La magnifica ultima opera verdiana, acclamata immediatamente dalla critica e alla lunga amata anche dal pubblico, viene restituita in tutta la sua grande bellezza musicale.
Falstaff è un racconto complesso e nello stesso tempo meravigliosamente semplice e giocoso, che nelle pieghe del suo ritmo da commedia svela angoli di profonda malinconica riflessione. Verdi aveva più di 80 anni quando lo ha composto eppure è un'opera che trasuda vitalità; la vitalità di un uomo che ha saputo mantenere la limpida freschezza di un respiro giovane, a riprova del fatto che la gioventù poco ha a che fare con l'età anagrafica.
Il racconto shakesperiano delle «Allegre comari di Windsor», rielaborato dalla felice mano di Boito trova nel percorso musicale verdiano una sua compiuta realizzazione; le semplicità d'esito è frutto della genialità del talento del compositore di Busseto, che regala una sensazione di nonchalant leggerezza che non lascia sospettare la complessa vicenda compositiva; fin dalle prime battute, dove il compositore annuncia lo schema quadripartito della sonata classica che impiegherà a seguire, il pubblico è incantato dalla profondità dello sviluppo pur nell'apparente levità del soggetto: primo tema, risposta, sviluppo, ripresa e coda nel giro di pochi minuti dimostrano all'orecchio già catturato dell'ascoltatore che Verdi è riuscito nella sua sfida: comporre a ottantanni la sua prima opera commedia senza perdere un solo milligrammo della sua straordinaria sapienza musicale. A pieno titolo «commedia lirica», non certo, con tutto il rispetto per il genere, «opera buffa»!
Ascoltando Verdi è inevitabile il confronto con Richard Wagner e non possono non tornare in mente le inesauribili diatribe fra gli amanti dell'Opera del nord e gli appassionati delle melodie dei compositori del sud: «Tutto nel mondo è burla. L'uomo è nato burlone. Nel suo cervello ciurla sempre la sua ragione. Tutti gabbati! Irride l'un l'altro ogni mortal. Ma ride ben chi ride la risata final» Ci diverte pensare che il vecchio Verdi con le battute finali del suo Falstaff - oltre che regalarci una riflessione ontologica - abbia anche voluto, con una zampata da leone, chiudere il dibattito!
Bravò ai cantanti: Jacquelyn Wagner, J. M. Kränzle, Iris Vermillion, Kai Rüütel, Anat Edri, Julien Behr, Michael Colvin, Denzil Delaere, Markus Suihkonen a sui si aggiunge la bravura vocale ma anche il perfetto phisique du rôle di Falstaff, il baritono-basso Craig Colciough.
L'edizione di Abbado di alcuni anni fa è secondo me inarrivabile per carica sensuale e recitazione dei cantanti, ma anche la messa di scena di Waltz nella sua più asciutta linearità mi ha incantato, fra l'altro per la bellezza dei costumi - straordinario lavoro di Judith Holste che, pur disegnando costumi moderni ha lasciato trasparire - magia del suo talento - un nonsoché dei primitives flamands - ed eleganza della scenografia, frutto della mano ferma di Dave Warren.
Bravò al direttore d'orchestra Tomáš Netopil, che ci ha trasmesso le felici note verdiane.
Bravò Bravò Bravò a Christoph Waltz, che ha realizzato un Falstaff sensuale e ricco, attraverso una messa in scena misurata e sobria all'estremo; vedendo quest'opera ho riprovato lo stesso stupefatto stupore di quando vidi le prime collezioni di alta moda di Armani, tanti anni fa: lusso e opulenza ma trasmessi attraverso una modernissima sobrietà di linguaggio e di segni; Armani per ormai quasi mezzo secolo non ha mai deluso le aspettative, confermando a ogni sfilata il suo genio; Waltz è alla sua seconda Opera come regista ma sono assolutamente certo che anche il suo futuro di regista d'opera mai ci deluderà !
Un Bravò, infine, alla complessiva gestione dell'Opera Vlaanderen che attraverso scelte direzionali azzeccate ci regala momenti di musicale felicità.
Giovanni Chiaramonte
Falstaff ad Anversa fino al 31 dicembre 2017. A Gent dal 10 al 20 gennaio 2018.
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