di Goffredo Palmerini - GALATONE (Lecce) -
Un’aria tiepida ed un cielo incerto di sole accompagnano la nostra nuova visita
a Lecce, città bomboniera d’arte e
d’architetture barocche che ne fanno uno straordinario unicum, con il dedalo di
viuzze lastricate che conducono al cuore del suo centro storico.
Vi entriamo
dalla possente Porta Napoli, di fronte l’obelisco. Ne ammiriamo nei dettagli
chiese, il teatro Paisiello, case, cortili, piazzette, portali, finestre e
balconi, nella tipica pietra color miele e ambra. Il tutto è impreziosito dai
ricchi ghirigori degli orpelli e delle sculture. Le vie sono strette e le
prospettive più marcate, fin quando non s’arriva alla grande piazza della
Cattedrale, dove la splendida città nelle sue vie contenute s’allarga nel
contorno architettonico, che anzi ne è suggestiva cornice, e lo svettante
campanile quasi è il guardiano di tanta bellezza. Ancora un po’ di strada
angusta, piena di bottegucce con articoli di mani artigiane e souvenir, fin
quando non si riconquistano spazi di cielo in Piazza sant’Oronzo, il patrono
della città erto su una colonna, laddove il barocco cede alle più antiche e superbe
vestigia dell’anfiteatro romano.
La città è piena
di turisti, molti stranieri, che sciamano per le vie rapiti nell’ammirazione e
nello stupore, in questa prima domenica di maggio. Queste sono le meraviglie
del Belpaese, i suoi tesori. E Lecce
ne è uno degli esempi luminosi. Lasciamo la città nel primo pomeriggio, un vago
accenno di pioggia subito rientrato. Si va verso Galatone. E’ un incanto il paesaggio del Salento, ornato di ulivi d’antico impianto, di fichi fronzuti,
mandorli e vigneti su terre fresate di fresco sovente divise da piccole
muraglie in pietre disposte a secco. Ogni tanto tra gli ulivi spunta un
“nuraghe” di sassi imbruniti dal tempo, sembra quasi un tempio nella bellezza
di questa campagna salentina. Solo intristisce la vista delle ferite lasciate dalla
xylella, che purtroppo sta martoriando questa parte di Puglia, il Salento, con gli
ulivi dalle chiome disseccate o con i rami già mutilati. E tuttavia segni di
recupero si notano, qua e là, ad alimentare la speranza della fine di tale
sciagura. Appena una ventina di chilometri lungo l’agevole arteria che porta al
mare di Gallipoli e già il profilo di
cupole e campanili annuncia Galatone,
graziosa cittadina il cui nome dal greco richiama il latte, preziosa per le sue
architetture medievali e barocche che ne fanno uno dei Borghi autentici
d’Italia. Con origini greco-bizantine, Galatone è stata strategica nella sua
posizione, nella difesa dalle scorrerie saracene, come raccontano le sue
residue Mura urbiche e il Castello normanno.
Patria del più grande umanista
dell'Italia meridionale, il filosofo medico e astronomo Antonio De Ferraris (Galatone, 1444 – Lecce, 1517) detto il Galateo – cui è dedicato un
importante Premio letterario – Galatone
espone le bellezze architettoniche delle sue numerose chiese
tardo-rinascimentali e barocche, dei palazzetti ottocenteschi e delle tipiche
case con le corti. Meritano una visita la chiesa matrice Collegiata dell’Assunta, a croce latina, con splendida facciata e il
campanile, con magnifico battistero lapideo finemente scolpito, le opere
pittoriche di Donato Antonio d’Orlando sugli altari e un prezioso
Martirio di San Sebastiano di Mattia Preti, e ancora la chiesa di San
Sebastiano e San Rocco, le chiese di San Francesco, San Giovanni Battista,
Madonna delle Grazie, tutte cinque-seicentesche, la chiesa della Madonna
Odigitria e l’abbazia d’origine basiliana di Sant’Angelo della Salute, entrambe
duecentesche, il cinquecentesco Palazzo
Marchesale, infine lo splendido Santuario
del SS. Crocifisso della Pietà.
Non ultimo a caso questo vero
gioiello architettonico e artistico, il Santuario
del SS. Crocifisso, costruito a fine Seicento dopo il crollo della
preesistente chiesa. Magnificente la facciata barocca, realizzata su tre ordini
in pietra leccese e carparo, arricchita di statue. L’interno finemente decorato,
con ampio uso d’oro zecchino, specie nel fastoso altare maggiore riccamente
lavorato, abbellito con colonne tortili e bassorilievi, alla cui realizzazione dedicò
l’ingegno l’architetto Giuseppe Zimbalo.
Al centro dell’altare l’icona del SS. Crocifisso, risalente al XIV secolo. Sul
transetto s’alza la cupola ottagonale interamente affrescata. Interessanti anche
i dipinti che corredano il tempio, elevato nel 1796 a Santuario da papa Pio VI. E' uno degli
edifici di culto più rappresentativi del barocco salentino. L'icona del SS. Crocifisso e i suoi miracoli
scandirono le diverse fasi costruttive del tempio e l'opera di architetti,
progettisti, capimastri, scalpellini, pittori e scultori. Questo gioiello
lascia incantato e stupefatto chiunque per la prima volta vi entri, ammirato dal
suo folgorante splendore.
E’ in questo luogo di magnificente bellezza e spiritualità
che si “celebra” domenica 6 maggio la
prima edizione del Premio di Arte e
Poesia Sacra, promosso e organizzato dall’Associazione culturale
internazionale Verbumladiart, che ha
sede a Galatone. Presieduta
dall’infaticabile operatrice culturale e poetessa Regina Resta, Verbumlandiart dirama le sue attività in campo
letterario, artistico e sociale sia Italia che all’estero. Hanno dato il patrocinio
e collaborazione a questo singolare Premio d’arte e poesia sacra il Rettore del
Santuario SS. Crocifisso, don Angelo
Corvo e la Caritas diocesana, con il suo direttore don Giampiero Fantastico, infine il Centro Studi Michele Prisco di Napoli. Grande il successo di partecipazione e di
qualità delle opere presentate al Premio, nato per promuovere l’integrazione
tra persone, artisti e poeti di culture diverse, che si misurano sul versante
della Pace fra i popoli, sullo sfondo d’un modello di società inclusiva che
vive le differenze culturali come risorsa e mai come un problema. L’evento,
infatti, rientra nel Progetto della “Catena
della Pace” che Verbumlandiart sta
portando avanti, coinvolgendo artisti, poeti, scrittori, giornalisti, musicisti.
Arte e Poesia, dunque, come strumento di dialogo interculturale e di educazione
alla Pace, di formazione e sviluppo.
Sono le 6 della
sera, l’ora d’inizio della cerimonia di premiazione. Antonio Settanni conduce con garbo, professionalità e speditezza
una serata densa di presenze e significati. S’inizia con i saluti della
Municipalità di Galatone, presente
con la vice sindaco Daniela Colazzo
e l’assessore ai Servizi sociali Caterina
Dorato. Richiama il significato culturale del Premio la vice sindaco,
unitamente ai valori profondi dei quali l’evento è portatore, nel tempo
complicato che il mondo sta vivendo con il rischio di allargare le aree di
guerra, con vittime innocenti specie bambini, che fanno urlare il bisogno di
Pace. Ringrazia quindi Regina Resta
per l’intensa opera di promozione culturale e della città, che va ben oltre i
confini della Puglia. Seguono quindi gli indirizzi di saluto del Rettore del
Santuario, don Angelo Corvo, e di don Giuseppe Venneri, vice direttore
della Caritas della diocesi Nardò-Gallipoli, anche a nome del direttore don
Giampiero Fantastico.
Quindi
l’intervento della presidente Regina Resta,
che nel salutare gli illustri ospiti italiani e stranieri, sottolinea la
feconda attività culturale messa in campo da Verbumlandiart, che di recente ha prodotto eventi a Caserta e Pesaro e prossimamente la vedrà impegnata in un’iniziativa
letteraria a Capri, in una missione
in Serbia, a Novi Sad, e in altre
iniziative culturali in preparazione che riguarderanno Egitto e Uzbekistan.
Rivolge il saluto agli ospiti stranieri presenti, George Onsy, poeta e pittore egiziano, docente all’Università del
Cairo, e dall’India Sethi Krishan Chand
- poeta scrittore, fotografo d’arte, editore -, un artista di livello
internazionale. Chiama quindi nel presbiterio – per l’occasione diventato un
piccolo palcoscenico – l’Ospite d’onore Massimo
Enrico Milone, direttore di Rai Vaticano, cui viene consegnato il Premio Speciale per il Giornalismo con
una Targa che reca la seguente motivazione: “Per
la coerenza giornalistica e professionale dimostrata nel corso della sua lunga
esperienza nel campo dell’informazione, con visione obiettiva ed equilibrata.
Misurato nello stile, ha garantito un livello giornalistico d’inchiesta di
altissimo spessore”. Entrato in Rai nel 1979, presso la Sede Regionale per
la Campania, Massimo Milone segue da
inviato, in particolare per il TG1, alcuni dei più importanti avvenimenti, come
il terremoto dell’Irpinia, il bradisismo flegreo, il terrorismo e il rapimento
di Ciro Cirillo. Della TGR Campania nel 2003 diventa Caporedattore fino al
2013, quando è chiamato a Roma per assumere la responsabilità di Rai Vaticano.
Numerosi i riconoscimenti per l’attività giornalistica, è autore di diverse
pubblicazioni, tra libri e saggi giuridici, tra i quali tre volumi che
riguardano papa Francesco, il cui pontificato egli ha seguito dall’inizio. Ha
insegnato al Master di giornalismo presso l’Università Suor Orsola Benincasa di
Napoli. Dal 2002 al 2009 è stato Presidente nazionale dell’Unione Cattolica
Stampa Italiana, dopo esserne stato Segretario generale.
Massimo Milone, nel ringraziare per l’onore che gli è reso
con il tributato Premio Speciale, con un breve intervento tratteggia la sua esperienza giornalistica
alla guida di Rai Vaticano, punto privilegiato d’osservazione dell’attività
“rivoluzionaria” di papa Francesco,
anche nel campo della comunicazione. Un pontefice eletto in una congiuntura
particolarmente difficile, seguita alle dimissioni di Benedetto XVI – unico precedente quello di Celestino V nel 1294 – eppure così densa di cambiamenti, nella
sostanza e nelle forme esteriori, non sempre giustamente compresi anche da
qualche ambiente della Curia vaticana. Eppure, sebbene in presenza di
difficoltà, l’opera di rinnovamento di papa
Francesco prosegue, ricentrando l’attenzione della Chiesa sempre più verso
le periferie del mondo e verso gli ultimi, richiamando i cristiani alla
testimonianza autentica nel servire e nel farsi umili. Segni profetici che
quasi ogni giorno trovano sostanza in gesti significativi del Pontefice “venuto
da lontano”, eppure così vicino nel cuore e nella comunione non solo dei
cristiani, ma di tutti gli uomini di buona volontà.
A questo punto ha
inizio la premiazione degli artisti, le cui opere sono state esposte dal 1°
maggio nella chiesa di San Sebastiano e San Rocco, in una rassegna curata dal
critico d’arte Carlo Roberto Sciascia.
Accanto a lui, nel presbiterio, la Giuria del Premio d’Arte sacra composta da Francesco Danieli (Presidente), storico
e iconologo, Nicola Ancona, pittore,
Ada Fedele, restauratrice, Giovanni De Cupertinis, storico
dell’arte. Viene conferito il Premio Speciale a Tommaso Filieri per la Scultura e a Liala Cosma per l’Iconografia, Premio alla Carriera allo scultore Arnaldo Stifani. Il Premio d’Arte Sacra,
a tema “Il Golgota 2000 anni dopo”,
viene tributato ai vincitori così classificati nelle seguenti tre sezioni. PITTURA:
1° Franco Casalini, 2° Leonilda Fappiano, 3° Maria Comparone; SCULTURA: 1° Donato Ungaro, 2° Mariana Mele, 3° Mina Natale;
FOTOGRAFIA: 1° Carlo Solidoro, 2° Paolo Lizzi ed ex aequo Miguel Acosta Jara.
Menzioni d’onore
a Madia Ingrosso, Anna Alemanno, Ana Buda, Anna Frappampina, Antonio Dell’Onze,
Daniela e Sebastiano Cardinale, Irma Dongiovanni, Sante Damone.
La Giuria del
Premio di Poesia Sacra, composta da Annella
Prisco (Presidente), scrittrice, Goffredo
Palmerini, giornalista e scrittore, Mario
Mennonna, docente di Lettere, e don
Angelo Corvo, consegnano i riconoscimenti ai vincitori così classificati
nelle due sezioni del Premio. POESIA SACRA a tema libero: 1° Cosetta Taverniti (Dove lo porterà la sete), 2° Giuseppe
Milella (La tavolozza dell’amicizia)
ex aequo Teresa Esposito (Che sia sempre Natale!), 3° Giovanna Iacovone (Gli indifferenti). Premio Speciale della Giuria a Saverio Martiradonna (Gli uomini sono come le piante) e Premio
alla Cultura a Bruna Caroli. POESIA
SACRA a tema “Il Golgota 2000 anni dopo”:
1° Giampiero Donnici (Dimenticato), 2° Laura Volante (Scandalo)
ex aequo Augusta Tomassini (La voce di Dio), 3° Vito Casavola (Pace) ex
aequo Annamaria Colomba (Quell’antico cammino di morte). Premio
Speciale del Presidente ad Annalena
Cimino (Col capo chino), Premio
Speciale della Giuria a Sonia Colopi
(Braccia aperte), Premio Speciale
Verbumlandiart a Rossella Maggio (Io/Dio), Menzione d’onore a Pasqua De Siati (Redentore), Premio alla Cultura a Zorica Mitic.
Viene infine
conferita Targa d’onore alla Carriera
agli artisti e poeti George Osny
(Egitto) e Sethi Krishan Chand
(India). Significativi e toccanti i brevi indirizzi di saluto e gratitudine
verso gli organizzatori del Premio che hanno consentito di gettare ponti di
amicizia e futura collaborazione con Egitto e India. Nel corso della cerimonia hanno
proposto apprezzati intermezzi musicali il flautista Stefano De Florio (Ave Maria
di Giulio Caccini e Cantico delle
creature di Riz Ortolani) e la Soprano Alessia
Mariagrazia Vantaggiato Terragno (Amazing
grace e Mater Jubilei), in
applauditissime esecuzioni. Si conclude così la prima edizione del Premio. Con
notevoli apprezzamenti e lusinghieri giudizi già pone le basi per la prossima edizione
nel 2019, trovando nell’originalità del tema e nella qualità degli artisti e
poeti il giusto viatico per nuovi successi. L’indomani, nella mattinata calda e
rilucente d’un sole precocemente estivo, prima di riprendere la via del
ritorno, con Carlo Roberto Sciascia e
Leonilda Fappiano si fa una puntata
sulla costiera, a Santa Maria al Bagno
e Santa Caterina. Lo Jonio riluce
d’azzurro, l’acqua traspare di perla e smeraldo nelle calette tra gli scogli
bruni, inverditi da ciuffi d’erbe e piante salmastre. Sulle colline che
degradano al mare essenze di macchia mediterranea affidano gli odori del
risveglio ad una brezza leggera. E’ intrigante il mare del Salento, come i profumi e i colori di questa sapida terra, e intriganti
le ancestrali tradizioni della sua gente generosa e gentile.