te che andrebbero affrontati per appassionare giovani menti
all’arte, alla bellezza e alla cultura?
Ho già vissuto
questa esperienza e sono riuscita a coinvolgere i ragazzi raccontando l’arte in
un’atmosfera di gioco. Avvicinare i ragazzi all’arte è una sfida molto
difficile si dovrebbe riuscire ad interessarli senza annoiarli.
Leggi qui gli articoli di Andrea Giostra.
Francesca Falli
Andrea Giostra