James La Motta a teatro contro la violenza di genere, Napoli l'8 marzo. L'intervista di Fattitaliani

di Emanuela Del Zompo - Intenso e toccante il testo del regista James La Motta che darà voce a tante donne nel giorno a loro dedicato, con l'alternanza tra musica e parole con un grande messaggio finale di speranza. Ospite della serata la Onlus Internazionale Bon’t worry da anni impegnata nella lotta alla violenza di genere.

Prodotto dalla Source Of Emotions, in collaborazione con la Onlus Internazionale ‘Bon’t worry’, già in scena al Teatro Agorà di Roma il 25 novembre durante la Giornata Mondiale contro la violenza sulle donne, ‘Myself’ è uno spettacolo che ha riscosso numerosi consensi di pubblico e critica. L’8 marzo arriverà a Napoli, impreziosito da camei di musica, canto e monologhi dello stesso regista. Insieme a lui sul palcoscenico le attrici Anna Soares De Oliveira, Noemi Cognigni, Lorenza Pisani, Lorena Bartoli, Fabiana Russo, con l’amichevole partecipazione di Fabio Serino.
Un testo-manifesto di tanti, troppi abusi che, nella visione di James La Motta, diventano corde stringenti: ogni giro una violenza. Una performance dal fiato sospeso dalla prima all’ultima nota di un carillon, illuminato da una luce di taglio, che prima di giungere all’ultimo giro musicale, fa scendere la sua ballerina per lasciarla correre via verso un mondo migliore. “Quando ho conosciuto James - spiega Bo Guerreschi, presidentessa della Bon’t worry - mi ha molto colpita il suo tatto nel raccontare un argomento difficile come la violenza sulle donne così come il grande messaggio di speranza racchiuso sia nel suo lavoro teatrale e successivamente nel suo cortometraggio ‘Abused Child’ presentato fuori concorso alla 74a Mostra del Cinema di Venezia. Un messaggio che esorta alla denuncia, perché un’altra vita è davvero possibile, non bisogna sempre morire per essere ascoltate”.
Ed è proprio questo il messaggio di fondo di ‘Myself’, ma più in generale dell’impegno artistico che James La Motta porta ogni giorno nelle scuole di ogni ordine e grado e nei tanti workshop teatrali: avvicinare, sensibilizzandolo, un pubblico sempre più giovane attraverso momenti didattici di dialogo e di confronto per una cultura non-violenta. “I bambini e i ragazzi sono talmente esposti alla cronaca nera veicolata dai mass-media o ad episodi negativi vissuti nel quotidiano - sottolinea La Motta -, che il modello comportamentale violento vittima-carnefice è spesso l’unico con cui si confrontano, ed è un ruolo deviante dal quale, una volta entrati, è difficile uscire”.
“Ecco perché sono convinto che educare le nuove generazioni fin da piccole al rispetto - aggiunge il regista -, a non utilizzare la violenza come base di un sentimento e a non accettarla mai come prova d’amore, attraverso attività artistico-scolastiche come il teatro sia la via da seguire per la consapevolezza e per la prevenzione di questo fenomeno”.
Ma chi è James La Motta?
"James è un ragazzo napoletano andato via di casa per rincorrere il proprio sogno e percorrere la propria strada. Attore, regista, sceneggiatore, ho avuto buoni maestri che mi hanno insegnato l'arte nella sua purezza. Sono fortunato perché non ho viaggiato ma ho fatto molti incontri fortunati".
Ti senti più attore o regista?
"Dipende, vado a periodi: ora sono impegnato nella messa in scena di questo spettacolo contro la violenza dove recito e dirigo gli altri attori. Quando scelgo un copione sia che sia come attore ma soprattutto come regista, mi deve per prima cosa colpire il testo, mi deve convincere. Non amo lavorare e ricercare per forza di cosa nomi famosi e quando scelgo un attore, mi deve colpire la loro sensibilità.
Come scegli i tuoi attori?
Mi lascio trasportare dagli eventi, non faccio provini, credo che quelli siano limitativi, ma cerco attraverso il dialogo e la comunicazione di conoscere chi ho di fronte e mi lascio trasportare dalle emozioni che una persona mi suscita.
Cosa rappresenta MySelf?
È un testo a due, voglio dire che si parla di due anime, due ragazze rinchiuse in un unico corpo. Il testo è nato così, poi l'ho riscritto e inserito diversi monologhi e una cantante. Mi sono ispirato al musical Chicago che narra le vicende di una soubrette sfortunata e do vita alle sue vicissitudini. A Roma l'ho messo in scena al teatro Agorà durante la giornata mondiale contro la violenza sulla donna.
Quale messaggio porta?
Di denuncia non solo da parte delle vittime di violenza, ma anche da parte di spettatori di violenza. Inoltre comunico un messaggio speranzoso.
Che difficoltà hai incontrato nel progettare questo spettacolo?
Ah (scherza e ride) sono le donne che portano difficoltà... tante donne insieme in uno spettacolo è difficile mantenere un equilibrio... sono stato per tutte loro, un fratello, un amico, un padre ecc... ma la difficoltà vera e propria è reperire sponsor soprattutto quando non sei un nome famoso.
E con l'Onlus che ti sponsorizza come nasce il rapporto?
La presidentessa, la sig.ra Bo Guerreschi, è lei stessa vittima di violenza: ha fondato questo movimento per aiutare le vittime di violenza in difficoltà e si attiva per loro a 360°, organizzando conferenze, si fa carico di queste persone anche nel reinserimento socio-lavorativo delle persone, si attiva sul lato difensivo costituendosi parte civile nel processo giudiziario, organizza raccolta fondi per l'associazione e per tutte le donne in difficoltà.
Quando ha visto i miei spettacoli ha deciso di co-produrre MySelf.
Questo spettacolo che fine ha?
Il fine è quello di lasciare un messaggio di recupero della vittima, di stimolare i ragazzi alla denuncia e ad uscire fuori dal tunnel della disperazione, perché non rimangano soli in casi di violenza.
Quando porto a scuola lo spettacolo dopo la proiezione del cortometraggio distribuisco delle schede che i ragazzi devono compilare con le loro riflessioni sullo spettacolo, inoltre c'è un consulto con la psicologa che parla del fenomeno della violenza e tutto questo ha portato alla luce diverse situazioni di violenza che non erano state denunciate.
Progetti futuri?
Sto pensando ad un lungometraggio, una specie di docufiction interpretata non da attori ma da persone che hanno veramente subito violenza.
Poi ho in mente un libro, di miei script diviso in due parti: da una parte il lato Baudelaire, dall'altro quello Nerudiano, passionale, come tutti i miei personaggi borderlaine... la follia non è altro che un gradino più alto della consapevolezza in fondo!
Un lavoro un po' complesso perché quando scrivo non solo mi ispiro ma mi documento.
Ma in fondo sono molto meno dark di quanto possa apparire: amo vivere le persone, anche se sono divorziato credo ancora nel matrimonio e negli affetti. Amo insegnare e faccio anche workshop per bambini perché credo che molte cose si possano evitare se uno ne parla.
Che tipo di ruoli ti affidano come attore?
Beh, ho lavorato in Squadra antimafia, ho fatto molto doppiaggio per esempio per Gomorra ed ho fatto il pazzo per Vittorio Sindoni. Molti registi vengono a teatro a vedermi e per questo poi mi scelgono.
Che ne pensi della tv e dei talent show?
Se usati bene possono essere un buon trampolino di lancio come ad esempio Amici di Maria de Filippi. Non stimo l'Isola dei famosi, credo sia un qualcosa che inquini. Comunque al di là di tutto per fare questo mestiere bisogna studiare ed essere pronti al momento giusto!
Fattitaliani

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