Sabato 22 luglio al Lonabar di Roana (VI), l'atteso concerto dei Syncage, la giovane e brillante formazione prog-rock vicentina che torna in Italia dopo vari concerti stranieri. Giocano in casa, i Syncage, per presentare finalmente in patria il nuovissimo album Unlike Here, pubblicato dalla blasonata etichetta inglese Bad Elephant Music lo scorso maggio: dopo le performance in Olanda e Svezia, il quartetto sfodererà il proprio talento a Roana, per un concerto pomeridiano.
Consolidatosi a Vicenza intorno al 2008, il quartetto si è stabilizzato qualche anno dopo, pubblicando prima il singolo Hellound e poi l'EP Italiota, che hanno presentato ad ascoltatori e addetti ai lavori più attenti questa formazione progressive sui generis, con combinazioni strumentali anomale e un'idea di convivenza tra svariate influenze che vanno dalla fusion all’art-rock, dalla musica colta al rock sinfonico anni ‘70. Inevitabile approdare ai Prosdocimi Recording Studios, regno della registrazione analogica sotto l'egida del produttore Mike 3rd ((Pat Mastelotto, Tony Levin, Benny Greb, ExKGB etc.) e il mastering di Ronan Chris Murphy (King Crimson, Robert Fripp, Steve Morse). «Abbiamo voluto registrare su nastro per portare all’ascoltatore un’opera quanto più onesta possibile: abbiamo dato il massimo in ogni fase di produzione, decisi a portare nel disco la vividezza di un’esecuzione dal vivo. Per noi questo gesto assume anche una valenza simbolica, di presa di posizione rispetto al modo di fare musica oggi, che troppo spesso porta a “plasticoni” brillanti quanto sterili. Mike 3rd è stato fondamentale. Abbiamo cominciato a lavorare assieme ancor prima di entrare in studio: ci è venuto a trovare più volte dove provavamo, per entrare in confidenza con la musica e i musicisti, per farsi un’idea sul metodo di lavoro migliore. Al Prosdocimi Recording si è dedicato con amore e personalità alla produzione e al missaggio dell’album. Più volte, grazie ai suoi suggerimenti, siamo stati in grado di tirare fuori il meglio di noi. Un passaggio fondamentale è avvenuto nelle mani di Ronan Chris Murphy: si è occupato del mastering dell’album riuscendo a enfatizzarne l’essenza, è stato decisivo nel definire il sound del disco e ha manifestato notevoli apprezzamenti verso Unlike Here!».
Quella del 22 luglio sarà l'occasione per gustare dal vivo i dieci pezzi dell'art-prog sofisticato, turbolento e convincente dei Syncage. L'intervista.
Definirsi
per negazione è intrigante e incuriosisce. Non siete metal, né
prog, né alternative: ma chi sono i Syncage?
Siamo
innanzitutto una famiglia, un gruppo di amici che condividono l’amore
per la musica. Siamo quattro persone molto diverse, dunque per
suonare insieme abbiamo dovuto assemblare una musica che
soddisfacesse tutti allo stesso modo. Quando scriviamo non partiamo
mai da un’idea stilistica su cui costruire un’idea musicale, ma
lavoriamo sempre e solo sulla musica, non ci interessa in che genere
questa possa collocarsi.
Unlike
Here
è il punto di partenza ma anche una sorta di approdo, di grande
arrivo dopo anni di ricerca di una vostra personalità artistica. Che
differenze ci sono tra questo disco e i precedenti “esperimenti”
di Hellound
e Italiota?
“Unlike
Here” è stato scritto in circa due anni. Racchiude in sé un pezzo
della nostra vita, delle problematiche che abbiamo dovuto affrontare,
che si riflettono nella trama del concept. Al di là di questo, si
differenzia dai nostri precedenti lavori per un maggiore distacco da
un genere specifico: abbiamo davvero cercato di prendere tutto quel
che più ci piace e di farlo coesistere nei nostri pezzi, dalle
flautofonie mongole agli ostinati à la Igor Stravinsky.
Il
nuovo disco è nato ai Prosdocimi Recording con la presenza di Mike
3rd. Quanto è stato importante un luogo “analogico” per la
realizzazione dell’album?
Abbiamo
voluto registrare su nastro per portare all’ascoltatore un’opera
quanto più onesta possibile: abbiamo dato il massimo in ogni fase di
produzione, decisi a portare nel disco la vividezza di un’esecuzione
dal vivo. Per noi questo gesto assume anche una valenza simbolica, di
presa di posizione rispetto al modo di fare musica oggi, che troppo
spesso porta a “plasticoni” brillanti quanto sterili.
Mike
3rd ha lavorato con big internazionali come Pat Mastelotto, Tony
Levin e Benny Greb, ma anche con formazioni indipendenti quali
Hypnoise, Tunatones e ExKGB: che tipo di contributo ha offerto alla
genesi del disco?
Mike
3rd è stato fondamentale. Abbiamo cominciato a lavorare assieme
ancor prima di entrare in studio: ci è venuto a trovare più volte
dove provavamo, per entrare in confidenza con la musica e i
musicisti, per farsi un’idea sul metodo di lavoro migliore per
“Unlike Here”. Al Prosdocimi Recording si è dedicato con amore e
personalità alla produzione e al missaggio dell’album. Più volte,
grazie ai suoi suggerimenti, siamo stati in grado di tirare fuori il
meglio di noi.
Un
passaggio fondamentale, anche se conclusivo, è avvenuto nelle mani
di Ronan Chris Murphy: un produttore che ha lavorato con Robert Fripp
e Steve Morse, e che ha manifestato notevoli apprezzamenti verso
Unlike Here!
Ne
siamo onorati! Ronan si è occupato del mastering dell’album
riuscendo a enfatizzarne l’essenza, è stato decisivo nel definire
il sound del disco.
La
musica dei Syncage ha un legame forte con l’elemento visivo, non a
caso il vostro progetto live Cromatismi
è proprio una combinazione note-immagini. Quanto c’è di questo
approccio in Unlike
Here?
Cromatismi
è stata un’esperienza meravigliosa che stiamo sviluppando ed
ampliando, applicandola ad “Unlike Here”, che già di per se
risulta immaginifico e evocativo. Anche solo la creazione
dell’artwork, ad opera dell’artista visivo Leonardo Guerra, è
stata portata avanti assieme. Ci sono voluti più di 6 mesi di
lavoro, ma ne è valsa la pena, perché questi elementi visivi
rappresentano perfettamente le intenzioni sonore presenti nell’opera.
I
contenuti di Unlike Here: quali tematiche trattate nei vostri brani?
“Unlike
Here” parla di cemento da cui scappare, di montagne verso cui
camminare. Due anni fa Matteo N. si è spostato all’estero per
ragioni di studio. Tra noi Matteo è il più “orso”, legato alla
natura e poco incline alla baraonda cittadina. Immaginatevi la sua
reazione nel trovarsi improvvisamente catapultato in mezzo ad una
delle maggiori capitali europee!
Matteo
non ha potuto fare a meno di notare come, in un contesto sociale così
articolato ed esteso, sia necessario ricorrere a dei comportamenti
predefiniti e a dei manierismi che garantiscono la pacifica
convivenza tra “colleghi”, rinunciando però alla spontaneità,
al confronto sincero e disinteressato. Non abbiamo fatto altro che
traslare queste riflessioni raccontando di un mondo dove ogni azione
e scelta del comune cittadino viene decisa dall'alto eliminando così
ogni possibilità di libera scelta. Ed è attraverso la natura che i
protagonisti di questo concept troveranno una via di fuga dal
sistema, un’alternativa libera all’omologazione.
Anche
se la vostra fisionomia di band è piuttosto originale e ricercata,
immaginiamo che i Syncage siano nati grazie all’amore per alcuni
gruppi e artisti. Quali sono state le vostre fonti di ispirazione?
Spesso
le band si formano nei garage, a noi è andata diversamente. Ci siamo
incontrati in ambito classico, perché abbiamo tutti studiato musica
classica, almeno per un certo periodo. Ma la passione che ci ha unito
fin da subito è stata quella per i classici del Rock,
particolarmente la figura di Jimi Hendrix. Dopo poco tempo è
subentrata la fascinazione per il progressive metal: per due anni
buoni non abbiamo ascoltato altro che Dream Theater, Symphony X,
Opeth e Porcupine Tree. Ovviamente crescendo ciascuno ha sviluppato
le sue preferenze, per Matteo ad esempio è stata cruciale la
conoscenza dei Radiohead, ma sarebbe molto difficile trovare un
denominatore comune a quello che ogni membro ascolta fuori dalla sala
prove. Sicuramente tra le ispirazioni più grandi non possiamo non
nominare gli Area, che ancora oggi suonano più moderni della maggior
parte delle band contemporanee, costituiscono un vero esempio per
noi.
L’album
è pubblicato da Bad Elephant Music, una bella realtà del
progressive inglese che ha subito apprezzato la vostra musica.
Ricevere
una risposta così positiva dalla BEM ci ha resi davvero felici! Come
etichetta discografica producono album estremamente interessanti e
ispirati, senza curarsi di essere allineati o meno con l’industria
musicale propriamente detta. Ci troviamo sulla stessa lunghezza
d’onda, sia da un punto di vista musicale che etico.
Siete
pronti per un tour straniero, tra Olanda, Svezia e Grecia. Che
differenze ci sono tra i Syncage su disco e dal vivo?
Non
vediamo l’ora! La produzione di “Unlike Here” ha portato via
molto tempo ai concerti, è finalmente ora di tornare tra la gente a
suonare dal vivo! A partire da maggio visiteremo diversi paesi
europei e suoneremo l’album nella sua interezza. Per quanto un
disco possa essere suonato e registrato bene, non potrà mai ricreare
l’impatto e l’energia di una performance dal vivo. Inoltre
l’avere davanti a noi persone che si divertono e condividono con
noi l’amore per la musica ci permette davvero di offrire loro il
meglio di noi.
Syncage:
Matteo Nicolin: voce solista, chitarra elettrica, live electronics;
Daniele Tarabini: basso, cori, flauto;
Matteo Graziani: tastiere, violino, cori;
Riccardo Nicolin: batteria, percussioni, cori.
Syncage:
Syncage Facebook:
Bad Elephant Music:
Synpress44 ufficio stampa:
BIO
Metal, progressive, alternative e le rispettive negazioni. Mondi sonori occidentali e extra-europei che dialogano, tra scontri e convivenze pacifiche. Una formula che rifugge la rigida collocazione in generi. Syncage è l’originale sintesi di ascolti, percorsi individuali e collettivi, studi e ambizioni: un quartetto di Vicenza che si è consolidato intorno al 2008 portando a termine alcune esperienze precedenti. In particolare quella dei fratelli Matteo e Riccardo Nicolin, insieme anche musicalmente dai tempi della scuola media, prima con Sour Sun poi con Dial R To Rock.
Dopo l'incontro con Daniele Tarabini, il formativo apprendistato a base di cover di classici rock e l'esperienza orchestrale di stampo classico, l'arrivo di Matteo Graziani induce il quartetto a ribattezzarsi Rising Horizons per esplorare sonorità di area progressive. Nel 2010 arriva il primo demo Crimson Skies Straight Ahead, nel 2011 il singolo Embrace the Paradox, concerti e concorsi per trovare l'identità di gruppo, ma dopo un lungo periodo di riflessione nel 2013 la mutazione in Syncage. Il singolo Hellound e l'EP Italiota rilanciano i Syncage come formazione progressive sui generis, con combinazioni strumentali suggestive e un'idea di convivenza tra svariate influenze che vanno dalla fusion all’art-rock, dalla musica colta al rock sinfonico anni ‘70.
I Syncage maturano una visione artistica più complessa, imprimendo una visione teatrale alla loro musica: nel 2015 sono i protagonisti di Cromatismi: Il suono dell'immagine, uno spettacolo di commistione tra suoni e pittura, tra musica e immagini, con la partecipazione di artisti visivi come Maurizio Zanolli, Filippo Catelan e Giulia Menta. Un'altra apparizione importante avviene al Live @ 2Days Prog+1 – ed. 2015, il popolare festival progressive di Veruno (NO) che in quei giorni ospita celebrità come Magma, Banco del Mutuo Soccorso e Barclay James Harvest.
Arriva il momento di realizzare l’album d'esordio: i Syncage si ritirano in un luogo di culto, il Prosdocimi Recording Studio, completamente analogico. Il clima "vintage" e la presenza costruttiva di un produttore esperto come Mike 3rd (Pat Mastelotto, Benny Greb, Claudio Fasoli, Sainkho Namtchylak etc.) creano le condizioni ideali per partorire Unlike Here, con il mastering di una figura colossale quale il losangelino Ronan Chris Murphy (Robert Fripp, Terry Bozzio, Steve Morse etc.).
Il 5 maggio 2017 esce Unlike Here, pubblicato dalla indie-label inglese Bad Elephant Music, che ha in scuderia nomi come The Gift, Emmett Elvin, Simon Godfrey, We Are Kin, Matt Stevens e molti altri. Il tour promozionale parte da Amsterdam e attraverserà Nord Europa, Grecia e altre nazioni.