Le immagini di questo artista ricordano Raushenberg pittore e fotografo statiunitense di cult vicino alla pop art senza entrarci mai definitivamente. Pambianchi è un passo avanti.
Enrico Pambianchi nasce a Ferrara nel 1969. Studia da autodidatta sperimentando le più svariate tecniche e stili.
I suoi inizi sono molto influenzati dal pittore modenese Vaccari e dal maestro Brindisi.
Nel 2000 Pambianchi da una sua linea definita. Entra di diritto nella pop art. Inizia con soggetti dei fumetti e iconiche storiche.
Rivisita grandi capolavori da Rembrandt a Velasquez.
Tutto apparentemente dissacrante con l'uso anche di parole forti " FUCK " ma che sono perfettamente contestualizzate nelle sue opere.
Pambianchi definisce il suo stile "iperrealismo visionario".
Raffigura icone e personaggi inquietanti della storia o della cultura che cercano la redenzione, la salvezza.
E di nuovo arrivo a Vittorio Sgarbi. Sembra un karma. È il terzo artista in cui istintivamente mi avvicino.
Alcune opere di Pambianchi sono conservate nella collezione privata di Rina Cavallini madre e artefice del talento di Vittorio Sgarbi.
La tecnica pittorica di Enrico Pambianchi è particolare. Utilizza resine, olio, colature plastiche, incisioni in pastello.
Parte da un'immagine fotografica la quadretta, da qui rivisita il soggetto con interventi pittorici, applicazioni di ritagli di giornali, note a matita che hanno lo scopo di rendere secondo l'intento dell'artista ironia e sarcasmo nelle sue creazioni.
Pambianchi con le sue opere è come se facesse un'indagine psicologica dei suoi personaggi.
Trascorre notturne a lavorare, ispezionare, dissociare, sezionare le immagini al limite tra l'uomo e il paranormale, lo psicotico e il diversamente intelligente.
La sua straordinaria mostra a cui ho assistito è scioccante. Immagini sporchissime. Una Patty Smith che Pambianchi ricorda di un vecchio Sanremo che prima di salire sul palco sputa. Da David Bowie dove c'è totalmente David versione Ziggy a Papa Innocenzo X in una sorta di terza reinterpretazione. La prima risale al 600 di Velasquez. Poi la seconda nel 900 di Becon arriverà all'ennesima interpretazione di Innocenzo X con con uno scimmione dietro che lo fa urlare e si capisce perché Becon lo fa urlare e lo trasforma in un ipercefalo.
Pambianchi intraprende ancora un nuovo percorso. Gli arazzi con la stessa tecnica che veniva utilizzata anticamente, carta e tela.Solo nel 700 si arriverà all'uso del tessuto e telaio.
Le Immagini sono tutte sporcate, insozzate, imbastardite.
Il linguaggio di Pambianchi proviene dalla tecnica " dello strappo dell' immagine".
Immagini fotocopiate, messe su tela, poi strappate ottenendo un fenomeno speculare opposto per poi ricostruire tutto con carboncino, olio, matita, gessetto e sanguigna. Ricostruisce quello che a lui interessa , in un continuo morboso dettaglio su dettaglio.
Appena entrata ho subito compreso la levatura di questo artista. Entrando noto subito David Bowie. Non l'opera appesa ma il quadro appoggiato su un tavolo. Ed il desiderio inizia ad insinuarsi.
Sono stata accolta da Francesco dello staff di Pambianchi come una Diva.
Il direttore della galleria Dott. Ungaro che ringrazio per i suoi inviti assolutamente da non perdere. E subito mi dirigo verso Enrico Pambianchi. Dopo cinque minuti di conversazione che verteva dalla pittura alla letteratura figlie della stessa madre, l'arte. Così noi ora siamo solo Sara ed Enrico. Continuiamo io e Patrizia Crestani, la mia a questo punto eccelsa stylist che mi ha affiancata totalmente creando un' autentica simbiosi.
Grazie Maurizio (curatore scientifico di Pambianchi) per averci accompagnate in questo meraviglioso percorso.
Non chiedo scusa agl'altri invitati per aver assorbito totalmente l'attenzione di Maurizio. Probabilmente la mia passione e preparazione sono state onorate fino al punto da convogliare la nostra conversazione in veri confronti, idee, visioni.
E arriviamo a David Bowie. Lo voglio. Lo compro. Sono entusiasta. La mia prima opera di valore.
Spero che sia l'inizio della mia collezione privata .
Enrico Pambianchi grazie per tutte le richieste a cui mi hai corrisposto. Grazie per il tuo talento che ora è un po' è mio con David Bowie.
Non perdete questa mostra. Non è ammesso per chi ama l'arte con devozione e rispetto.
Sara Tacchi
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