di Laura Gorini - Ama il mondo della comunicazione fin da quando era poco più di una
ragazza la dolcissima e frizzante giornalista e conduttrice televisiva
Francesca Ghezzani. Ora è al timone del programma "E' salute" in onda
su "E' live Brescia".
Francesca, come sei arrivata
alla conduzione?
Ci sono arrivata sostanzialmente per caso: il mio sogno è sempre stato
quello di lavorare all’interno delle redazioni che si occupavano della
realizzazione di programmi televisivi senza apparire in video, motivo per cui
mi proposi nel 2003, ancora studentessa universitaria, all’emittente Rtb
Network, che operava sul locale e sul nazionale attraverso un canale
satellitare di Sky.
Ricordo ancora la data del mio provino televisivo, letteralmente
catapultata davanti ad una telecamera senza alcun preavviso e del tutto priva
di esperienza, tanto che posso affermare con assoluta certezza che le uniche
volte in cui ero stata oggetto di riprese prima di allora era stato in
occasione dei filmini di compleanno!
Fui scelta dall’editore e, da quel momento, ho scoperto che non solo
devi abituarti a ricoprire più ruoli, ma anche che, quando le trasmissioni sono
“tue creature”, è un piacere “metterci la faccia” e curarne la conduzione per
meglio trasmetterne i contenuti.
Che cosa ti affascina della Tv?
Mi affascinano essenzialmente due cose: l’immediatezza con cui parli e
comunichi ai telespettatori, motivo per cui preferisco di gran lunga la diretta
alla differita, e il privilegio - chiamiamolo così - di vivere il dietro le
quinte, conoscendo i retroscena, le dinamiche, i vizi e le virtù dei personaggi
che davanti alle telecamera sono volutamente tenuti oscuri, la suspense del
countdown prima di essere in onda.
Di anni ne sono passati dalla prima volta, ma gli studi televisivi e i
set per me hanno tutt’oggi un fascino che non è mai tramontato.
Tu sei anche giornalista per
testate cartacee: che cosa ami particolarmente della carta stampata?
Ne amo la fruibilità, lo sfogliarne le pagine, l’odore stesso della
stampa, ma a livello di contenuti ritengo che oggi il formato digitale sia più
facilmente consultabile attraverso smartphone, tablet, dispositivi vari. E’ un
po’ come per i libri, preferisco leggerli “alla vecchia”, ma reputo
indiscutibilmente più comodo e trasportabile il formato e-book.
In termini giornalistici ritengo che l’importante sia comunicare,
qualsiasi mezzo va bene, che sia televisivo, cartaceo, web o radiofonico.
A favore della radio, però, aggiungo che sulla base della mia
esperienza trovo l’ambiente radiofonico più collaborativo e meno competitivo di
quello televisivo, forse il non apparire in video produce meno prime donne.
Quali sono - a tuo avviso - le qualità necessarie che deve possedere un
giornalista per essere definito bravo e di talento?
Deve avere il fiuto per le notizie, andarsele a cercare, verificare le
fonti e non dimenticare mai l’aspetto etico/deontologico per non manipolarle,
magari preso dalla necessità di fare scoop e facili sensazionalismi.
A proposito: che cosa significa
avere talento?
In ambito giornalistico significa saper scrivere e, se si fa
televisione, essere in possesso di un volto telegenico e di una certa empatia,
mentre per la radio ritengo opportuno saper modulare la voce per essere
gradevoli a chi ci ascolta.
Tu come lo riconosci?
Lo riconosco quando sento in un giornalista una buona capacità oratoria
ma senza fronzoli, che personalmente mi stancano, quando trovo in lui la dote
innata di saper trasmettere e comunicare e, non da ultimo quando, mentre lo
ascolto, percepisco una sorta di vibrazioni.
In che misura ti affascina e che
in misura - talora - ti spaventa?
Il talento, in qualsiasi cosa si faccia, mi lascia a bocca aperta e mi
stupisce favorevolmente regalandomi emozioni. Sono felicissima quando trovo
persone di talento da cui imparare per potersi migliorare. Mi spaventa solo nel
momento in cui, pur di emergere, si schiacciano i piedi agli altri e si scende
a compromessi. Non mi sono mai sentita a mio agio nella competizione e ritengo
fermamente che, se il talento c’è davvero, non serva essere sleali e sminuire
gli altri facendo loro lo sgambetto per salire sul podio più alto.
Che donna sei oggi?
Sono una donna con le idee molto chiare sugli altri e su me, su quello che
voglio fare e dove voglio arrivare. Per me il senso della vita risiede nel
volersi migliorare costantemente, nel realizzarsi e seguire le proprie
attitudini e i propri talenti.
Spesso le necessità quotidiane ti chiedono di mettere da parte la tua
vera natura, ma poi questa a mio avviso ti viene a bussare e ti chiede anche
gli interessi, perciò meglio cercare di lavorare duro per assecondarla.
Ho un profondo spirito di sacrificio pur di raggiungere le mete che mi
sono prefissa, non sopporto la stasi perché questa non porta ad un
miglioramento e, se non raggiungo gli obiettivi penso al piano b, c, d, e così
via… tanto le lettere dell’alfabeto sono tante!
Inoltre, riprendendo le celebri parole attribuite all’attrice Meryl
Streep, “Non ho pazienza per alcune cose, non perché sia diventata arrogante,
semplicemente perché sono arrivata a un punto della mia vita in cui non mi
piace più perdere tempo con ciò che mi dispiace o ferisce. Non ho pazienza per
il cinismo, critiche eccessive e richieste di qualsiasi natura…”.
Che mamma sei?
Sono una mamma che cerca di fare tutto e bene, di essere presente e
attenta e, per questo, sono una mamma che corre sempre, come la maggior parte
delle donne che oggi devono conciliare vita privata e lavoro.
La professione di giornalista, poi, è nota per le sue “collaborazioni
sparse” e questo non ti permette di chiudere la porta di una redazione senza
pensarci più fino al giorno dopo, finito un lavoro hai di solito ancora le
altre scadenze da dover rispettare e, perciò, ti porti a casa il lavoro che
rimane.
La stanchezza è tanta, il tempo per me in questo momento lo definirei
pressoché inesistente, però ritengo che l’essere mamma sia il regalo più grande
che la vita può donarti se, chiaramente, desideri un figlio.
Basta un loro sorriso e tutto viene ampiamente ripagato dandoti la
forza di una leonessa. Poi, nel mio caso, l’arrivo di mia figlia ha portato
anche una ventata di nuove opportunità lavorative che aspettavo da tempo.
La vita dopo essere diventato genitore cambia radicalmente, devi essere
in grado di rimodulare il rapporto di coppia, devi saperti mettere da parte e
fare delle rinunce quando necessario, ma senza perdere di vista che anche tu
esisti e sei una persona, con desideri e ambizioni che, se non vengono mai
realizzati, sfociano in frustrazione e in negatività che, inevitabilmente,
finisci per portare tra le mura domestiche con ripercussioni su ogni familiare.
Per noi donne è ancora difficile lavorare e fare figli, il senso di
colpa è sempre dietro l’angolo e spesso dico che vorrei essere quattro persone:
una mamma, una moglie, una giornalista e una donna, cioè colei che ha tempo per
i propri hobbies, che si ritaglia degli spazi tutti per sé, che non è costretta
a mettersi lo smalto in pausa pranzo mentre mangia, parla al telefono e fa la
lista della spesa.
Forse, però, la sfida e il bello è riuscire a fare tutto questo in
un’unica persona, consapevoli che sono fasi impegnative della vita da godere in
ogni sfumatura perché passano veloci e non tornano più.