di Laura Gorini - Lavora
da tanti anni nelle redazione di Confidenze,
uno
dei settimanali Mondadori più letti dalle donne italiane del quale
ora ne è diventata la direttrice. Angelina Spinoni ci parla del suo
lavoro e del suo amore per la letteratura in un'intervista a cuore aperto.
Angelina, lavori tanti
anni nella redazione di Confidenze. Ora
ne sei la direttrice. Che effetto ti fa?
Duplice: da una parte, mi
sento "a casa". Dall'altra, avendo una responsabilità
diversa, tutto cambia. Quando sei inserita in una struttura, ti
relazioni con chi ti legge, ma anche molto con il direttore. Ora, mi
sento molto più a contatto con le lettrici e anche ricevere
messaggi, osservazioni, domande varie mi fa sentire quanto il
giornale sia parte del loro mondo.
Nel
corso del tempo quali sono i cambiamenti che ha apportato la rivista?
È in costante
aggiornamento. Una frase che mi sono sentita ripetere infinite volte
è: Confidenze? Lo leggeva mia nonna… E forse è ancora così, ma
le nonne che ci leggono oggi sono le 50-60enni che viaggiano,
scoprono talenti, si reinventano, usano i social e vivono le loro
emozioni, a 360 gradi. In più, abbiamo una fascia di lettrici
decisamente più giovani, quindi cerchiamo di mantenere il nostro
punto focale, la condivisione di emozioni, abbinandolo a una continua
apertura verso i cambiamenti sociali e di costume.
E'
molto legata alla sezione dedicata ai racconti e alle storie vere:
con quale criterio scegliete quelli/e da pubblicare?
C'è
un criterio semplicissimo: le storie che emozionano hanno più forza
delle altre. Chiunque le legga, lo sente. Altro requisito
imprescindibile è la verità della storia. Non abbiamo una redazione
sufficientemente nutrita da verificare nel dettaglio ogni storia, ma
chiediamo di puntualizzare ogni nota stonata o poco verosimile.
Poi, certo, facciamo anche altre valutazioni, più "tecniche"
e legate alla necessità di mixare, in uno stesso numero, argomenti
abbastanza variati.
Immagino
che riceviate tanti testi: ci sono- dunque- in Italia più scrittori
che lettori?
Riceviamo tantissimi
testi, da sempre. Ma, più che l'illusione di diventare scrittori,
penso che a muovere le persone sia il bisogno di trovare un ascolto
attraverso la scrittura.
Hai
mai pensato di scrivere anche tu un racconto o un libro?
Adoro
leggere. Perché dovrei complicarmi la vita cercando anche di
scrivere?».
Tu
che lettrice sei?
Sono
un tipico Cancro, umorale e lunatica. Non potendo esserlo troppo sul
lavoro, per rispetto degli altri, mi concedo di seguire l'umore del
momento almeno nella lettura. Leggo quello che mi attira volta per
volta, senza preclusioni, con una predilezione per i romanzi scritti
da donne.
Ma
quali sono stati i libri che da ragazza ti hanno avvicinato alla
lettura e alla scrittura?
Ho gusti superclassici.
Piccole donne a 8 anni, Guerra e pace a 15 e i racconti di Katherine
Mansfield a 20.
E
quali sono - invece- quelli che oggi ti fanno ancora emozionare?
Leggendo,
mi emoziono con facilità. Ti cito solo due titoli: “Riparare i
viventi”, della scrittrice francese Maylis de Kerangal, storia
commoventissima di un trapianto di cuore, raccontato seguendo i fili
di tutti i destini che s'intrecciano per realizzarlo; e “Patria”
del basco Fernando Aramburu, centrato su due famiglie divise dal
terrorismo, anche questo raccontato da punti di vista diversi. In
effetti, ho un debole per i romanzi che intrecciano più prospettive.
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