Giornalismo
o Propaganda? Verità o menzogna? Chi è il giornalista oggi? Cosa
rappresenta? Qual è il suo mestiere? Al servizio di chi lavora?
Era
il 7 aprile del 1904 quando il 32° Presidente degli Stati Uniti
d’America, Franklin
Delano
Roosevelt,
voluto dagli americani per ben quattro mandati presidenziali
consecutivi, pronunciò queste parole: «L’uomo
che scrive, l’uomo che mese dopo mese, settimana dopo settimana,
giorno dopo giorno fornisce il materiale destinato a plasmare il
pensiero del nostro popolo è sostanzialmente l’uomo che più di
chiunque altro contribuisce a determinare la natura del popolo e il
tipo di governo che esso deciderà di darsi.»
Più
di trent’anni dopo, il potente Ministro della Propaganda del Terzo
Reich dal 1933 al 1945 e tra i più influenti gerarchi nazisti,
Joseph Paul Goebbels, immaginiamo “ispirato” dalle parole di
Roosevelt, ideo delle tecniche di propaganda così efficaci e così
dirompenti da portare Adolf Hitler al potere in Germania e ad
inventarsi il motto «Ripetete
una cosa qualsiasi cento, mille, un milione di volte e diventerà
verità.»
Qualche
anno fa, dopo aver letto questo saggio “Sul giornalismo” di
Joseph Pulitzer, pubblicato in USA nel maggio del 1904 su “The
North American Review” e in Italia nel 2009, ne parlai con alcuni
miei amici giornalisti: pochi lo conoscevano, nessuno l’aveva mai
letto! Nell’immaginario collettivo italico, “il Pulitzer”
rappresenta un importantissimo e prestigiosissimo premio letterario
statunitense. Pochi sanno che Joseph Pulitzer, tra la fine
dell’ottocento e l’inizio del novecento, fu un grandissimo
editore-giornalista-politico e finanziere ungherese-statunitense, che
ideò la prima scuola di giornalismo al mondo, realizzata dalla
Columbia University nel 1912, un anno dopo la sua morte e venti anni
dopo che Pulitzer aveva presentato pubblicamente il suo ambizioso
progetto di una “Scuola di studi avanzati di giornalismo”.
Per
parlare di giornalismo, oggi bisognerebbe tornare alle origini,
tornare a Pulitzer rileggendolo o leggendolo per la prima volta. Se
non altro perché servirebbe per rispondere a questa semplice
domanda: qual è il confine tra “chi fa propaganda”, notoriamente
finalizzata alla conquista ed al mantenimento del potere utilizzando
l’inganno e la menzogna ripetuta all’infinito tanto da farla
apparire verità, e il “giornalista” di cui traccia un magnifico
profilo Pulitzer alla fine dell’ottocento: «Un
giornalista è la vedetta sul ponte di comando della nave dello
Stato. Prende nota delle vele di passaggio e di tutte le piccole
presenze di qualche interesse che punteggiano l’orizzonte quando
c’è bel tempo. Riferisce di naufraghi alla deriva che la nave può
trarre in salvo. Scruta attraverso la nebbia e la burrasca per
allertare sui pericoli incombenti. Non agisce in base al proprio
reddito né ai profitti del proprietario. Resta al suo posto per
vigilare sulla sicurezza e il benessere delle persone che confidano
in lui.»?
È
quella tracciata da Pulitzer l’identità del vero giornalista che
si veste della nobile missione di riferire la verità che osserva e
con la quale plasma il pensiero del popolo perché decida il migliore
governo possibile nell’interesse comune, per dirla con Franklin
Delano
Roosevelt.
È
tutt’altra cosa, ma non è certamente un giornalista, colui che con
l’inganno e con la menzogna, utilizzando tutti gli strumenti che il
suo padrone/editore gli mette a disposizione, ripete ossessivamente e
ripetutamente delle falsità perché “si trasformino” in verità,
per dirla con Joseph
Paul Goebbels.
ANDREA
GIOSTRA.
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