«Il Senso della Vita. Qual è il senso della vita, o della vita organica in generale? Rispondere a questa domanda implica comunque una religione. Mi chiederete, allora, ha un senso porla? Io rispondo che l'uomo che considera la propria vita e quella delle creature consimili priva di senso non è semplicemente sventurato, ma quasi inidoneo alla vita.»
Inizia con queste parole il bellissimo saggio di Albert Einstein (1879-1955) che pubblicò nel 1934 per l’anti-nazista casa editrice “Querido Verlag” fondata ad Amsterdam da due intellettuali illuminati, uno di origine tedesca l’altro olandese.
È molto importante iniziare questo breve scritto con le parole introduttive al suo scritto di Albert Einstein proprio perché è fondamentale che il lettore comprenda come il più grande fisico del ventesimo secolo si ponesse le giuste domande prima di iniziare a “filosofare”, come direbbe Aristotele, su “il senso della vita” dalla prospettiva di uno scienziato appartenente al mondo scientifico delle cosiddette “scienze esatte”.
A questo punto, per comprendere a fondo e veramente la riflessione di chi quale matrice culturale, intellettuale e scientifica ha le scienze esatte, bisogna che il suo lettore abbia ben chiaro nella sua cultura, nella sua testa, qual è la differenza sostanziale tra le “scienze-esatte” e le “scienze-non-esatte”.
Ricorro a questo punto al mio più importante consulente italiano in merito, Treccani, la cui definizione sintetizzo con queste poche parole:
“La Scienza Esatta è una scienza che, per il metodo scientifico di cui dispone e per il rigore metodologico seguito, è in grado di produrre risultati e di predire con accurata verificabilità e quantificabilità empirica, i fenomeni della natura. Queste scienze vengono definite altresì “Scienze Dure” dall’originale inglese “Hard Science”. Appartengono alle scienze esatte la Fisica, la Chimica[ag1] e l’Astrologia.”
“Tutte le altre scienze, che non sono in grado di riprodurre fenomeni scientifici sperimentali con risultati quantificabili in modo empirico e predittivo, non appartengono al mondo delle Scienze Esatte, e pertanto vengono definite volgarmente Scienze-Non-Esatte”.
Ebbene, questa è la cornice metodologica e scientifica per leggere correttamente lo scritto di Albert Einstein. Nessun’altra cornice metodologica è utilizzabile, perché verrebbe inevitabilmente deturpato irreversibilmente il senso delle parole di Albert Einstein che il lettore leggerà nel saggio “Il Mondo come lo Vedo Io”.
Le domande che si pone e pone Einstein a sé stesso e ai suoi lettori, sono domande che hanno a che fare con il senso della vita. Interrogativi, dubbi, perplessità, frutto della più grande rivoluzione scientifica del ventesimo secolo, ovvero la “Teoria della Relatività”, che ha modificato per sempre, non solo tutte le leggi fisiche dell’universo di come concepire lo spazio e il tempo viste dal pianeta terra, ma anche sull’inarrestabile progresso scientifico, che incide sulla quotidianità dell’uomo, che oggi appare come una corsa inarrestabile verso l’autodistruzione della specie umana. È per questo che in questo breve saggio Einstein tratta importanti temi e concetti, confrontandoli tra loro, quali l’etica, la morale, l’estetica, la scienza, la religione, la politica, la società civile.
Proprio da questa prospettiva nasce il grande impegno civile e culturale dell’“uomo” Albert Einstein che con i suoi scritti indirizzati alle persone comuni, prova a trasferire una concezione del mondo e della vita più naturale e normale possibile, senza le interferenze del linguaggio proprio della comunità scientifica internazionale, che renderebbero altrimenti i suoi concetti e le sue riflessioni incomprensibili alla gente comune.
A conforto di questa tesi, si possono leggere le seguenti parole: «Cento volte al giorno, ogni giorno, io ricordo a me stesso che la mia vita, interiore ed esteriore, dipende dal lavoro di altri uomini, viventi o morti, e che io devo sforzarmi per dare nella stessa misura in cui ho ricevuto e continuo a ricevere.» … «Se consideriamo la nostra esistenza e i nostri sforzi, rileviamo subito che tutte le nostre azioni e i nostri desideri sono legati all’esistenza degli altri uomini e che, per la nostra stessa natura, siamo simili agli animali che vivono in comunità.» In queste brevi e semplici parole si legge chiaramente che Einstein crede fermamente nell’umanità, nella solidarietà dell’essere umano nei confronti dei propri simili, nell’aiuto reciproco fra uomini che vogliono la pace, nell’importante e nobile missione delle scienze che devono avere quale unico obiettivo quello di migliorare la vita sulla terra dell’essere umano e delle specie che popolano la terra.
Leggere questo saggio oggi è culturalmente importante e ci aiuta a comprendere dove oggi siamo arrivati e dove stiamo andando. Dove dovremmo andare e dove, invece, i nostri governanti vestiti d’arroganza e di cupidigia, stanno conducendo irreversibilmente il popolo che “rappresentano”. Qual è la strada giusta da percorrere per migliorare la vita sulla terra degli esseri umani e delle altre specie viventi su questo pianeta, e qual è invece la strada che con una massiccia propaganda vorrebbero farci condividere le lobby che hanno preso il potere “democratico rappresentativo” in occidente.
Oggi come allora Albert Einstein ci viene in aiuto con la sua saggezza e con la sua visione del futuro qual è quella del più grande scienziato dell’era moderna, delle “scienze esatte”. Allora, nel 1934, Einstein scrisse per evitare le guerre e l’olocausto pianificato da Adolf Hitler.
Oggi, nel ventunesimo secolo, nel 2017, rileggere i “consigli” di Einstein vuol dire farci comprendere, a noi popolo e gente comune, come evitare le guerre e l’olocausto sociale pianificato dalle grandi lobby di potere internazionale, perché vale ancora oggi quello che Albert Einstein scrisse allora al popolo fiammingo: «Mi considero fortunato nell'essere presente alla grande dimostrazione per la pace organizzata dal popolo fiammingo. A tutti gli interessati sento il dovere di dire in nome degli uomini di buona volontà e preoccupati per il futuro: “In quest’ora di risveglio delle menti e della coscienza ci sentiamo uniti a voi dai legami più profondi”. Non dobbiamo celare a noi stessi che è impossibile un miglioramento della triste situazione attuale senza una dura lotta; perché la manciata di quelli che sono veramente decisi a fare qualcosa è risicata rispetto alla massa degli indifferenti e dei malconsigliati. E quelli che hanno interesse nel mantenere attiva la macchina bellica sono un corpo molto potente; non si fermeranno davanti a nulla pur di asservire l'opinione pubblica ai loro scopi assassini.»
Note per il lettore:
La prima edizione del saggio “Mein Weltbild” di Albert Einstein fu pubblicato nel 1934 nei Paesi Bassi, ad Amsterdam, dalla “Querido Verlag” Edizioni, una prestigiosa casa editrice anti-nazista, fondata nel 1933 dal tedesco Fritz Helmut Landshoff e dall’olandese Emanuel Querido. Casa editrice che si distinse per aver pubblicato gli scritti e i saggi di importantissimi intellettuali tedeschi anti-nazisti quali per esempio Alfred Döblin, Lion Feuchtwanger, Heinrich e Klaus Mann, Joseph Roth, Anna Seghers. In Italia il saggio venne pubblicato per la prima volta nel 1955 dalla Giachimi Edizioni di Bologna, con la traduzione e prefazione di Remo Valori. Nel 1975 la Newton Compton Editori di Roma lo ripubblicò, nel 2005 ne fece una ristampa che oggi è acquistabile a basso costo, sia in formato cartaceo che in formato e-book.
Per concludere queste note, bisogna scrivere che oggi molti dei saggi di Albert Einstein sono leggibili gratuitamente online su diversi portali che danno questa possibilità al lettore, non essendo più vincolati ai diritti editoriali (diritti d’autore patrimoniale) in quanto sono passati il numero di anni che prevedono le leggi internazionali in merito ai diritti di commercializzazione delle opere intellettuali, nella fattispecie di libri editi.
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ANDREA GIOSTRA