di Laura Gorini - Dolce, sensibile e
con una grande voglia di scrivere, fare e informare. Susanna Barbarglia,
dopo una lunga carriera di giornalista e di direttrice di importanti testate
italiane, Confidenze in ultimo ordine di tempo, è ora consulente
Mondadori. Ecco che cosa ci ha
rivelato di se e della sua vita " a fior di penna"...
Susanna, da molti
anni sei una delle giornaliste più amate dalle italiane... Ma che ricordo hai
del tuo esordio nel vasto mondo del giornalismo?
Ho iniziato prestissimo nel mondo dell'editoria, con
un'assunzione appena uscita dal liceo, alla Rizzoli, nel settore dei libri
d'arte, una delle mie passioni. Pochi anni dopo però, sono stata spostata alla
Periodici, nella redazione dell'Europeo che in quel momento si era trasferita a
Roma, per impiantare l'archivio di redazione. Se penso alla mia storia
professionale mi sento una privilegiata. A parte i grandissimi maestri che ho
avuto la fortuna di incontrare, allora era piuttosto facile, se ti
consideravano idonea, portata, diventare giornalista. Certo si facevano dei
gran gavettoni, ma io ero disposta a occuparmi di qualunque cosa. Sentivo che
quello era il mio mondo, la mia professione. Da una testata all'altra, passando
dal quotidiano al mensile di moda haute de gamme alla rivista specializzata,
sono approdata ai femminili, ma sempre per mia grandissima fortuna, con una
formazione ampia e a 32 anni ero già direttore.
Com'è cambiato
nel corso del tempo questo settore sia nel bene sia nel male?
Be' il settore si è notevolmente trasformato, evoluto,
espanso con l'avvento del Web che, allo stesso tempo, ha cambiato proprio il
modo di scegliere e trattare notizie e argomenti dal momento che nulla può più
essere uno scoop. La professione è stata apparentemente frustrata per la crisi
delle assunzioni: oggi l'età media dei giornalisti interni supera
abbondantemente i 40 anni, ma io credo che i giovani che condividono la mia
stessa passione, il fuoco per questo lavoro, oggi possono diventare manager di
se stessi, molto più fuoriclasse di noi. È più dura, sicuramente, devi
scordarti il posto fisso. Ma chi ha la volontà di seguire il cambiamento può
davvero costruirsi una formazione originale e attuale in perenne evoluzione
soprattutto nel Web.
Ma quindi l'avvento del Web lo ha peggiorato?
L'ha complicato, come ti ho detto prima, ma a mio
parere proponendo una sfida affascinante che ti porta per amore o per forza ad
ampliare la tua conoscenza anche tecnica.
E i Social Network
che ruolo possono avere in esso?
Ormai i Social Network sono imprescindibili dal nostro
lavoro. Oltre a viralizzare pezzi e temi da dibattere in Rete, faccia a faccia
con i lettori, aumentano la forza dei brand e la notorietà dei singoli giornalisti,
potenziando di conseguenza l'immagine dei giornali cartacei.
Ritorniamo per un
attimo al passato... È vero secondo te che il primo articolo non si scorda
mai?
Emotivamente ti posso rispondere di sì, certamente. Ma
poi negli anni, i pezzi si accumulano, a volte sei abbastanza soddisfatta (mai
totalmente!), altre ti stupisci che i lettori li apprezzino perché li
riscriveresti. Insomma, diventa una catena della quale ogni articolo, nel bene
e nel male, ti emoziona sempre.
Chi ti ha
introdotto e avvicinato a questo mondo?
Ricordo che al liceo l'insegnante di Lettere leggeva i
miei temi in classe, diceva che tagliavo gli argomenti in modo molto
"giornalistico". Io in realtà non avrei mai pensato di entrare con
tanta facilità in questo mondo, non ci speravo. Prima della Maturità ero sicura
di iscrivermi a Medicina, per una sorta di voto fatto a seguito di una malattia
che mi aveva fatto molto soffrire e dalla quale ero uscita. In realtà, in
famiglia erano terrorizzati da quella scelta: dicevano che ero troppo sensibile
e che non avrei retto al dolore degli altri. Così la mia amica Stellina Fabbri,
mi offrì l'opportunità di un colloquio in Rizzoli. Mi assunsero subito, perché
nel settore Arte della Libri c'era un vuoto da colmare con una "tirapiedi".
Quando hai capito
che volevi farne un lavoro?
Immediatamente. Dal primo giorno. Ero incantata dalla
carta stampata. Dalla fabbrica che allora chiamavamo "I piombi"
perché naturlamente si stampava ancora con le Linotype e le strisce di piombo
(ti rendi conto?). E poi ho sempre amato scrivere. Mi sembrava un sogno.
La tua famiglia
come ha accolto questa tua scelta?
Hanno brindato! Temevano troppo che diventassi un
medico...
Sii sincera: non
ti sei mai pentita di averla fatta?
Mai! È stata un crescendo straordinario.
In generale, sei una
persona che si pente facilmente nel corso della sua vita?
No. Ritengo che gli errori ti aiutino a raddrizzare il
timone, a ritrovare la rotta, a capire i tuoi limiti e anche le tue capacità.
Ho sempre pensato che rifarei tutto quello che ho fatto, anche nella mia vita
privata. L'unico vero, doloroso rimpianto è di non aver potuto avere figli.
E la tua vita
oggigiorno com'è?
È la vita che mi sono costruita anche
inconsapevolmente. In questo momento mi sento appagata. Ho appena lasciato la
direzione di Confidenze, un giornale che amo molto e che mi corrisponde a
pennello perché punta sulle emozioni più forti e più vere che tutti noi
proviamo. Un giornale al quale ho dato tutta me stessa e che mi ha ripagato il
doppio. Ora però, sento troppo forte la spinta a diventare più padrona del mio
tempo dopo 45 anni di lavoro intensivo e prima che sia troppo tardi! Resterò
consulente, ma avrò il tempo di seguire le mie passioni: la scrittura, il mio
blog, la mia casa, i miei cani. Gli animali. Confesso di aver sempre vissuto
ogni giorno come fosse l'ultimo, e così voglio continuare. Sentiamoci fra un
po' e ti dirò con più chiarezza cosa farò da grande!