Giovanna Lombardi
in Diario Licenzioso di una Cameriera di Mario Moretti. Liberamente tratto dal
Romanzo Journale d’une femme de chambre di Octave Mirbeau, Regia di Gianni De
Feo. Teatro Stanze Segrete - Roma - fino al 17 dicembre.
Celestine è una donna molto forte che
arriva ad accettare di concedere il suo corpo, per amore, per noia o per sfida.
Per alcuni potrebbe sembrare una resa ma non è così. Il tutto si svolge in uno
spazio molto intimo, a diretto contatto con il pubblico che è attento e che
ascolta il respiro dell’attrice e capta anche un battito di ciglia.
È l’occhio distaccato di Celestine, una
cameriera che osserva con uno sguardo ironico tutti i suoi padroni ed in
generale la borghesia in cui lavora. Celestine è un’icona, è una donna che va
al di là di tutto, oltre il sesso, il potere e la ricchezza.
Secondo me tutti e due. Ha l’occhio curioso quando spia il
signore che fa il bagno nella vasca ma osserva e spia anche altro. Diventa poi
uno sguardo dall’alto che però non è di superiorità. Lei è sempre calata nella
situazione. Nello spettacolo non c’è né un discorso di bene e né di male. Non c’è
nessun giudizio né di peccato e né di redenzione. Si diverte osservando i seni
penduli delle padrone o il feticista che va pazzo per i suoi stivaletti rossi.
Questa cosa mi è piaciuta molto. Il merito di essere entrata nel testo e nel
personaggio è tutto di Gianni De Feo, il regista. Sarebbe stato pericoloso
affidarlo ad altri.
In
modo istintivo, mi lascio trasportare molto dalle emozioni e in questo caso il
regista mi ha preso per mano e mi ha portato in questo reticolato di movimenti,
guidandomi tra gli oggetti, il rosolio che offro al pubblico, in una situazione
di intimità data dallo stesso Teatro e mi sono lasciata andare a quelle che
sono le sensazioni, nella parte buia che molto spesso le persone non riescono a
vedere, dove tutti non vogliamo entrare. Chi viene a vedere questo spettacolo è
un po’ portato a vedere oltre il personaggio e ad esaminare i suoi lati oscuri.
E’ solo attraversandolo che possono illuminarsi. Lo spettacolo ha anche un lato
morboso, lei si eccita di un uomo che è sospettato di aver stuprato una bambina
e guarda l’uccisione di un animale, oppure bacia un tubercolitico. Sono aspetti
della vita che possono succedere a tutti.
È la prima volta che lo porta in scena?
Sì, dieci anni fa avevo detto no a Mario Moretti che aveva adattato questo
testo. Ero molto giovane e non mi sentivo pronta ad affrontarlo. Venivo dal
Diario intimo di Sally Mara di Raymond Queineau. Una diciottenne che descrive
in maniera esplicita le sue prime esperienze sessuali. Era più lezioso.
Celestine potrebbe essere Sally cresciuta. Ho coronato il mio sogno di lavorare
con De Feo perché lo ammiravo molto quando facevo la scuola al teatro
dell’Orologio. Celestine mi ha permesso di lavorare su me stesso e di affinare delle corde
ancora inutilizzate. Elisabetta Ruffolo.
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