Dopo il
debutto al Ghione nella scorsa stagione, l’esilarante Commedia “La Cena dei
cretini” di Francis Veber sarà al Teatro Manzoni di Roma fino al 22 ottobre. Interpreti: Nicola Pistoia e Paolo Triestino e
con Simone Colombari, Maurizio D’Agostino, Loredana Piedimonte e Silvia
Degrandi.
Una delle Commedie francesi più rappresentate e più applaudite al mondo.
Su
segnalazione dell’amico Jean Cordier, l’Editore Pierre Brochant invita a casa
sua per un aperitivo il Signor François Pignon, un contabile del Ministero
delle Finanze e dedito alla costruzione di modellini con i fiammiferi. E’ la
vittima prescelta per la cena del mercoledì che amici borghesi ed annoiati
organizzano per prendere in giro il cretino di turno. Non sempre però le cose
vanno come ci si aspetta…
La Commedia è esilarante ma ancora più esilaranti sono i due protagonisti,
interpretati da Nicola Pistoia e Paolo Triestino, rispettivamente nel ruolo
della vittima ed in quello del suo aguzzino.
L’autore con ironia riesce ad analizzare perfettamente la nostra società e
partendo da un falso perbenismo, mette in luce il cinismo, la spietatezza e la
mancanza di sensibilità che ognuno di noi ha. Dimostrando che l’arroganza può
diventare oggetto di scherno e di comicità come ai tempi di Moliere.
Puoi
parlarci del perbenismo costruito ed ingannevole attorno al quale ruota
l’intero spettacolo? Paolo Triestino: La Cena
dei Cretini è una macchina teatrale formidabile, rappresentata ovunque nel
mondo. L’autore ha avuto un’intuizione semplice ma di grandissima efficacia,
quella di considerare che l’arroganza possa diventare oggetto di scherno e di
comicità, come ai tempi di Moliere. In questo caso, c’è chi si arroga il
diritto di prendere in giro i sogni degli altri e che sono la parte più bella
che ognuno ha o che almeno dovrebbe conservare gelosamente, far vivere e far
crescere il bambino che è in noi. In questo caso c’è un ribaltamento finale che
è quel messaggio “da portarsi a casa”. E’ il tipo di comicità che piace a noi.
Fa ridere ma con un pensiero da portarsi via.
E’ la prima volta che approcci un Autore
francese o sbaglio? Con Nicola
Pistoia è la prima volta che approcciamo un Autore francese rispetto agli
spettacoli che facciamo noi. Sono in dialetto romano ma la cattiveria è molto
simile. Gianni Clementi scrive cose completamente diverse ma la cattiveria di
questo testo è latente, sottile, è tagliente ed è una satira feroce verso quel
tipo di arroganza.
Come ti sei approcciato al personaggio?
Ho pensato che i capelli mi avrebbero aiutato molto, questi capelli un po’
cotonati mi avrebbero dato un’andatura un po’ dinoccolata, vagamente arrogante
e credo di averci preso perché dà una fisicità al personaggio un po’ da nobile
e anche un po’ da dandy.
Il meccanismo funziona perché siete
tutti attori fantastici e molto in sintonia tra di voi. Ogni volta che costruiamo
uno spettacolo, cerchiamo sempre di avere degli attori bravi. “Non si sa chi è
più bravo” è il miglior complimento che possano fare ai nostri spettacoli e per
noi costituisce motivo d’orgoglio. Ho
visto a Milano un Amleto con un primo attore di cui non farò il nome, se un
marziano fosse stato lì avrebbe detto “questo Shakespeare non sa proprio
scrivere, non farà nessuna carriera”. Era
veramente vergognoso. Gli attori erano veramente imbarazzanti. Odio i microfoni
a teatro. Una volta recitavo al teatro greco di Siracusa e non usavo il
microfono. Non è possibile che un attore non sappia farsi ascoltare in una sala
di quattrocento persone. Gli attori che vengono dalla TV durano poco.
Nella Cena dei cretini qualcuno si
arroga il diritto di prendere in giro un altro, perché?
Simone Colombari: Non sono io ma do man forte! Partecipando alla
Cena dei cretini mi trovo in mezzo a questa situazione dove c’è l’organizzatore
ed il cretino di turno, interpretato da Nicola Pistoia. Per me è uno spunto per
divertirmi perché poi alla fine assisto senza subire in prima persona tutte le
malefatte che il personaggio di Nicola fa involontariamente al personaggio di
Brochant. E’ assolutamente divertente da vivere come personaggio ma anche come
attore.
François Pignon chi è? Nicola
Pistoia: L’ho sempre immaginato come una persona ingenua, pulita, rimasta
ancora un po’ infantile, infatti questi suoi modellini che costruisce con i
fiammiferi lo appassionano e lo eccitano al punto tale da trascurare anche la
moglie che lo lascerà e scapperà via di casa. E’ un bambino che crede in quello
che gli dicono gli altri ed arriva al punto di credere che l’Editore Brochant,
possa essere interessato invece è una scusa per le cene del mercoledì dove dei
ricchi e borghesi annoiati, ogni mercoledì passano le serate invitando le
persone più sprovvedute, ingenue, per sbeffeggiarle. “Cretini” che non sono
altro che persone che non fanno male a nessuno e che coltivano nel loro privato
tutta una serie di passioni. In questo caso io costruisco qualsiasi cosa con i
fiammiferi che è un lavoro anche d’ingegno perché solo costruire la Tour Eiffel,
il Ponte di San Francisco, non è una cosa semplice. Evidentemente saranno delle
persone cretine ma anche molto intelligenti.
Hai preso spunto da qualcuno per il personaggio?
Da me…ridiamo tutti! Scherzo! Sono un
collezionista di modellini fin da bambino.
Ho circa 600 modellini ed è come se volessi recuperare tutti i modellini
che ho distrutto nell’infanzia e adesso me li metto da parte. Li metto nelle
vetrine, sono maniaco e quindi c’è un po’ di me in questo François Pignon in
scena.
Ritorni spesso sulla parola Bambino, è
un invito a non lasciare mai la nostra parte bambina? Assolutamente. Un po’ il segreto di qualsiasi
attore è quello di attingere a quando si era bambini quando si inventavano i
giochi: il dottore, i western, gli indiani. Liberi di abbandonarsi e giocare.
Il segreto per un attore è di non fingere mai, essere se stesso come quando era
bambino, abbandonarsi e divertirsi ed è quello che faccio io con questo
Francois! La commedia è talmente scritta bene che diventa semplice farla.
Nel personaggio d Just Le Blanc hai
portato qualcosa di tuo? Simone Colombari: E’ un personaggio che ha
subito un torto perché la mia ex compagna è diventata moglie di Brochant. Tanto
è vero che nella commedia si dice che sono due anni che non ci sentiamo. Just Le Blanc è un buono ed ha già perdonato
ma Brochant questo non lo sa. Quando per telefono a causa di un equivoco
generato manco a dirlo dal personaggio di Pignon, sente che l’amico sta in
difficoltà, non ci pensa su due volte ad andare a trovarlo. Si trova quindi
coinvolto in questa vicenda di cose strane tutte generate da Pignon e ci si
diverte perché poi alla fine non vanno a toccare lui personalmente. Forse c’è
anche un gusto nel vedere l’amico che adesso sta soffrendo per colpa della
donna che gli ha rubato. C’è un detto che dice “se il miglior amico ti porta
via la moglie, il miglior modo per vendicarsi è lasciargliela”. Probabilmente in questo caso io gliel’ho
mollata e questo alla fine lo fa soffrire a sua volta.
Fino alla fine siete tutti spietati e privi
di sensibilità ma poi i ruoli si ribaltano… PaoloTriestino: E’ questa la
bellezza del testo, l’Autore Veber è riuscito a costruire una macchina
straordinaria. Alla fine ogni cosa trova
il suo posto. Io mi redimo e questo rende anche un po’ simpatico il
personaggio.
Nicola Pistoia: Si inverte perché alla fine Pierre Brochant si accorge
dello schiaffo che riceve perché all’ultimo tento di salvarlo e tento di farlo
riappacificare con la moglie ma per un piccolo colpo di scena non ci riesco.
Lui si accorge di che uomo sia e probabilmente dopo quello che è accaduto, lui
si ritirerà dalla cena. Ha capito di essere un uomo sbagliato, approfittatore,
cinico, si sente quasi in colpa. Sicuramente da quella sera, i mercoledì non ci
saranno più per lui. Come idea sarebbe bello se venisse a casa ad aiutarmi
nella costruzione dei miei modellini.
Simone Colombari: Alla fine lui te lo dice: “Mercoledì andremo alla cena
ma il cretino sarò io”.
Il Pubblico come accoglie lo spettacolo?
Il pubblico risponde abbastanza bene e partecipa con entusiasmo.
C’è anche una partecipazione di ragazzi?
Nicola Pistoia: Sbigliettiamo molto, non so quanti siano i ragazzi che
vengono ma li abbiamo comunque visti e vediamo che ne sono compiaciuti. Certo i
giovani a volte vengono coinvolti con le scuole che li portano a vedere dei
mattoni e quindi pensano “se questo è teatro, io non ci vado!” Mia figlia che ha
venti anni e ci fa da direttrice di scena, ha portato delle sue compagne e si
sono divertite. Elisabetta Ruffolo.