Romana Petri, traduttrice, editrice e critica letterario, nonché vincitrice di numerosi premi, ha da poco pubblicato per Neri Pozza "Il mio cane del Klondike", la storia di un cane selvaggio, di un abbrutito spesso in preda a spasimi suoi incomprensibili che lo rendevano anche un po’ ottuso. Un cane binario e bipolare, un sofferente psichico, un disadattato. Un cane nero. L'intervista di Fattitaliani per la rubrica "Segnalibro".
Quali libri ci sono attualmente sul suo comodino?
Paolo Isotta - Il Canto degli animali, Brunella Schisa - La nemica e Paolo di Paolo - Vite che sono la tua.
L'ultimo "grande" libro che ha letto?
Era mia madre di Iaia Caputo.
Chi o cosa influenza la sua decisione di leggere un libro?
Stare ore in libreria a frugare tra gli scaffali e farmi sedurre.
Quale classico della letteratura ha letto di recente per la prima volta?
La guerra del Peloponneso.
Secondo lei, che tipo di scrittura oggi dimostra una particolare vitalità?
È vitale la buona scrittura. In genere preferisco saggi e romanzi.
Personalmente, quale genere di lettura Le procura piacere ultimamente?
Le riletture, perché quel che ci ha colpito va riletto per vedere se tocca ancora gli stessi nervi. Esempio. Oblomov. Straordinario.
L'ultimo libro che l'ha fatta sorridere/ridere?
Tutti i libri di Chiara Moscardelli perché è una comica irresistibile.
L'ultimo libro che l'ha fatta commuovere/piangere?
Animali e uomini di Ana Paula Maia, perché ci fa capire quanto è profondo l'animo animale.
L'ultimo libro che l'ha fatta arrabbiare?
Non arrivo mai al punto di arrabbiami. Chiudo prima.
Sì Morte a Venezia. No Lo straniero.
Qualsiasi giallo. Non ne ho mai letto uno.
Lei organizza una cena: quali scrittori, vivi o defunti, inviterebbe?
A cena voglio Rocco Carbone, il mio più caro amico e grande scrittore scomparso nove anni fa. Mi manca così tanto che ho posto solo per lui.
Ricorda l'ultimo libro che non è riuscito a finire?
Non ricordo titolo e autore, ma era un complicatissimo libro sulla matematica. Mi è dispiaciuto non essere all'altezza.
Quale scrittore vorrebbe come autore della sua biografia?
Purtroppo è già morto, ma vorrei solo Miguel Deunamuno perché diceva: "Non voglio morire e non voglio volerlo!"
Che cosa c'è di Romana Petri ne "Il mio cane del Klondike"?
C'è il selvaggio che ho ereditato da quel cane indomabile. Osac era contagioso. Un animale in casa è un pezzo di natura. Lui era davvero come avere mezzo Klondike. Giovanni Zambito.
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IL LIBRO, Neri Pozza Editore (pag. 208, €16)
Lei è una giovane insegnante alle prese con un lavoro precario, lui uno di quei cani portati a casa per compiacere un bambino subito dopo il rientro dalle vacanze e poi, l’anno successivo, buttato in strada con un collare d’acciaio che nel frattempo si è fatto un po’ stretto.
In una afosa giornata di settembre, una di quelle che aspettano una pioggia già in ritardo, i due si incontrano. Osac, il cane, è riverso a terra contro il marciapiede, più morto che vivo. Lei, la donna, sta per salire in macchina, ma quando lo nota, si ferma e decide di prenderlo con sé.
Il loro incontro sembra scritto nel destino, ma Osac non è un cane come gli altri. Ingombrante, indisciplinato, scontroso e selvatico, è senza mezze misure e sembra arrivare direttamente dal selvaggio Klondike. Non è, tuttavia, un cane da slitta. È uno di quei cani indomabili che vivono sempre fuggiaschi, che sentono il «richiamo della foresta» e faticano a lasciarsi addomesticare. Il terrore dell’abbandono si è riversato nei suoi occhi, dandogli un’aria forsennata, infernale. Un animale primitivo che non riesce ad accettare interferenze nel rapporto esclusivo e assoluto che instaura con la sua salvatrice, amata in modo morboso, senza riserve. Fino a quando la notizia di una gravidanza inaspettata stravolgerà, nuovamente, la sua vita.
Dopo aver dato voce alla figura del padre ne Le serenate del Ciclone, Romana Petri torna a raccontarsi attraverso gli occhi di un altro «gigante» buono: il selvaggio Osac, un cane che, con la sua furia ribelle, sembra uscito da un libro di Jack London.
L'AUTRICE
Nata a Roma, Romana Petri vive attualmente tra questa città e Lisbona. Ha ottenuto numerosi premi come il Premio Mondello, il Rapallo Carige, il Grinzane Cavour e il Bottari Lattes. È stata due volte finalista al Premio Strega. Traduttrice, editrice e critico letterario collabora con ttl La Stampa, il Venerdì di Repubblica, Corriere della Sera e Il Messaggero. È tradotta in Inghilterra, Francia, Stati Uniti, Spagna, Serbia, Olanda, Germania e Portogallo. Tra le sue opere: Ovunque io sia (BEAT 2012), Alle Case venie, I padri degli altri, La donna delle Azzorre, Dagoberto Babilonio, un destino, Esecuzioni, Tutta la vita, Figli dello stesso padre e Giorni di Spasimato amore.