Siamo
qui con Stefano Zanerini. Il direttore responsabile della web tv
bolognese del momento. Dopo anni e anni passati tra tv private e
giornali, decide di dare una forte svolta alla sua carriera
giornalistica. Sono serviti ben due anni di lavori e studi ma
finalmente il suo "bambino" ha preso vita col nome di “QuiBologna TV”. Conduce alcuni format e gestisce tutti i suoi ragazzi.
La
sua TV lavora in proprio, con una sua linea editoriale, concentrata
soprattutto sul territorio. Nei suoi progetti è un punto di partenza
o il suo campo di attenzione sarà sempre la sua città?
“Bologna
al momento è al centro della nostra attenzione, e penso rimarrà
tale. Per assurdo, il mondo del web dovrebbe coinvolgere attività
più allargate ed invece spesso diventa vincente soprattutto nel
locale, nelle notizie più vicine, nelle comunity “dietro
l'angolo”. Il concetto è quello allargato di “social” e
facebook ne è la conferma. Ovvio che per avere una notizia urgente
ed approfondita basta un click, ma nel caso della web tv la
localizzazione estrema aiuta a raggiungere un pubblico più
fidelizzato e curioso. Il concetto “local” rimarrà tale, l’idea
mi appare vincente, anche perchè Bologna offre, per fortuna, molti
spunti per quest’ attività. E' una città viva e raccontarla è un
grande stimolo.”
Che
peso ha la pubblicità per una tv come la sua e quanto incide sulla
qualità dell’informazione?
“Ha
un peso sostanziale, anche se per diventare, com'è giusto che sia,
Testata Giornalistica ho preferito attendere l'autorizzazione prima
di promuovere l'attività commerciale. Nei primi tempi, il sostegno è
arrivato da piccole aziende, fondamentali per noi, che
rappresentavano, al meglio, anche il concetto proprio della tv. La
localizzazione anche commerciale è stata una formula necessaria e
positiva. Ora occorrono ulteriori investimenti e la ricerca di
partner importanti sta prendendo piede. Una ricerca reciproca, nel
senso che il progetto interessa in termini di numeri anche aziende
leader, cercando, anzi garantendo, però, l'imparzialità
dell'informazione ai nostri utenti. Preferisco aziende partner, con
format e prodotti personalizzati, ad inserzionisti casuali, per
garantire anche un ritorno d'immagine più serio e concreto. Gli
investimenti in entrata, ovviamente, non possono che agevolare
l'attività giornalistica.”
La
televisione, quindi, può essere utilizzata per allargare l’orizzonte
dei telespettatori ma anche può venire usata per restringerlo
facendo loro credere che esiste solo ciò che si vede.
“Verissimo.
E' uno strumento strategico che può trarre in inganno e può deviare
le opinioni. Come Editore, sento il peso di questa responsabilità e
credo che, in questi anni, siamo riusciti a dimostrare una
imparzialità intellettuale della quale vado fiero. Pur non
disdegnando polemiche, non sterili ma costruttive, e cercando di
condannare quello che a nostro parere, come Redazione, non andava
nella giusta direzione. Quando c'era da prendere posizione, anche
scomoda, mi sono esposto in prima persona e debbo dire che
l'atteggiamento è stato riconosciuto anche da chi era oggetto della
critica, tanto da raccogliere consensi anche dalle controparti. La
linea Editoriale non è quella di fornire una guida alla vita
sociale, ma di far conoscere tutto ciò che la parte sociale offre.
Sarà poi l'utente a decidere. Questo è stato il nostro riscontro,
ad esempio, nel caso dell'elezione del primo cittadino di Bologna.
Abbiamo avuto un atteggiamento trasversale, pur dibattendo pregi e
difetti di ogni singolo candidato, ma con molta serenità e senza le
solite risse verbali.”
La
TV e i giovani, come si deve porre una tv come la sua seguita da
tanti giovani?
“Deve
rispettare le regole non scritte del web, che spesso la mia
generazione disconosce o utilizza in malo modo. I giovani sono
pronti, preparati, attenti e non perdonano nulla, com'è giusto che
sia. Non si può in uno strumento così democratico cadere nella
saccenza che a volte l'età manifesta, così come credo sia giusto
astenersi dal giudicare il pubblico che utilizza il mezzo. Non ho
bisogno di conoscere il pubblico. Debbo rispettarlo, anche perchè
l'evoluzione della rete e della comunicazione in genere è
quotidiana. Il mio impegno, se così si può dire, è quello di
informare, magari con quelle notizie spesso nascoste tra le pieghe,
che sfuggono ai più. Auspico che la web tv diventi un angolo di
buone intenzioni, che possa contribuire a far riflettere i più
giovani, senza omaggiare loro dogmi o idee che il tempo ormai ha già
archiviato da tempo. Bisogna rimanere giovani nei concetti,
adattandosi e non adattando solo il prodotto.”
I
finanziamenti, quali sono oggi gli appoggi economici su cui una tv
come la sua può contare?
“Come
detto debbo dir grazie a piccole partite iva che ci hanno supportato
all’inizio e lo stanno facendo ora, perchè il loro contributo è
stato fondamentale, oltre che economicamente, come stimolo a
proseguire. Finanziamenti a zero, quando non ho, per scelta,
partecipato a bandi, o altro, cosa che avrebbe potuto, anche
marginalmente, condizionare l'informazione fornita. Ho investito del
mio, così come hanno investito del loro partner che hanno intrapreso
il viaggio con me. Qualcuno ha mollato, ma direi che ciò è
fisiologico, mentre qualche amico/socio continua a crederci. Anche
questo aiuta a proseguire ed a pensare positivamente che la strada
intrapresa è meno in salita di quel che sembra.”
Una
TV privata e locale come si pone nel panorama delle grandi emittenti
nazionali e private?
“Ero
e sono avezzo al “locale” in quanto ho collaborato per circa 14
anni con tv locali. Ma già allora agivo producendo i miei format,
cioè acquistando spazi e gestendoli in piena autonomia. Di questo
debbo essere riconoscente ad esempio al gruppo Media & Media, che
non ha mai filtrato le mie produzioni, non ha mai messo in
discussione nessuna mia scelta. Ho potuto essere già “editore”
in un contenitore che già aveva un “editore”. Al mondo delle Tv
Locali sono tuttora legato, e vedere che i numeri non sono più
quelli di una volta non mi fa piacere. Anche perchè onestamente non
vedo tali emittenti come competitor. Ci rivolgiamo a mondi diversi.
L'avvento del digitale, dell'ondemand ha tagliato le gambe a chi da
anni lavorava con solerzia ed onestà per regalare, è proprio il
caso di dirlo, informazione e sapere. Tra local e nazionali le
differenze sono si sostanziali, ma alla fine entrambe hanno pagato e
penso pagheranno sempre più l'aver sottovalutato un pubblico in
evoluzione e soprattutto l'accelerazione in termini di ricerca, cioè
i più giovani. Noi ci poniamo come offerta rivolgendoci a ragazzi e
ragazze che vanno dai 16 ai 38 anni circa (questi i dati in nostro
possesso), che sicuramente erano poco coinvolti, e tuttora sono poco
coinvolti da Tv locali e Nazionali. Se mi rivolgo ad un pubblico di
lingua inglese, non posso pretendere di far intendere l'italiano.
Debbo adeguarmi. Questo è quello che faccio io con la Web tv e che a
mio parere non fanno gli altri comunicatori. Oggi più che mai Tv
locali e Nazionali subiscono la medesima discriminazione dal pubblico
giovane, che, ahimè, ha anche abbandonato il mondo della Stampa.”
Per
chi crea un’informazione televisiva con una piccola rete, sono più
i rischi o i consensi?
“Bella
domanda, alla quale posso rispondere più con una speranza che con
una risposta. Credo e spero che i numeri siano davvero un indice di
consenso. Quando raggiungi quasi 50mila contatti unici giornalieri,
hai la conferma dei consensi e la consapevolezza dei rischi. Non
bisogna sbagliare. Ma se la linea editoriale rimane tale, cioè
seguire i canoni etici dell'informare, credo che non dovrebbero
esserci troppe sorprese. I dati di contatto negli anni ci hanno detto
questo. E sono anche consapevole che forse ormai siamo già al top di
ciò che rappresentiamo. O perlomeno dovremo attendere un nuovo
cambio generazionale che possa far scattare ulteriori plus in termini
di numeri. I rischi ci sono e sono evidenti quando pretendi di poter
inserire concetti che non potrebbero mai essere condivisi. Poi è
ovvio che qualcosa di fuori moda può diventare anche interessante.
Ma sono sereno, perchè a mio parere, abbiamo con i giovani, una
delle più belle generazioni in assoluto a cui noi tutti, io compreso
abbiamo rubato “il sogno”. Ecco questo concetto che a volte
purtroppo viene anche estremizzato, non rispetta l'uso della rete. Se
da bambino leggevo Salgari, oggi i ragazzi debbono scoprire da soli,
magari interrogando Wikipedia, chi era Salgari. Non c'è più nessuno
che li stimola...”
Quali
sono i suoi programmi in base ai risultati raggiunti dal 2013 ad
oggi?
“Dobbiamo
costantemente e quotidianamente essere “sul pezzo” come si dice a
Bologna. Dobbiamo essere visibili e sicuramente migliorarci. Abbiamo
una grafica da aggiornare, una fluidità da migliorare e soprattutto
stiamo cercando un consolidamento economico che ci permetta di
utilizzare nuove tecnologie che possano dare contemporaneità agli
argomenti. Da due anni abbiamo sviluppato l'uso di droni, e di altre
attrezzature avanzate, pur rimando in economie ridotte, proprio per
fornire un servizio sempre migliore dal punto di vista visivo.
L'immagine è fondamentale. I programmi futuri prevedono un
miglioramento grafico e di post-produzione dei video, anche se
un'immagine “un po' sporca” da youtuber ci permette di essere più
credibili. Di base però c'è l'idea di ritornare ad un tg o più tg
giornalieri, o altre dirette e l’idea è stimolante. Bisogna capire
se è più uno sfizio nostro o un'esigenza del pubblico. Per questo
l'idea è quella di un Tg in mezzo alla gente. La Web Tv deve
rimanere “da strada”. Se nel mondo culinario sta prendendo piede
lo street food, anche l'informazione deve seguire quel percorso.”
Bologna
è aperta a questo tipo di informazione?
“Con
orgoglio dico di si, anche se a volte, da bolognese puro, rimango
deluso e smentito per quello che vedo a Bologna. Il rischio “degli
amici degli amici” è sempre dietro l'angolo. La mia città (notato
che ho detto “mia”...) è sempre stata un'avanguardia. Dal punto
di vista musicale, creativo, artistico, letterario e questo
sicuramente ha inciso sulla mia formazione. Se sono nato qui, avrò
sicuramente subito le influenze positive di una città con la quale
mi confronto giornalmente. La mia rabbia, se si così si può dire, è
nella pochezza di alcuni organi d'informazione ed alcuni colleghi,
che hanno fatto la scelta di fare il proprio e di non sentire la
professione come una missione, ma un mestiere con cui confrontarsi.
In questo senso l'Ordine dovrebbe evitare …
disordine. Troppi
pubblicisti e troppo facile intraprendere un percorso che purtroppo
soddisferà pochi. Non che uno debba rinunciare se si sente chiamato,
ma evitare grossolane contraddizione mi sembra il minimo.
Informazione, formazione e selezione sono stadi normali e da
normalizzare con cura ed attenzione. In questo sono un comunicatore
un po' fuori dalle righe, che però ha un grandissimo rispetto di
qualsiasi collega, sia che questo sia attivo da tre mesi che da
trent'anni. Un difetto di Bologna è il suo imborghesimento
informativo. Spesso
si fa tutti le stesse cose, senza sviluppare idee nuove e creative.”
Quali
sono i suoi progetti, cosa farà da grande, come si dice normalmente
a qualcuno che è in crescita.
“Da
grande diventerò un uomo nostalgico che vede il tempo sfuggire di
mano. Stupita? Si forse ho esagerato. No diciamo che l'obiettivo, o
meglio il sogno è quello di consolidare la Web Tv, creando i
presupposti per potersi sostenersi da sola e poter fare davvero solo
ed esclusivamente l'Editore, vigilando che i concetti che ho già
espresso possano essere garantiti. La Web Tv non è mia. E' del
pubblico che ne usufruisce. E' di quel pubblico, di quegli utenti che
condividono con me, con noi l'emozione delle parole oltre le
immagini. Mi auguro che qualche azienda ci affianchi con l'obiettivo
però di gratificare i giovani e di non strumentalizzarli. Poi lo
sfizio sarebbe quello di creare all'interno delle nostre
programmazioni abituali, una fiction ed un docu-film a puntate.
L'idea c'è già, e stiamo cercando le risorse necessarie.”
La
pubblicità è un messaggio pubblico il cui scopo è quello di far
conoscere qualcosa, come un concerto o un nuovo prodotto. Nel mondo
degli affari, è comune sentire i termini "campagna
pubblicitaria" e "trovata pubblicitaria".
Dice Henry Ford:” Chi smette di fare pubblicità per risparmiare
soldi è come se fermasse l’orologio per risparmiare il tempo” E’
così?
“Verissimo,
anche se oggi per esigenze economiche le aziende sono costrette a
fare tagli netti, ed i primi colpiscono proprio gli investimenti
pubblicitari. Nel nostro caso, o come di tutte le web tv esistenti, a
maggior ragione credo che le aziende dovrebbero porsi una domanda e
cioè, come si può raggiungere un pubblico giovane? Gli “under”
non leggono più i quotidiani, non guardano le tv locali ed a stento
quelle nazionali se non quando c'è sport e reality. Il web impazza e
le statistiche di Youtube lo dimostrano. Se un video diventa “virale”
vuol dire che quella è la richiesta del mercato ed è brutto
eticamente a dirsi, ma un'azienda deve proporsi, proprio in quel
contesto. Il giovane di oggi diventerà il consumer fedele e nel
tempo le scelte saranno sempre più fidelizzate se l'offerta sarà
opportuna. Se guardiamo gli spot video vediamo che siamo sommersi da
proposte di auto, profumi o igiene intima. Se ciò avviene ci sarà
un perchè. L'obiettivo di colmare un'esigenza non può essere
l'unico processo pubblicitario. Spesso gli spot tra gli autori vedono
registi distratti dal cinema, ma alla fine è il prodotto o il
servizio che fa la differenza. Interessare, proporre e garantire sono
passaggi obbligati per raggiungere risultati obiettivi commerciali.
Chi comunica e non utilizza i canali innovativi, rimane chiuso
all'interno della propria vetrina commerciale. Anche se l'offerta
pubblicitaria dovrebbe essere calmierata e rispettare canoni etici
ormai in disuso.”
È
terribile vivere in un mondo di spot pubblicitari di dieci secondi,
dove tutti ti spingono a comprare qualcosa, a fare qualcosa, o a
pensare qualcosa. In passato, gli esseri umani non subivano una tale
aggressione. E penso che questi continui attacchi abbiano reso l’uomo
eccessivamente arrendevole. Estromessi dall’esperienza diretta,
estromessi dai nostri sentimenti e talvolta persino dalle nostre
stesse emozioni, assumiamo troppo prontamente il punto di vista
offertoci e che non è il nostro.
Grazie
a Sefano Zanerini che lasciamo citando un’affermazione del Dalai
Lama “Il
Buddha pubblicizzò l’illuminazione o il nirvana. Se la pubblicità
è ragionevole e benefica, va bene; ma se è motivata solo dal
profitto, dalla truffa e dallo sfruttamento, oppure se è fuorviante,
allora è sbagliato metterla in atto.”
Caterina Guttadauro La Brasca
stefano
zanerini