Un mito, dal
greco mythos - racconto, è una narrazione di avvenimenti accaduti in un passato
remotissimo, quello delle origini; caricato di sacralità, è relativo alle
origini del mondo o alle modalità con cui il mondo stesso e le creature viventi
hanno raggiunto la forma presente, in un certo contesto socioculturale o in un
popolo specifico. Al tempo stesso il mito è la riduzione narrativa di momenti legati
alla dimensione del rito. Si tratta quindi di una narrazione appartenente alla
tradizione ma non privo di legami con la realtà.
Vertenze Politiche su una Versione
Pornografica del Mito di Pasìfae è uno
spettacolo che si ispira ad un mito che nella sua eternità resta attuale. Un
testo ambientato ai giorni nostri, in cui la dimensione tragica e mitologica è
presente nei protagonisti, i quali dimostrano come l’universalità del mito sia
insita nell’uomo.
La meccanica
del mito è precisa e spietata: al re di Creta, Minosse, viene regalato dal dio
del mare, Poseidone, un magnifico toro bianco. Quando, dopo essergli stato
favorevole in varie circostanze, Poseidone richiede che il toro gli venga
sacrificato, Minosse si rifiuta di immolare la bella bestia. Il dio, irato, si
vendica con spietata fantasia: fa sì che la moglie del re di Creta, Pasìfae, si
innamori perdutamente del toro bianco. La povera regina comincia, soffrendo le
pene dell'amore, ad agognare un congiungimento con il quadrupede che, in quanto
quadrupede, predilige le mucche alla donna; la quale però non si dà per vinta.
Convince infatti l'architetto di corte, il celebre Dedalo, a costruirle una
vacca di legno, dentro la quale ella si potrà accovacciare in attesa che la
concupiscenza del toro lo porti ad un amplesso con la struttura di legno – e
quindi con lei. Cosa che di lì a poco accadrà. Frutto della passione zoofila di
Pasìfae sarà, nove mesi dopo, il Minotauro. Questo è il mito. Semplice,
passionale e brutale nel suo essere mito. Lo spettacolo teatrale “Vertenze Politiche
su una Versione Pornografica del Mito di Pasìfae” fa reincarnare il suddetto
mito in una situazione tanto più attuale quanto più affine a quella narrata dai
poeti di duemila anni fa: la mitica Isola di Creta diventa la “Creta
Costruzioni SpA”, una società italiana, molto italiana, che si occupa di
costruzioni, soprattutto nel settore turistico. Minosse, il presidente, ha da
tempo adocchiato un terreno dove costruire un grande resort con tanto di
piscine e campi da golf, proposito facilmente realizzabile per uno scaltro
businessman di alta estrazione sociale e amici giusti, se non fosse che proprio
il terreno prescelto è abitato dall'ultimo esemplare di Toro Bianco in Italia,
cosa che preclude il permesso di edificazione al nostro costruttore. Ma Minosse
non ne vuole sapere di arrendersi alla legge italiana, insieme ai suoi
amministratori delegati, Dedalo e Pasìfae, si dà un gran da fare per cercare di
aggirare l'ostacolo. Ammazzare il toro? Corrompere le autorità? Comprare
giornalisti? Quel che accadrà all'interno dell'ufficio principale della “Creta
Costruzioni SpA” sarà un groviglio di complotti e speculazioni, di lotte
esterne ed interne, senza scrupoli e senza la costrizione all'ipocrisia,
solitamente dettata dall'opinione pubblica. Insomma, sarà una messa a nudo
degli animi accesi di tre spregiudicati affaristi, dalla stessa parte soltanto
per necessità e devoti solo al capitalismo, in un mondo dove fedeltà, coerenza
e ambizione sono termini vacillanti, relativi e spesso pericolosi. Che la
storia prenderà una brutta piega quando l'amministratrice delegata Pasìfae
comincerà ad avere strane sensazioni va da sé... Il mito, eterno, si compie
anche tra cravatte, telefoni e tacchi a spillo.
Vertenze Politiche su una Versione
Pornografica del Mito di Pasìfae, completa la trilogia del mito di Johannes Bramante, che nella scorsa stagione ha
messo in scena Alkestis 2.1 e Il
Complesso Di Antigone.
Note di regia di Johannes
Bramante
Avrei voluto chiamarlo “3”
oppure “fine della trilogia” o semplicemente, “senza titolo”. Ma sono privilegi
questi, che debbo lasciare ai musicisti e ai pittori, noi, a teatro, i titoli
li dobbiamo dare. Allora da questo vincolo non mi resta che divincolarmi con un
escamotage scientifico-universitario: il sottotitolo. “Vertenze
Politiche su una Versione Pornografica del Mito di Pasifae” non troneggia sulla
prima pagina del copione, non riassume in senso olistico gli accadimenti del
dramma, non agogna l'effetto immediato d'una brevità incisiva, insomma non è un
titolo, ma un sottotitolo e il sottotitolo, adagio e stoico, vuole soltanto
dare una prima, dolcemente accennata, spiegazione di quello che ci aspetta dopo
la copertina o, nel caso nostro, dopo l'apertura del sipario. Che spieghi – e
si spieghi – allora, il sottotitolo! La Vertenza Politica è quella dinamica,
attivata dalla, più o meno volontaria, presa di coscienza dei tre attori
principali del cupo dramma di essere – Aristotele non fa che appuntarlo – animali
politici. Minosse è il presidente di una grande e potente azienda italiana,
dalle sue decisioni, dai suoi investimenti e, anche, dal suo umore dipendono le
sorti di innumerevoli persone. Pasifae e Dedalo, amministratori delegati della
medesima azienda, sono apparentemente abbandonati alla mercé del loro avido
presidente, ma hanno negli anni affinato la tecnica del raggiro, della menzogna
e del buon viso al cattivo gioco. Eccoli allora, i tre tecnici dell'arte del
governo, uomini d'affari strigliati con tornaconto personale e doti retoriche
tanto efficaci quanto vuote, trovarsi di fronte a un imprevisto che sfugge a
ogni loro calcolo o piano. Tuttavia al loro utilitarismo capitalista, che
malamente cela una vertigine di narcisismo e sfrontato egoismo, non sono posti
limiti, i tre affaristi sono maestri del gioco politico. E perché allora la
versione è pornografica? Nell'ufficio dei tre businessmen alle prese con
un imprevisto, tanto assurdo quanto potenzialmente devastante, non è ammessa
quella buona educazione da sfoggiare invece in pubblico. La voglia cupida di
denaro e successo, l'istinto edonistico che fa dell’economia un dio e del
fatturato una ragione di vita, non ammette temporeggiamenti o accorgimenti
stilistici: famelica è la cupidigia, sfrenata la passione per il proprio status
sociale. Un mélange di banconote, sesso e la promessa di eterno
progresso: questo è il paradiso dei nostri tre protagonisti. Il tratto che
disegna questo vorticoso inseguimento di una felicità materialista, ma non per
questo, meno travolgente e appagante, è un tratto che deve avere il coraggio di
disegnare emozioni e desideri molto bassi, un tratto che all'occorrenza sa
disegnare puttane insomma, eccola allora la pornografia: da porné, prostituta e
graphè, disegno. Il Mito di Pasifae, invece, è quell'eco, quell'eterna eco che
fievole si sente all'inizio di ciò che si sa finire in una catarsi di sangue e
dolore; è questo il mito che dà i nomi ai nostri personaggi: Minosse, Pasifae e
Dedalo. Perché questi tre personaggi, nelle loro corazze di cinismo e perfidia,
tra le loro cravatte e i loro orologi, nelle loro ville e nelle loro macchine,
non potranno mai sfuggire al ciclico rinnovarsi della storia antica; del mito
che sorveglia da tempo immemore le azioni e le vicende umane per compiacersi di
veder finire il racconto proprio come aveva stabilito dall'inizio dei tempi.
Come noi, d'altronde, che allo spettacolo non vorremmo dare un titolo perché la
storia accade all'improvviso, il mito si dispiega da sé e a noi non resta che accettare
la crudeltà degli uomini e del fato, anche oggi, anche adesso. Non c'è il tempo
per guardare la copertina
CARROZZERIE N.O.T
11-14 gennaio 2018
Compagnia Coturno 15 presentaVERTENZE POLITICHE SU UNA VERSIONE PORNOGRAFICA DEL MITO DI PASÌFAE
Scritto e diretto da Johannes Bramante
con (i.o.a.) Francesca Accardi, Davide Paciolla, Guido Targetti
Debutterà in prima nazionale a Carrozzerie n.o.t. – dal 11 al 14 gennaio 2018 - Vertenze Politiche su una Versione Pornografica del Mito di Pasìfae, scritto e diretto da Johannes Bramante. Protagonisti: Francesca Accardi, Davide Paciolla, Guido Targetti.
Carrozzerie n.o.t
Via Panfilo Castaldi 28/a (Ponte Testaccio)
Via Panfilo Castaldi 28/a (Ponte Testaccio)
Orario spettacoli: ore 21.00,
domenica ore 18.00
Biglietti:
intero: 12 Euro - Tessera Obbligatoria 3 Euro
Consigliata
Prenotazione Telefonica - Ingresso Riservato ai Soci